Milano, sentenza «contra legem» pur di sdoganare l’utero in affitto: «Espressione di libertà»
Per chi abbia ancora dubbi su chi comanda in Italia, disapplicando, scomponendo e riscrivendo norme a piacimento, di fatto appropriandosi del ruolo che spetterebbe al legislatore (ovvero agli elettori), è vivamente consigliata la lettura dell’articolo di Marcello Palmieri pubblicato oggi da Avvenire in merito alle motivazioni della sentenza con cui il 24 marzo i giudici del tribunale di Milano hanno assolto una coppia finita a processo per avere ottenuto «a pagamento» due gemelli da una donna in Ucraina, attraverso il ricorso a una pratica illegale in Italia: la surrogazione di maternità, anche nota come utero in affitto.
LE NORME IN CONTRASTO. Per comprendere la portata della sentenza, occorre innanzitutto sapere, ricorda Avvenire, che nella nostra legislazione ci sono almeno tre elementi che vietano, direttamente indirettamente, l’affitto di un utero, che sia praticato in Italia o all’estero:
• innanzitutto la legge 40 del 2004, che «al suo articolo 12 punisce penalmente “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”»;
• è vero che il divieto di cui sopra potrebbe essere aggirato con «l’escamotage» adottato dalla coppia in questione (ovvero quello di «far “assemblare” il bimbo in un Paese che consente questa pratica per poi ritornare in Italia cercando di far registrare il piccolo a proprio nome», sintetizza Palmieri), tuttavia «il diritto italiano pone altri problemi», ad esempio il fatto che «il Codice penale prevede il reato di alterazione di stato di minore, commesso da chiunque dichiari all’anagrafe di essere padre o madre di un bimbo quando in verità non lo è»;
• per togliere ogni dubbio in materia, per altro, il Codice civile all’articolo 269 recita: «Madre è colei che partorisce».
[pubblicita_articolo]KIEV DETTA LEGGE. Ora, osserva sempre Avvenire, «appare evidente il contrasto tra queste norme e la surrogazione di maternità». Eppure tale palese contrasto con la legge non sembra aver condizionato più di troppo il parere delle toghe milanesi, secondo le quali, scrive Palmieri citando le loro motivazioni, «alcuni “concetti” sarebbero patrimonio acquisito del nostro ordinamento, ed escluderebbero che la “genitorialità sia solo quella di derivazione biologica”». Continua il quotidiano della Cei: «Protesi a giustificare la surrogazione di maternità», i giudici «hanno chiamato in causa le leggi ucraine, per le quali la pratica è legale».
CASSAZIONE E CONSULTA. Insomma, se l’utero in affitto è legale in Ucraina, che problema c’è? Beh, anche volendo ignorare gli allarmi innescati dal semplice buon senso (quante pratiche abominevoli sono legali all’estero e vietate in Italia?), quanto meno esisterebbe un ulteriore ostacolo giurisprudenziale, un pronunciamento che per i nostri magistrati dovrebbe essere ben più importante delle leggi ucraine: e cioè il verdetto della Corte di cassazione che ha esplicitamente descritto l’utero in affitto come «incompatibile con i princìpi giuridici italiani». «Curiosamente – scrive il cronista di Avvenire –, al contrario, i magistrati mettono in campo un’altra pronuncia: quella della Consulta, che lo scorso anno ha liberalizzato la fecondazione eterologa. E attenzione: lo fanno non certo nel punto in cui, per inciso, la sentenza chiarisce che la surrogazione di maternità è e resta vietata ma in quello per cui “la scelta di diventare genitori e formare una famiglia che abbia anche figli” costituirebbe un’”espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi”».
«CONTRA LEGEM». Avvenire raccoglie anche il giudizio di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, secondo il quale la sentenza di Milano è «contra legem» e «arricchisce il fenomeno della cosiddetta “giurisprudenza creativa”». Si parla di libertà e autodeterminazione ma «il principio di autodeterminazione della coppia, nel caso della surrogata, non ha senso: è infatti impossibile dimenticare la gestante e il suo diritto alla dignità che è propria di ogni essere umano». Per non parlare – ricorda Palmieri – del diritto di ogni bambino a non essere oggetto di «un contratto commerciale».
Foto utero in affitto da Shutterstock
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22 commenti
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Premesso che nessun progresso sulla materia è possibile fino a quando in tutto il mondo si deciderà finalmente che in queste materie bisogna partire dal bambino e non dai “genitori”, noi italiani comunque non andremo da nessuna parte fino a quando dovremo subire l’onta mondiale di avere una magistratura scorretta ed usurpatrice degli altri due poteri democratici.
Occorrono riforme profonde e dolorose, ed espulsione dei renitenti. Siamo l’ultimo paese del mondo in tutte le classifiche sul potere giudiziario.
Ci rimettono sempre i bambini: ma dov’è quel fenomeno di MicheleL che sosteneva di essere contrario?
Arriva, arriva!!!
Mi piacerebbe capire, forte del fatto che la motivazione delle sentenza non lascia margini di dubbio (quando dice ”espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi” grazie alla quale puoi “comprati” una persona, per servitene per i tuoi fini), il cosa impedisce in linea di principio riconoscere come “”espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi” anche l’andare all’estero, per comprarsi una persona, per servirsene per il fine di avere un occhio, un rene, ecc.
Quale criterio di giusto dovrebbe far si che una cosa può rientrare nei “diritti delle persone” all’autodeterminazione mentre l’altra no (Autodeterminazione che dovrebbe, quantomeno, essere riconosciuta ad entrambi i contraenti)
Ti piacerebbe capirlo, ma naturalmente non ti fidi delle “m….” che tentano di spiegartelo.
