Solo Tania Kassis poteva realizzare un’Ave Maria islamo-cristiana. La cantante lirica di 33 anni, famosissima in Medio Oriente, viene da Beirut, capitale del Libano, dove esiste una coesistenza unica al mondo tra cristiani e musulmani, sunniti e sciiti. Stasera si esibirà a Milano, sul sagrato del Duomo, in occasione della rappresentazione organizzata da Caritas e Arcidiocesi di Milano, intitolata “Tutti siete invitati“.
AVE MARIA. Verranno cantate tre Ave Maria diverse, ma quella di Kassis è sicuramente la più insolita. Non capita tutti i giorni, infatti, di sentire accostare alle prime parole della preghiera modellata sull’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele, “Ave Maria” appunto, la prima frase usata dai muezzin nel mondo arabo per chiamare tutti i musulmani alla preghiera in moschea: “Allah akbar”, Dio è il più grande.
«PER ME È NORMALE». L’operazione può sembrare azzardata, un ibrido multiculturale, ma non lo è, perché questa “Ave islamo-cristiana” è ciò che Kassis ha vissuto ogni giorno in Libano fin da piccola. «Io sono greco-cattolica e sono nata in un quartiere cristiano, vicino a una moschea», spiega alla stampa nella sede della Fondazione Oasis, che ha favorito il suo invito a Milano. «Mi alzavo tutte le mattine con la chiamata alla preghiera del muezzin. Era una cosa normale, che si sentiva sempre in strada, anche la domenica quando andavo a Messa». Anche quando «andavo a cantare in chiesa, dove la prima aria che ho imparato è stata appunto l’Ave Maria. Io in particolare sono molto legata alla Madonna, la sento sempre presente nella mia vita».
«INNO NAZIONALE». L’idea di realizzare questa particolare Ave Maria è venuta a Kassis quando il Libano ha istituito una giornata di festa nazionale islamo-cristiana. La scelta è ricaduta sul 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, ricorrenza molto sentita anche dai musulmani. Kassis si trovava allora a Parigi, dove è rimasta sette anni per studiare opera al Conservatorio. «Maria è citata 44 volte nel Corano e la meta di pellegrinaggio Nostra signora del Libano è frequentata anche da tanti musulmani. Per questo, stando attenta alla sensibilità di tutti, ho voluto realizzare questa canzone».
Come racconta a tempi.it, «in Libano ho avuto un 80 per cento di reazioni positive alla mia Ave Maria. L’hanno presa quasi come un inno nazionale». La dimensione della sfida è chiara a tutti: «Oggi “Allah akbar” è una frase che si sente solo in relazione a sangue e attentati, ma bisogna aiutare i musulmani non estremisti a dire no a tutto questo e a riscoprire questa espressione per quello che è: una preghiera».
I CRITICI. La sua Ave Maria non è stata apprezzata da tutti. «Io non lo sapevo neanche», continua il soprano libanese, riferendosi alle critiche che «alcuni leader religiosi musulmani mi hanno fatto perché quelle parole non possono essere musicate. Anche alcuni cristiani si sono lamentati, soprattutto quelli che vivono in villaggi del Libano dove non ci sono moschee. Temevano che l’islam potesse invadere il cristianesimo, ma come ho già detto, per me è normale sentire la chiamata alla preghiera e Maria è una figura venerata anche dai musulmani. Io poi sono sempre andata a scuola con musulmani e li rispetto, come loro mi rispettano».
«SENZA ANNULLARE LE DIFFERENZE». Stasera Kassis si esibirà a Milano per la prima volta: «Per me è un onore, non sono mai stata qui e so che la maggior parte di voi non ha mai sentito certe cose. Ma l’obiettivo è far coesistere due cose diverse, islam e cristianesimo, musica classica e stile orientale, con un arrangiamento che le tenga insieme. Senza annullare le differenze». Proprio come il Libano.