«La manifestazione è stata enorme. Ho ricevuto una comunicazione del Ministero per gli affari interni secondo cui c’erano un milione e 60 mila persone». A certificare a tempi.it i numeri della Manif Pour Tous, che domenica scorsa è tornata a protestare a Parigi contro la legge del governo Hollande che vuole legalizzare matrimoni e adozioni gay, è Stéphane Buffetaut, ex deputato europeo, membro del Comitato economico e sociale europeo dal 2002, appartenente al Partito cristiano democratico ed esperto di diritto.
Secondo la prefettura in piazza nel 1984, nella manifestazione più partecipata della storia francese a favore della scuola pubblica, c’erano 850 mila persone. Lei sta parlando di un milione.
Così ha comunicato un servizio del Ministero per gli affari interni. Del resto, domenica c’era una folla immensa che si stendeva dall’Arco di trionfo e posso assicurare che è un percorso molto grande e molto lungo.
Ci sono stati anche scontri con la polizia.
Davvero poca roba, disordini di nessun conto.
C’erano più di un milione di persone ma Francois Hollande non ha ricevuto gli organizzatori della manifestazione. Come mai?
Il partito socialista e il governo hanno dimostrato di disprezzare la gente che è scesa in piazza e il popolo francese. La signora Taubira [ministro della Giustizia, principale promotrice della legge, ndr] ha dichiarato che si trattava solo di “cattolici bianchi”, nel senso di reazionari, gente di provincia che odia gli omosessuali.
Assolutamente no, è tutto falso. C’erano persone di ogni tipo. Rispetto alla prima manifestazione del 13 gennaio, però, questa è stata più politica: c’erano numerosi uomini e donne che militano nei partiti politici. Soprattutto dell’Ump ma anche del centro. E poi non erano solo cattolici, tanto che c’erano anche musulmani ed ebrei.
Il 4 aprile la legge sarà votata in Senato. Questa manifestazione influirà sul voto?
Non penso che potrà influenzare il dibattito, anche se in Senato la maggioranza dei socialisti è molto ristretta, si limita a sei deputati. Nonostante questo, non credo che la legge si possa arenare. Quello che la gente che domenica è scesa in piazza può fare è dare coraggio all’opposizione perché cambi la legge quando tornerà al potere.
Esclude dunque che Hollande indica un referendum?
È da escludere, il governo francese non può prendersi un rischio del genere. La Francia è in un momento delicato: crisi economica, disoccupazione altissima (nella foto in alto a sinistra uno degli slogan della manifestazione “Non toccate il matrimonio, occupatevi della disoccupazione”). Hollande non può rischiare e poi non ha alcuna intenzione di ascoltare la gente.
Il governo sembra abitare in una torre d’avorio, si rifiuta di ascoltare tanto i soggetti sociali, quanto quelli che hanno a che fare con l’economia o la famiglia. Il motivo per cui non vogliono ascoltare la gente che è scesa in piazza è semplice: visto che non hanno i soldi per approvare misure sul piano sociale, si dedicano al piano dei valori della società e dei diritti. Vogliono dare un segnale: qualcosa stiamo facendo.
La Manif Pour Tous dunque è stata inutile?
No, perché lascerà il segno: ha dimostrato che il governo socialista è chiuso nella sua ideologia e non è aperto alla discussione. Questo fa male al partito socialista perché li mette in cattiva luce anche davanti ai suoi elettori. La popolazione poi non lo segue veramente su questo terreno: se per quanto riguarda i matrimoni gay i francesi sono divisi, la maggioranza di loro non vuole che le coppie omosessuali possano adottare i bambini.
Nei giorni scorsi in Francia si è parlato di una possibile incostituzionalità della legge.
Magari si proverà a fare ricorso al Consiglio costituzionale, ma non credo che ci siano possibilità di vittoria su questo terreno.
L’Assemblea nazionale ha liquidato la legge dopo appena 110 ore di discussione. Il partito socialista ha imposto ritmi serrati e sedute notturne. Sarà così anche in Senato?
Sì, si andrà di corsa anche questa volta. Il presidente del Senato ha annunciato che ci saranno votazioni rapide. Ma questo non fa che denotare la debolezza delle ragioni dei socialisti e la loro chiusura.