«Mettono esplosivi nelle nostre case per ucciderci quando torneremo. Cosa abbiamo fatto di male ai musulmani?»

Di Leone Grotti
01 Novembre 2014
«L'ultimo cristiano» a scappare in Kurdistan da Tel Keif, Ayad, racconta la sua storia: «Il mio vicino mi ha tradito. Abbiamo mangiato insieme per 15 anni, poi si è rivoltato contro di me dicendomi che ero un infedele»

ayad-tel-keif-stato-islamico-cristiani-perseguitati-iraq2Ayad, imbianchino, è stato «l’ultimo cristiano» a scappare in Kurdistan da Tel Keif, villaggio di 40 mila abitanti a 12 chilometri da Mosul e conquistato dallo Stato islamico il 6 agosto. Ayad parla in un video a Wcc di come si sia sentito tradito «dal mio vicino di casa musulmano», che «nel giro di mezz’ora si è rivoltato contro di me» dopo che «abbiamo mangiato e bevuto insieme per 15 anni».

«TRADITI DAI MUSULMANI». «Ancora prima di occuparci – racconta – lo Stato islamico ci ha tagliato acqua ed elettricità. I nostri preti hanno fornito entrambe a musulmani e cristiani, senza fare distinzioni. Poi però i musulmani ci hanno tradito: quando i terroristi erano vicini sono scesi in strada inneggiando slogan a favore dell’Isis». In particolare, Ayad è rimasto stupito dal comportamento del suo vicino di casa: «Per 15 anni ci siamo fatti gli auguri e condoglianze per matrimoni e funerali. Ma nel giro di mezz’ora si è rivoltato contro di me e la mia famiglia, dicendomi che ero un nazareno e un infedele».

CROCE DISTRUTTA. Quando i terroristi sono entrati nel villaggio, innescando la fuga della maggior parte dei cristiani, «si sono diretti subito verso la chiesa, hanno rimosso la croce e l’hanno distrutta perché segno degli infedeli. L’hanno rimpiazzata con la bandiera del Califfato, che dice: “Non c’è Dio al di fuori di Allah”. Poi hanno trasformato la chiesa caldea nella loro corte, quella sira nel loro quartier generale e la residenza delle suore nella sala comune».

TORTURE E PESTAGGI. Ayad è stato l’ultimo a scappare «senza neanche le scarpe, a piedi nudi», ma sa che ancora qualcuno vive a Tel Keif: «Non sono potute scappare quattro famiglie perché non hanno i mezzi. Uno di loro è un vecchio di 70 anni che non ha nessuno ed è disabile. Abbiamo sentito che l’hanno torturato e picchiato perché si è rifiutato di convertirsi all’islam».

«TORNARE INDIETRO». Tutti in Kurdistan hanno un solo desiderio: tornare nelle proprie case, possibilmente «prima dell’inverno». «Voglio tornare a casa, anche se avrò solo pane e acqua da mangiare. Mio figlio va in seconda elementare e vuole tornare a scuola. Chiediamo a Dio che ci dia la pazienza e che aiuti l’esercito curdo e le forze internazionali a liberare i nostri villaggi. Noi vogliamo solo tornare a casa, anche se dovesse essere tutto distrutto, anche a costo di dormire per terra».

ESPLOSIVI NELLE CASE. Purtroppo non è così facile: «Molte case del villaggio sono state distrutte, altre bruciate o fatte saltare in aria. Siamo venuti a sapere che un uomo ha cercato di tornare a casa sua e appena ha aperto la porta, è saltato in aria. Mano a mano che Isis abbandona i villaggi conquistati, sistema esplosivi dentro le case così quando la gente torna, resta uccisa. Ma noi vogliamo tornare lo stesso. Tra poco arriverà l’inverno: dove andremo allora?».

«COSA ABBIAMO FATTO DI MALE?». Ayad ormai si fida solo dei curdi, «gli unici che ci hanno accolto con rispetto e dignità dandoci un posto dove vivere». Le promesse degli americani non gli fanno né caldo né freddo: «Vogliamo garanzie vere, vogliamo protezione internazionale». Ayad ha perso tutto, gli restano solo domande senza risposta: «Che cosa abbiamo fatto di male ai musulmani? Rubano ai cristiani, uccidono i cristiani, non ci rispettano. Perché? Lasciate pure la mia faccia in questo video, lasciate che tutto il mondo sappia chi siamo e qual è la nostra storia».

