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«Aggredita dalla realtà, Meloni finora non ha sbagliato quasi nulla»

«Ha tenuto a bada il Cav. e Salvini, segnato un punto di politica internazionale con Macron e sembra essere determinata a fare cose serie». Intervista al vicedirettore del Foglio, Salvatore Merlo

Peppe Rinaldi
29/10/2022 - 6:30
Politica
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Giorgia Meloni

C’è il «colpo contundente del Cav» sempre in agguato, un «’a Frà, che te serve?» a riassumere l’essenza salviniana, un «uomo di sabbia» con cui è inutile perdere tempo a dispetto di una composta pochètte sempre visibile, c’è un granuloso lettino per Letta (vero Lodovico Festa?) sul quale un intero partito con ragione sociale eufonica – Democratico – sarà sdraiato da qui a diversi mesi, quello dello psicoanalista. È Salvatore Merlo, firma del Foglio, il ricamatore – del centrotavola attorno al quale l’attualità politica è convocata dopo la scalata vittoriosa di Giorgia Meloni.

Hai scritto, tra l’altro, che la «capriola di Berlusconi in Senato non è nulla rispetto al colpo contundente che potrebbe menare domani». Credi che questo sia un rischio concreto per il nuovo governo?

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Io penso che Giorgia Meloni consideri Berlusconi imprevedibile, del resto lo è,  e come tutti i fenomeni imprevedibili lei lo consideri pericoloso. E’ imprevedibile perché non è come Salvini, che può essere o sembrare rozzo politicamente ma alla fine è uno che ha la sua logica, sulla falsariga del «’A Frà che te serve?» (storico aneddoto dei tempi della Dc romana riferito a uno dei bracci destri di Andreotti, Franco Evangelisti, in missione presso Vittorio Sbardella, nda) glielo dai e sei a posto. Il Cav. è un altro tipo di uomo, ha un’altra storia, un’altra età, è stato premier, è stato il Milan dei successi e dei trionfi, uno che si dava del tu con Bush e Putin, che pensa di aver messo fine alla Guerra fredda, quindi quando vede Meloni a Palazzo Chigi si chiede com’è possibile che questa stia al posto mio. Quindi per lui entrano in gioco questioni molto pericolose che hanno a che vedere con i sentimenti dell’orgoglio e della rivalsa.

Il fattore umano insomma

Sì, lui è un uomo che si è sempre comportato così, talvolta in maniera irrazionale quando questi elementi caratteriali hanno prevalso sul ragionamento politico. Il climax lo raggiunse, come ricorderai, con l’insensata rottura con Fini culminata con il famoso «Che fai, mi cacci?». Fini infatti fu espulso come un calcolo renale, fu l’inizio della fine del berlusconismo, e anche di Fini per la verità, di lì a poco sarebbero arrivate le ragazze del Bunga Bunga e poi la mazzata del 2011. Allora, un uomo fatto così è pericoloso.

Sembrerebbe, però, che sia scattato già una sorta di cordone sanitario per evitare deragliamenti. O no?

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Sono intervenuti in questi giorni i figli, gli amici stretti, l’azienda Mediaset, Gianni Letta, un apparato sempre governista, interessato ad avere un rapporto forte e solidale con chi governa. Sanno benissimo che se Meloni si arrabbia può anche far loro molto male.

In che modo potrebbe?

Basterebbe che la Rai si comportasse più aggressivamente sul mercato pubblicitario o che facesse più seriamente concorrenza al polo privato e per loro sarebbero guai, perché sono tutti, ovviamente, per lo status quo. Tutto questo ha portato in questi giorni a fare un lavoro di convincimento molto evidente.

Che idea ti sei fatta di Meloni, come valuti questi primi giorni?

Non ha sbagliato quasi nulla, si è imposta sugli alleati nella scelta dei ministri, ha fatto valere il principio di autorità che era necessario per mettere le cose in chiaro prima di partire, ha rifiutato la logica perpetuante del conflitto di interessi, ha chiuso un’epoca in pratica. Il Cav. chiedeva Giustizia e Telecomunicazioni e lei non ha voluto assolutamente darglieli. È finita una storia, un’epoca, Meloni non ha intenzione di ripeterla, lo stesso ha fatto con Salvini al quale ha imposto Giorgetti come ministro dell’Economia. Le presenze di Giorgetti e Tajani stanno a indicare che questo è il governo di Meloni, punto. Ripeto, si è mossa bene nel difficilissimo rapporto con gli alleati, è stata veloce e ha segnato una svolta anche perché aveva calcolato che in quei giorni sarebbe venuto a Roma il presidente francese Macron: lei ha fatto in modo di essere premier il giorno in cui era in città e lo ha voluto incontrare ad ogni costo, anche violando il cerimoniale, un incontro tipico tra due capi di governo, lo ha visto nella sede privata di un’associazione cattolica (Comunità di Sant’Egidio) e ha segnato un punto di politica internazionale non scontato perché è con la Francia che lei ritiene di poter costruire un rapporto proficuo in Europa, specie adesso che con la Germania c’è crisi per alcune scelte fatte in autonomia, come i 200 miliardi di euro per gli aiuti alle imprese tedesche infischiandosene di quel che accadeva nella politica europea. A maggior ragione ora che la Germania ha stretto un accordo con la Cina per il porto di  Amburgo (cessione del 24,9 per cento della proprietà dell’infrastruttura alla cinese Cosco, nda). Questo va contro le inclinazioni dell’Europa e compone uno scenario diverso. Meloni sembra aver capito, malgrado diffidenze manifestate comicamente in passato come nel caso dell’accusa di colonialismo finanziario dei francesi in Italia, cosa sia la realtà, credo che lei sia proprio aggredita dalla realtà, e ora sta facendo prevalere questo principio sull’approccio ideologico. In gran parte si sta rimangiando le cose dette in passato. Si può dire che sta tradendo il passato per non tradire il futuro.

