«È Natale, mettiamo bombe in tutte le chiese d’Italia»
«Mettiamo bombe a tutte le chiese d’Italia. La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?». Diceva così Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, ventenne somalo che si trova ora in carcere a Bari con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia del terrorismo, aggravate dall’utilizzo del mezzo informatico e telematico. Secondo gli investigatori è un affiliato all’Isis e in contatto con una cellula operativa somale.
«IL 25 È NATALE DEI CRISTIANI»
«Il 25 dicembre adesso è ravvicinato. Il 25 è Natale… dei cristiani… le chiese sono piene». È un’altra delle frasi pronunciate da Anas Khalil che spesso postava anche su Facebook frasi inneggianti al martirio jihadista.
Dopo l’attentato di Strasburgo, riferendosi a Chérif Chekatt, aveva scritto: «Quello che uccide i cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello. Se uccide i cristiani è nostro fratello»
CANTI JIHADISTI
Come racconta oggi Libero, «per gli investigatori il primo dicembre il 20enne avrebbe cominciato a ragionare di “progettualità operative” e già il giorno dopo si sarebbe informato sulla distanza tra Bari e Roma. Peraltro Mohsin un anno fa tentò di aggredire un passante dinanzi alla stazione di Bari con una bottiglia di vetro rotta, dopo “essersi esaltato per aver ascoltato un canto jihadista”».
Foto piazza san Pietro da Shutterstock
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