Miserere, storie di cristiani perseguitati. Aleksei farà due anni di prigione per avere aperto la sua casa ai senzatetto
Pubblichiamo la ventesima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati (per leggere le storie precedenti clicca qui).
Dimitri cammina con passo lento lungo il viottolo sterrato: alla sua sinistra uno sterminato campo di grano pronto per la seconda mietitura, alla sua destra le ultime case del villaggio di Aleksandrovka. Avanti, di qualche settimana, il confine con la Polonia. Chi, come lui, è abituato da anni a vivere senza un tetto e di quello che la strada offre sa che, quando l’estate si avvia al termine, è meglio incamminarsi verso ovest. Là la gente è meno povera, i cassonetti sono più pieni e la sopravvivenza più facile anche per chi deve cercarsi un riparo ogni notte.
Quando il sentiero, oltre il paese, torna a raddrizzarsi Dimitri nota uno strano movimento sull’orlo del campo. Le spighe ondeggiano e frusciano come se nascondessero i movimenti bruschi di un animale di grossa taglia. L’uomo si fa guardingo, stringe il bastone e si avvicina pronto a difendersi dai morsi di un cane randagio. L’animale in caccia è però un uomo che, distratto dall’arrivo di Dimitri, perde la preda e la calma: «Vaffanculo, stronzo! Hai fatto scappare il mio pranzo. Adesso dammi tu qualcosa da mangiare, cazzo!».
«Cosa cercavi di pendere?».
«Un topo, merda! Sono tre giorni che non mangio, ce l’avevo quasi fatta e sei arrivato tu a rovinare tutto. Vaffanculo!», risponde il cacciatore rialzandosi e sbattendosi gli abiti sdruciti per togliersi la terra e le spighe impigliate.
È fin troppo evidente che si tratta, anche lui, di un senza tetto. Dimitri lo osserva e ne legge tutta l’inesperienza; cava di tasca un pezzo di formaggio e lo porge dicendo: «Sei messo male, amico mio: in estate, a digiuno da tre giorni, alla caccia di un topo, vestito leggero. Se vai avanti così, non arrivi a Natale. Da quanto tempo vivi in strada?».
Il vagabondo afferra il formaggio e lo divora con avidità. «Da circa un mese», risponde.
Dimitri rivede in quella fame la disperazione delle sue prime settimane senza dimora e ne prova pietà. «Sei proprio uno scemo alle prime armi», dice. «Dar la caccia ai topi quando in questo paese c’è Aleksei. Vieni, andiamo da lui».
«Chi è questo tipo?», risponde sospettoso l’altro, con la bocca ancora piena.
«Fidati! È un brav’uomo. Ha trasformato la sua casa in un rifugio per quelli come noi. Quando non ce la fai più, quando hai troppa fame o troppo freddo vai da Aleksei! Ti dà un tetto, una coperta e una minestra fino a quando non sei pronto a riprendere il viaggio. Tutti, prima o poi, passano da Aleksei, anch’io. Lo scorso anno, quando c’è stata quella nevicata a ottobre, sarei morto se non avessi trovato rifugio da lui».
«Non è che questo tizio poi vuole dei soldi? Perché io non ho uno spicciolo; e nemmeno ho intenzione di dargli il mio culo, non mi piacciono i froci».
«Stai tranquillo, è solo carità cristiana. Il peggio che ti può capitare è un invito a pregare in quella sua specie di cappella; ma non sei obbligato. Puoi pure bestemmiare; certo, fa la faccia scura e te ne dice quattro ma lui ti tiene comunque».
Dimitri non aspetta la risposta, si volta e si dirige verso il paese. Il suo compagno lo segue, ubbidiente. Giungono sulla via principale dove i pochi passanti camminano svelti senza fissare la loro sporcizia e i loro abiti dimessi. Dimitri si ferma davanti a una bella casa del centro e pigia il campanello con la scritta “Shchedrov” ma nessuno risponde; suona ancora una lunga scampanellata. Nessuno apre. L’uomo, allora, fa un paio di passi all’indietro e osserva preoccupato le finestre chiuse, poi torna ad attaccarsi al campanello.
Un’anziana donna, spazientita, apre una finestra della casa a fianco e si sporge.
«Buongiorno signora! Stiamo cercando Aleksei».
«Non c’è», risponde la vecchia. «lo hanno arrestato perché non aveva il permesso. Dicono che starà in prigione per due anni».
I due sul marciapiede si guardano meravigliati: «Non c’è nemmeno padre Aleksandr?».
«No. Non c’è nessuno. È tutto chiuso. Andate via».
Giugno 2013 – Aleksei Shchedrov, un cattolico di 28 anni residente nel villaggio di Aleksandrovka (Bielorussia, provincia di Grodno) viene indagato per aver organizzato, nella propria abitazione e a spese proprie, un ricovero per senza tetto. L’avere adibito una stanza a locale di preghiera, secondo la polizia, configura il reato di “partecipazione ad attività religiosa da parte di un soggetto non registrato” in violazione della legge 1931-1.
Nel video, le immagini di oltre 60 chiese cattoliche in Bielorussia: alcune abbandonate, altre adibite a garage o cinema, altre restaurate, altre ancora costruite nuove. Una muta testimonianza della fede di un popolo.
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