Napolitano è il dodicesimo presidente della Repubblica italiana. Aveva dato il suo consenso alla rielezione nel primo pomeriggio: «Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità».
E così, Giorgio Napolitano, il primo comunista a diventare presidente della Repubblica è da oggi anche il primo presidente nella storia della Repubblica italiana a essere rieletto e a cominciare il secondo mandato (eletto la prima volta il 15 maggio 2006). A sostenerlo la maggioranza di quasi tutti i partiti, e con i suoi 738 voti è il secondo presidente che ha ottenuto più preferenze, dietro alle 832 ottenute da Sandro Pertini alla 16esima votazione. Il Movimento 5 Stelle e Sel si sono invece espressi a favore di Stefano Rodotà (217 voti). De Caprio 8 voti, D’Alema 4, Prodi 2, schede nulle 12, bianche 10.
A quasi 88 anni Giorgio Napolitano si appresta a cominciare il secondo settennato e una fase politica molto complicata che molto probabilmente partirà dalle proposte dei 10 saggi che lui stesso aveva nominato poche settimane fa. Le prime indiscrezioni prevedono un governo Amato, amico personale di Napolitano, anche se le maggiori forze politiche hanno chiesto fin dall’inizio un governo politico di larghe intese. Lunedì alle ore 17 Napolitano presterà giuramento.
Prodi si dice «preoccuato ma non deluso» e intanto fuori dal palazzo monta la protesta dei 5 Stelle: Grillo ha chiamato a raccolta tutti i suoi elettori dicendo di aspettarli tutti davanti a Montecitorio per protestare contro «l’occupazione legale da parte dei partiti». Durante lo scrutinio erano già alcune centinaia i manifestanti in piazza a gridare contro «l’inciucio della politica che vuole salvare se stessa». Ma ormai è tardi, il presidente è Napolitano.