«Mia moglie Meriam è forte, non rinuncerà mai alla sua fede. La nascita di nostra figlia Maya è una benedizione»
IN CATENE. Wani racconta che Maya è stata «una benedizione, una speranza. E nel nostro caso significa anche molto di più», ma la situazione rimane tragica: «Ogni volta che vado a trovarli non mi danno molto tempo per parlare con Meriam e Martin, il mio primogenito. E poi c’è sempre qualcuno che ci controlla». Meriam «cammina in catene» e «ha avuto anche complicazioni durante la gravidanza, ma non ne conosciamo l’entità perché non è stata visitata da un medico».
«TERRIBILE, TERRIBILE». Oggi, Wani, che ringrazia Avvenire per il sostegno alla campagna di liberazione della moglie, è aiutato da «alcuni amici, sia cristiani che musulmani, e anche questi ultimi pensano che la condanna nei confronti di Meriam sia ingiusta. Cerco di far passare il tempo, ma per me senza di lei è terribile, terribile. Per questo il fatto di sapere che tanta gente ci è vicina, che c’è chi si preoccupa per noi, è molto, molto importante. E per chi volesse venire qui a Khartum la mia porta è aperta».
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Preghiamo, lottiamo e speriamo per Meriam e Wani, due eroi cristiani.