Sta entrando in banca pure lei, insomma, parafrasando un antico Antonello Venditti. Ma avrà un prezzo questa cosa almeno nella sua area di riferimento?

Non credo, sta facendo benissimo perché è una forma di lealtà massima, lealtà nei confronti della realtà, del Paese, delle persone. Lei adesso ci deve ancora dimostrare tutto, però dà l’impressione di essere determinata a fare cose serie. E questo fenomeno potrebbe anche non essere episodico, non caduco. Se lei supera indenne i primi scogli, quelli urgenti, senza pasticci, chissà, a un certo punto potremmo non parlare più di FdI, non più di conservatorismo ma di «melonismo». Vedremo.

Renzi e Calenda dureranno?

No. A me sembra che Calenda sia un pesce fuor d’acqua, Renzi fa molte cose e prima che il suo «socio» se ne accorga passa una settimana. Sotto il naso di Calenda, che non vede e non capisce, Renzi sta facendo politica. Renzi è oggettivamente intelligente, si sta avvicinando in maniera cauta, invitante, al governo, l’ha fatto mercoledìin Senato, dove premetteva sempre «io voterò contro il governo però la Serracchiani…», faceva una breve introduzione anti governo di un secondo e poi per cinque minuti attaccava l’opposizione. La sostanza era tutta contro loro.

Vedi già manovre di avvicinamento?

Renzi si avvicina al centrodestra e vuole, pensa, di poter essere utile a Meloni che ha dei problemi oggettivi nella maggioranza perché è possibile che Fi esploda a un certo punto. Meloni ha già costruito un gruppo parlamentare dove poter far confluire i voti eventuali in arrivo. Lui si immagina come una spugna cui affidare personale politico. Ovviamente Meloni lo guarda con interesse, curiosità e timore perché non si fida, sa benissimo che Renzi ha sul suo caminetto le teste impagliate di D’Alema, di Letta, di Conte e, forse, ha anche un po’ di spazio libero dove poter andare a sistemare la testa di Giorgia Meloni

Confessa, ti manca già Luigi Di Maio?

Ti stupirò ma credo meritasse di rimanere in Parlamento assai più di altri. Diciamo che è stato insieme ad altri la manifestazione plastica dell’ascensore sociale, ma è andato incontro a un’interessante evoluzione rispetto a tanti personaggi inutili o assolutamente votati allo sfascismo. Di Maio è assai meglio di chiunque altro, Dadone, Toninelli, Conte, Bonafede.

Ora che hai nominato Bonafede mi hai fatto venire in mente l’ex pm Scarpinato, oggi, va da sé, con i 5 Stelle al Senato. Secondo te si chiude l’epoca dell’antimafia chiodata (copyright Peppino Sottile) o siamo sempre al punto di partenza con questa spada di Damocle sul capo di chiunque?

Io direi che è finita nelle imitazioni di Crozza.

Veniamo ora alla sinistra cosiddetta, al blocco sociale, politico e culturale con le rispettive reazioni dinanzi alla nuova realtà del potere

Mi sembrano tutti in grande difficoltà. Il Pd è in preda a un disturbo dissociativo dell’identità, è sul lettino dell’analista, il che non è un bene nemmeno per Meloni perché sarebbe utile avere una opposizione con cui confrontarsi, per fare le riforme, etc. Ora è impossibile, perché almeno fino a dicembre stanno sul lettino a sentirsi dire o chiedersi “chi siamo? dove andiamo?”. Mi pare scontato che tu non possa parlare con uno che non sai e non sa chi sia. Con Conte è inutile parlare, è un uomo che viola il principio logico di non contraddizione: è stato in grado di arrivare in Senato e di accusare Meloni di essere in continuità con Draghi, lui che lo appoggiava, oppure di dirle che il suo è il governo dell’establishment, o, ancora, accusarla per la nomina di Giorgetti che era sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Draghi. Capisci? Con uno così non ha interesse a parlare, lui è sabbia, è informe.

Quindi più che un analista della psiche in questo caso servirebbe un confessore, anzi, un esorcista…

Diciamo che ci sarebbe bisogno di una di quelle associazioni che si occupano di tutelare i consumatori dalle truffe.

Foto Ansa

Tags: Giorgia Melonigiuseppe conteGoverno MeloniMatteo RenziSilvio Berlusconi
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