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Siamo tutti quanti, in un certo senso, costretti a fare i conti con una nuova realtà politica e istituzionale. Il “ciclone” Meloni, perché di questo s’è trattato a dispetto di un’annunciata vittoria, obbliga a resettare il disco rigido delle nostre memorie, da oltre dieci anni incagliate a caricare dati spuri, artefatti, manomessi da alchimie fortemente condizionanti. Con risultati oggettivamente lisergici se provassimo a riavvolgere il nastro col sonoro di ciò che è stato detto, ascoltato e fatto ai livelli massimi della politica nazionale. Sul presente ci sarà da dire. E scrivere. Tempi ha scambiato quattro chiacchiere con Stefano Feltri, direttore di quel Domani insospettabile di simpatie destrorse ma già sul pezzo, si direbbe, a puntellare il nuovo corso di Giorgia Meloni.
Come ti è sembrato l’abbrivio del nuovo presidente del Consiglio?
Lei è stata molto in silenzio dopo la vittoria e l’unico momento in cui ha parlato è stato in Parlamento. Mi hanno colpito due cose: da ...
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