Mercato immobiliare in picchiata. «L’Italia stia attenta a non fare la fine di Spagna e Grecia»
La crisi del settore immobiliare è un seria minaccia per la salute generale dell’economia italiana. E se è vero che da noi «la situazione è diversa da quella della Spagna dove cinque anni fa c’è stato un vero e proprio crollo» a seguito dello scoppio della bolla immobiliare, è anche vero, però, che, a fine anno, «in Spagna la recessione sarà meno forte (-1,5 per cento)» che in Italia, dove «il pil andrà giù di 2,5 punti percentuali». Motivo per cui, in Italia, ci sono interventi che non possono essere rimandati ulteriormente. Ne è convinto Andrea Giuricin, ricercatore alla Bicocca di Milano e fellow dell’Istituto Bruno Leoni, che a tempi.it spiega: «In Italia abbiamo più che mai bisogno di riforme strutturali serie e di sistema, se non vogliamo fare la fine della Spagna e della Grecia».
Giuricin, le compravendite in immobili in un anno sono diminuite del 25 per cento e i mutui del 41. Faremo la fine della Spagna?
In realtà è da un po’ di trimestri che in Italia le compravendite di immobili hanno iniziato a calare con costanza: in passato c’era già stato un rallentamento simile a cui però aveva fatto seguito una ripresa. Certo, in Italia la situazione è diversa da quella della Spagna dove cinque anni fa c’è stato un vero e proprio crollo, ma anche da noi si corre il rischio che si ripeta una dinamica simile a quanto accaduto a Madrid.
In che senso?
L’economia spagnola è crollata a seguito dell’esplosione della bolla del mercato immobiliare, quando le casse di risparmio locali si sono trovate piene di immobili che erano iscritti a libro per valori pari a 100 ma che invece erano scesi a 60, 70 al massimo. Una situazione che le ha spinte sulla strada della ri-nazionalizzazione. Da noi non è lo stesso mercato, lì la bolla era molto più grande, però sicuramente i prezzi delle case sono saliti, e di tanto, dal 1997 ad oggi. Ed è prevedibile che nel 2013 inizieranno a calare. Il rischio, pertanto, è che da noi la discesa dei prezzi possa aggravare ulteriormente le condizioni generali dell’economia nazionale che, a fine anno, già vedrà il pil calare di 2,5 punti percentuali. Mentre in Spagna la recessione sarà meno forte (-1,5 per cento) e interamente derivante dall’andamento del mercato immobiliare.
Dobbiamo preoccuparci sul serio?
La situazione è indubbiamente preoccupante, ma lo è ancora di più il rischio che le riforme intraprese dal governo Monti siano lasciate a metà. Il vero male che affligge il Paese, infatti, è l’immobilismo, che non fa bene a nessuno. Oltretutto, il mercato immobiliare è un mercato difficilmente governabile – come hanno dimostrato i casi di Irlanda, Spagna e Stati Uniti – e per questo è normale che quando una bolla sia al suo stadio massimo, poi scoppi; non è facile agire direttamente su di essa. Quello che piuttosto occorre al Paese sono le riforme strutturali serie e di sistema. Di questo abbiamo bisogno per non fare la fine della Spagna e della Grecia.
Tipo?
Già è saltato il taglio delle province, che poteva portare nelle casse dello Stato 500 milioni (io personalmente le avrei eliminate tutte!); ma le liberalizzazioni sono quelle che servono più di ogni altra cosa, insieme alla riduzione della pressione fiscale che oggi è pari al 55 per cento (l’Eurostat dice che è del 45 per cento, ma non considera il vuoto nel bilancio causato dall’economia sommersa e che pagano i contribuenti onesti).
E con le esigenze di avere conti in ordine come la mettiamo?
Non sono tempi per “sognatori”, tutti sappiamo quanto pesa il vincolo di bilancio. Ma le liberalizzazioni possono essere fatte attraverso un vero processo di privatizzazione come mai è stato finora fatto in Italia. Così non si sfora. Ad ogni modo, rilanciare la crescita deve essere la priorità di qualsiasi governo italiano oggi.
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1 commento
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Mal che vada mangeremo piu’ patate e useremo meno la macchina.