
Melazzini: «Darò continuità al modello sanitario lombardo, che grazie a Formigoni è un’eccellenza»
È candidato a Pavia e a Milano, ma Mario Melazzini spiega a tempi.it che «il mio sforzo in questa campagna elettorale è solo su Pavia, dove mi sto impegnando anima e corpo e con molta tenacia per incontrare più gente possibile». Melazzini, ex assessore tecnico della sanità lombarda, malato di Sla, presidente dell’associazione Aisla, simbolo della battaglia in Italia contro la Sclerosi laterale amiotrofica, ma prima di tutto medico, paziente e uomo, non è un politico ma ha accettato di impegnarsi in prima persona perché «è doveroso proseguire la strada intrapresa in questi anni da Regione Lombardia. E solo ascoltando i cittadini si possono dare delle risposte concrete ai loro bisogni».
SANITÀ MIGLIORE D’ITALIA. Melazzini ha a che fare con il sistema sanitario lombardo da oltre trent’anni e per questo «ho visto in prima persona quali sono state le migliorie apportate dal modello Formigoni. Questo sistema socio-sanitario è di gran lunga il migliore in Italia e tra quelli più efficienti in Europa. E il merito va sicuramente alle amministrazioni Formigoni che si sono susseguite in questi anni». Da ormai quattro anni, invece, collabora direttamente con l’assessorato alla Famiglia prima e poi come assessore tecnico della Sanità. «È stato un percorso bellissimo; sono stato responsabile dell’organizzazione sanitaria e ciò che ho provato come operatore e paziente, ho dovuto mantenerlo efficiente e migliorarlo come amministratore».
RIFINANZIARE IL FONDO NASKO. Melazzini ha le idee chiare anche su come vorrà fare politica se dovesse essere eletto in Regione: «Sono convinto che bisogna dare continuità all’eccellenza sanitaria lombarda: un sistema che ha dimostrato di essere efficiente, efficace e sostenibile. Quando dico continuità intendo che la strada intrapresa è quella giusta, ma va continuamente corretta perché le domande dei cittadini cambiano, lo stesso bisogno di salute è cambiato. Solo così, gli operatori e i cittadini ne guadagneranno realmente». E per fare questo il metodo di lavoro possibile è uno solo: «Coinvolgere tutto il territorio fino alla singola persona in un lavoro attivo e propositivo nei confronti delle istituzioni e viceversa. I campi a me più congeniali e a cui presterò maggiore attenzione sono naturalmente quello della salute, della socio-sanità, del welfare. Ma non bisogna scordare la famiglia e quindi l’importanza di rifinanziare il fondo Nasko, pensare a nuove forme dell’abitare e aiutare le persone con disabilità e le loro famiglie perché anche loro possano essere libere di scegliere e libere di essere».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!