La preghiera del mattino

Meloni e Pd devono convergere su politica estera e riforme costituzionali

Giorgia Meloni stringe la mano in Senato a Delrio (Pd)

Giorgia Meloni stringe la mano in Senato a Delrio (Pd)

Su Startmag Francesco Damato scrive: «Coi tempi che corrono in questa Italia un po’ troppo imbastardita – ammettiamolo – dall’odio di un bipolarismo bislacco – o tripolarismo, se vogliamo considerare i pur modesti numeri di Carlo Calenda, Matteo Renzi, Letizia Moratti eccetera – è già un miracolo che non si siano levate voci da giornali di tradizione laica contro una presunta interferenza della Chiesa, e del suo Pontefice in persona, nella politica interna italiana. La Repubblica La Stampa, i due quotidiani fra i maggiori del paese, hanno soltanto censurato il Papa ignorandolo sulle loro prime pagine. E ciò a vantaggio della notizia, vera o presunta che sia, di un sostanziale, polemico stop della Meloni al suo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella lotta appunto ai trafficanti di carne umana, o “scafisti” come riduttivamente ci siamo abituati a chiamarli nelle cronache e nei commenti».

Il contributo che settori dei media danno, per usare le parole di Damato, a imbastardire la politica italiana è rilevante e arriva fino a nascondere le parole del Pontefice. Vi è dietro queste prese di posizione un settore dell’establishment, pur oggi privo di una solida base industriale, che detesta una stabilizzazione della nostra democrazia perché impedisce quel gioco di influenze che tanti vantaggi gli aveva assicurato in passato.

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Sul Sussidiario Anselmo Del Duca scrive: «Da dove cominciare? Sicuramente dalla sponda offerta da Sergio Mattarella, netto sin dalle prime ore nel richiamare con tutta la sua autorevolezza l’Europa alle sue responsabilità. Lui sul posto ci è andato, ha visto le bare allineate nel palasport di Crotone e ne è tornato scosso. Convinto ancora di più, lo ha ribadito a Potenza, che servano segnali chiari – e subito – contro il traffico di esseri umani».

Mentre sui media “imbastardenti” si scrive di un Mattarella all’attacco di Giorgia Meloni, un sito con un po’ più di sapienza critica legge con correttezza il senso delle parole del presidente della Repubblica.

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Su Firstonline Gianfranco Borghini scrive: «Cercate di cambiare lo schema del gioco politico italiano. Il nostro sistema politico ed istituzionale vive ormai da più di un decennio una crisi profonda che è rimediabile solo con adeguate riforme istituzionali, che però nessuno è mai riuscito a fare. In conseguenza di ciò le istituzioni e i partiti hanno via via perso la capacità di rappresentare il paese (l’assenteismo supera ormai il 50%) e anche quella di governarlo. La rapida ascesa, seguita da crolli repentini di tutti i partiti (con la sola eccezione, almeno sino ad ora, di Fdi) è una indicazione inequivocabile di questa crisi. Stando cosi le cose non ha molto senso parlare di sinistra, destra o centro. Ha forse più senso parlare di aree politiche; un’area democratica, riformista e progressista e un’area moderata e conservatrice con ai lati i due estremi dei populisti e dei sovranisti. Il Partito riformista dovrebbe collocarsi in modo inequivocabile nell’area democratica impegnandosi per unirla e darle voce politica».

Come al solito Borghini dice cose intelligenti e interessanti, spiegando come non si debba dare per perduto il Pd a una battaglia concretamente riformista, e come si debba costruire un sistema politico fondato su alternative conservatrici e liberalsocialiste concrete, atlantiche ed europeiste. Tutto giusto. Però non semplice. Non solo ci sono tendenze in tutto l’Occidente che determinano contraddizioni tra la sinistra “lavoro/sviluppo” e quella “ecologismo/diritti civili”: basta considerare quel che sta avvenendo oggi in Germania tra due forze politiche al fondo assai responsabili come la Spd e i Grünen. Ma in Italia vi è, anche, da un parte una crisi dello Stato che corrode la nostra vita politica nazionale, e insieme una divisione profonda sulla politica estera con un’area rappresentata da due personalità di peso come Romano Prodi e Massimo D’Alema, che fa da ponte tra Pd e 5stelle per spingere l’Italia su posizioni amichevoli verso Pechino. Gli obiettivi che si propone Borghini possono diventare realistici solo se parallelamente allo sforzo per realizzarli, si riuscirà a costruire convergenze tra la destra e una sinistra responsabile sulla politica estera e su quelle riforme costituzionali indispensabili per garantirci una solida democrazia.

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Su Formiche Piero Fassino dice: «L’India è uno dei grandi protagonisti dell’economia globale. Membro del G20 e del gruppo dei Brics. In costante crescita demografica che lo vedrà essere a fine secolo il paese più popoloso del pianeta davanti alla Cina. Per le dimensioni del suo apparato produttivo e con un’economia che ogni anno cresce a doppia cifra, ha un peso rilevantissimo negli equilibri commerciali internazionali, nonché nelle strategie energetiche e ambientali del mondo. Ed è attore strategico in quella regione indopacifica che con le sue dinamiche influisce sugli equilibri geostrategici mondiali. Del tutto ovvio che l’Italia abbia un interesse ad alzare il livello delle relazioni bilaterali, anche alla luce della crescente presenza delle imprese italiane sul mercato indiano».

Fassino sottolineando l’opportunità delle più recenti mosse sul quadro globale di Giorgia Meloni, offre un esempio di come, mentre si mantiene una dialettica politica talvolta anche aspra sulle scelte di governo, si può sulla politica estera (e altrettanto indispensabile sarebbe farlo sulle riforme costituzionali) realizzare convergenze utili alla nazione.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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