@LeoneGrotti

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5 commenti

  1. Filippo81

    Non avete fatto nulla di male ai fondamentalisti islamici, loro odiano noi Cristiani per il semplice fatto che esistiamo !

  2. giuliano

    ecco i musulmani che piacciono a Filomena, “allah akbar” !!!

  3. Sebastiano

    Peggio del peggiore degli incubi.
    E qualcuno ancora sostiene che “i musulmani moderati, no quelli non sono come gli altri”.
    Peccato che anche quelli di casa nostra si guardino bene dal manifestare apertamente, pubblicamente e fortemente il loro dissenso. Giusto qualche scarno comunicato stampa, con una mescolazione artistica sul tono di “siamo tutti perseguitati”. E tutto in modo sommesso e senza clamore, non sia mai che l’eco dei sussurri arrivi fin laggiù (o alle orecchie di qualche imam scalmanato di quaggiù).
    In lingua italiana si chiama codardia.
    Come quella della stampa nostrana che ha posto in fretta nel dimenticatoio il genocidio di questi poveracci.

    1. Menelik

      La stampa nostrana pare che parteggi per l’ISIS a volte.
      Le ultime notizie che ho sentito ieri al TG1 dicevano che l’ISIS stia aumentando i suoi effettivi con massicci arruolamenti di occidentali proprio in questi giorni.
      I siti curdi italiani, invece, danno una versione completamente diversa.
      Dicono che nel fronte nord, quello a ridosso con la Turchia, non è più così facile varcare il confine e raggiungere l’ISIS.
      Tanti occidentali vengono intercettati e catturati.
      Il più delle volte i Curdi li lasciano vivi, chiaramente impedendogli di raggiungere i terroristi.
      Penso che vengano consegnati a funzionari dell’interpol, anche se non necessariamente con tutti i denti a posto, e magari anche un occhio nero non guasta, così si ricorderanno la prossima volta che aspirano a fare gli stupratori e tagliagole, e che siano di esempio per quelli in Occidente che stanno coltivando quelle idee.
      Il TG poi riconosceva che a Kobane l’ISIS è in una situazione di stallo, è evidente che credevano fosse più facile.
      L’hanno imparato che i peshmerga non sono come l’esercito irakeno.
      E proseguiva affermando che i Curdi dispongono “solo” di armi leggere, oltre al supporto dell’aviazione alleata.
      Ma di fatto è solo di quelle che necessitano in questo tipo di operazioni.
      Qui stiamo parlando di guerriglia, si fa con armi leggere e lanciarazzi per gli automezzi.
      Ed è ciò di cui i Curdi dispongono, mitragliatrici e lanciarazzi moderni, materiale in dotazione NATO oggi, roba tedesca e italiana.
      Lanciarazzi che richiedono 4-5 persone per essere utilizzati, e che mettono fuori uso un carro armato ad ogni colpo.
      E che abbiano anche materiale made in Italy sono molto contento, mi fa sentire soddisfatto della mia italianità, abbiamo una tecnologia elevata.
      I terroristi daesh riconoscono il materiale italiano, e ci maledicono. E questo è bene.
      Ed in quanto ai musulmani qua, è meglio che se ne stiano zitti.
      Ed è quello che hanno capito è meglio fare.
      In ogni caso i giornalisti chiacchierano a volte senza sapere.
      Mettetevi nei panni di un generale americano, voi fareste sapere a tutto il mondo che state rifornendo Baghdad di munizioni, uomini e mezzi per prepararsi a fronteggiare l’attacco dei daesh alla città?
      Io starei zitto, e magari divulgherei notizie fuorvianti ai giornalisti, apposta per dare ai nemici false indicazioni.
      I Curdi hanno pubblicato dei brevi filmati in cui mostrano imboscate con distruzione di carri armati e occidentali catturati prima di raggiungere l’ISIS.
      L’ISIS in tre mesi o poco più ha preso mezzo Iraq e Siria con una avanzata fulminea che pareva inarrestabile, però è da due mesi che sta inchiodato fuori Kobane senza riuscire a vincere la resistenza curda, e hanno avuto più di 500 morti finora solo a Kobane.
      Fonti curde confermate dalla NATO l’hanno dichiarato.

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