
Uscire dall’inferno demografico si può: meno tasse a chi ha figli

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, 9 aprile 2024 (Ansa)Giorgia Meloni lo aveva detto anche a Tempi: «La sfida demografica è la sfida dalla quale dipendono tutte le altre. Perché, se non riusciremo a ripristinare un equilibrio fra la popolazione attiva e la popolazione che ha bisogno di assistenza, nel giro di pochi anni i nostri sistemi sociali collasseranno». La consapevolezza che il nostro Paese stia vivendo un “inverno demografico” – «glaciazione demografica», l’ha chiama la ministra Roccella – è ben presente nel nostro esecutivo, tanto che la battaglia per la natalità è stata, sin dal principio, uno dei punti cardine del suo programma.
Ora il ministro Giorgetti sta lavorando su un provvedimento per tagliare le tasse alle famiglie secondo lo slogan “Meno tasse a chi ha figli”. I dettagli non sono ancora noti e, così scrivono i giornali, «al Mef parlano di una “direzione di lavoro”, non esiste ancora una proposta concreta». Quel che è certo è che l’intenzione, pur in un momento complicato per le casse dello Stato, c’è. Anche perché ormai non si contano più gli interventi – da Meloni a Roccella, da Giorgetti a Calderone – in cui si è parlato della questione demografica come di una vera e propria «emergenza».
Un nuovo record negativo
Ogni anno l’Italia peggiora i suoi numeri. Nel 2023 i nuovi nati sono stati soltanto 379 mila ed è stato un nuovo record negativo dopo che nel 2022, per la prima volta, si era scesi sotto i 400 mila. Ma come scriveva ieri la Stampa, nel 2024 si rischia di peggiorare di nuovo:
«Secondo le prime evidenze Istat sul primo semestre, i nuovi nati si attestano a 178 mila unità, –1,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. La stima è di 374 mila nuovi nati a fine 2024, ben 5 mila in meno rispetto al 2023. Con questo trend, le coppie con figli nel 2043 saranno solo il 23% dei nuclei, oggi sono quasi il 30%. Il tasso di fecondità in Italia è da quarant’anni inferiore a 1,5 figli per donna, l’ultima rilevazione parla di 1,2 figli».
Come è ormai chiaro a tutti, per invertire il trend negativo occorre intervenire su più fronti. Serve un cambio di mentalità – abbiamo scritto tante volte della “libertà di fare figli” -, ma anche l’aspetto economico non è da sottovalutare. Occorre trovare formule di conciliazione virtuosa tra famiglia e lavoro e poi, certo, studiare interventi concreti, come sta facendo Giorgetti, per cui i figli siano una risorsa e non un peso. L’idea di fondo dell’intervento del ministro dell’Economia è quella di aumentare le spese – legate a scuola, università e trasporti – che le famiglie con almeno due figli possono portare in detrazione, permettendo così di avere rimborsi più consistenti quando si presenterà la dichiarazione dei redditi.

Premiare il secondo figlio
La volontà di premiare il “secondo figlio” è giusta. L’aveva spiegata benissimo lo statistico Roberto Volpi al convegno organizzato d Tempi nel 2023 a Roma (“Nascere è cominciare”):
«Noi dobbiamo evitare che le coppie si fermino al primo figlio e, invece, premiare il secondo figlio, perché è il secondo figlio che ci salva. Il figlio unico ci affoga, il secondo figlio è la scialuppa di salvataggio. Non possiamo premiare i figli tutti allo stesso modo, è una sciocchezza… perché si fermeranno tutti al primo, e affogheremo. Dobbiamo premiare fortemente le coppie che fanno il secondo figlio. Ma dico fortemente. Dobbiamo distinguere tra figli, e discriminare. Chissenefrega poi se diranno che discriminate. Certo che discriminiamo! È sacrosanto discriminare nella situazione in cui siamo, e premiare il secondo figlio».
Che le associazioni che si occupano di natalità abbiano plaudito alle intenzioni del ministro Giorgetti è un buon segno, così come l’aperta disponibilità di alcuni parlamentari del centrosinistra. La battaglia contro l’inverno demografico non dovrebbe avere alcun colore politico. È inutile approvare faraonici piani per la “Next generation” europea, se poi questa nuova generazione non nascerà mai.
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