La soluzione è molto semplice: vai all’estero, compra una persona, poi torna qui e fatti spiegare dal giudice perchè ti sta condannando. Vedrai, come d’incanto, tutto ti sarà più chiaro.
Ma mi poare che la realtà sia opposta a quella che vai raccontando: due persone sono andate all’estero, si hanno comprato un bambino e il giudice non le ha condannate. Forse adesso ti è tutto più chiaro.
Se avessero comprato un bambino, sarebbero stati condannati.
Evidentemente il giudice non ha ritenuto che tale compravendita sia avvenuta.
E nessuno di noi conosce i fatti in modo tanto preciso da poter mettere in dubbio quella decisione.
Lo farà, eventualmente, la Corte d’Appello (sempre che la decisione in questione venga impugnata).
Vuoi dire che la donna che ha partorito questi bambini li ha “regalati” alla coppia per puro altruismo? Ha incontrati per strada i due genitori e gli ha fatto questo dono, così, perchè le andava? Capitando da quelle parti casualmente i due si sono ritrovati i due gemelli in braccio e li hanno portati a casa come un regalo? E la coppia non ha sborsato un quattrino? E la madre ha dichiarato all’anagrafe di averli partoriti lei? E il giudice “ha ritenuto…”? Ma cos’è? La trama di un film di Totò?
Si, Luca è l’attore principale, il giudice.
Non so cosa pensi di spiegare. C’è un bambino comprato, ma fatto in maniera subdola, usando delle persone, comprando il loro corpo ed utilizzarlo per i propri scopi. La legge in Italia, non fatta da Avvenire, lo nega in maniera abbastanza chiara (ma tu non ci credi…naturalmente) e tifi per una sentenza dove i contenuti più sociologici (diciamo) che quelli del diritto sono evidenti.
Io mi sono posto il problema, ammesso e non concesso che la sentenza è giusta, del perché il concetto vendere non possa essere esteso ad altre parti del corpo (partendo dalle parola principe : “autodeterminazione”) … se me lo sai dire tu mi fai cosa gradita, se poi giri a vuoto e aspetti la sentenza d’appello lascia perdere.
Mi pare che tu non vuoi capire e ti impegni pure per tale scopo.
Per evitare di lamentarci di fronte ai fatti compiuti, non sarebbe meglio essere un po’ più “attenti”?
Tanto per stare nel concreto, il 20 giugno a piazza S. Giovanni, c’erano oltre un milione di cittadini italiani che esprimevano anche la loro contrarietà alla pratica dell’utero in affitto.
La prossima volta, secondo me, sarebbe il caso di dargli maggiore visibilità/appoggio, evitando per esempio di darne notizia a pagina 9. Basterebbe semplicemente non attaccare. Aiuterebbe anche una qualche intervista agli organizzatori, tanto per sensibilizzare i lettori sul tema e dare un po’ di pubblicità. Secondo me, potrebbe essere utile anche una qualche difesa degli organizzatori stessi, se questi sono oggetto di una mistificazione/stravolgimento di ciò che hanno detto.
Resta il fatto che non è proibito accedere alla pratica in questione nei paesi dove essa è consentita e impedire di riconoscere la genitorialità che ne consegue significa penalizzare in primo luogo i nuovi nati che non hanno evidentemente responsabilità per i comportamenti altrui. Se veramente state dalla parte dei minori non potete penalizzare loro per punire chi li ha voluti solo per tranquillizzare la vostra coscienza.
Prima vengono i diritti delle persone, dopo, molto dopo quello che definite diritto naturale e che invece è un abdicare la responsabilità dell’uomo di autodeterminarsi.
Quindi se uno va nel pittoresco staterello di Vattelapesca dove è consentita la schiavitù e si compra una bimba di due anni, quando torna in Italia ha diritto a tenersela…
E perché, tre mogli impalmate con rito saudita sarebbero da buttare via? O fare una vacanza nello yemen insieme a tua moglie e abbandonarla li con regolare atto di ripudio.
Tutti atti di cui l’ordinamento italico dovrebbe tenere conto.
Gli Shivolosi binari mortiferi sono l’acne del mondo. Sintomo di ben altro malessere.
Carissima Xyzwk
Con te esiste il concreto problema di trovare gli aggettivi per qualificarti. Bisogna elaborare nuove parole. Da quella cialtrona bugiarda ometti che si viola le legge (del resto l’unica che vuoi rispettare , anche oltre lo scritto, è quella sull’aborto) poi con l’ipocrisia che ti contraddistingue fingi che ti preoccupi dei minori (tu che sorridi e ti vesti a festa quando una donna abortisce), ignori il mercato fiorente, anzi la schiavitù nei confronti dei più deboli, per poi chiosare con la solita minchiata “prima vengono i diritti delle persone”. Tu sei indecente è non hai idea di cosa è una persona e le confondi con le m come te.
Curati
Prima vengono i dirtti delle persone più deboli, cioè dei bambini, proprio perché essi non hanno la responsabilità per le porcate compiute dai loro genitori. Per questo è bene che vengano adottati da famiglie composte da persone sane di mente, cioè che li amano invece di comprarli.
X………………………..K, viaggiamo mentalmente propri su due binari diversi, c’è niente da fare..
Chi mi sa dire se i giudici che vanno contro la legge sono punibili? E da chi? Possono dei giudici punire altri giudici?
in teoria il CSM, magistrati+quota eletta parlamento (membri “laici”).
Prima di tutto bisogna stabilire se quella sentenza sia davvero “contra legem”.
Lo deciderà, in caso di impugnazione, la Corte d’Appello competente per territorio (non certo Avvenire e tantomeno il Presidente emerito Mirabelli).
la Legge 40 lo proibisce ed è una legge dello Stato Italiano, ma si sa che la sinistra non è d’accordo, quindi si può fare