Maroni: «A cosa serve la Macroregione? Ad abbassarvi le tasse»
Dire “Macroregione” è già delineare il nuovo progetto politico che Roberto Maroni si candida a rappresentare (con il Carroccio, oltre il Carroccio) dopo la cavalcata che l’ha condotto, grazie alle forze convergenti di Lega, Pdl e lista civica personale, al vertice della Lombardia. La regione italiana più pesante sia in termini di Pil, sia per sviluppo sociale, servizi e infrastrutture.
Presidente Maroni, l’idea di Macroregione vuole essere una presa di distanza rispetto al neocentralismo di tecnici alla Monti-Saccomanni, una risposta alla crisi del sistema istituzionale, un volano per l’economia del Nord o che altro?
La Macroregione è un passaggio innovativo ma soprattutto utile per i cittadini lombardi e del Nord, perché significa trovare soluzioni ai problemi comuni che hanno regioni come Piemonte, Lombardia e Veneto e significa realizzare economie di scala, per rendere più efficiente la spesa pubblica, spendere meglio i soldi e avere così le risorse per poter abbassare le tasse. È a questo che serve la Macroregione e per questo ci stiamo lavorando e la stiamo realizzando.
I maligni dicono che la Macroregione del Nord non è altro che la rivendicazione della vecchia Padania con un nome diverso per spaventare meno gente possibile e smarcarsi dal passato…
Non è così. La Macroregione del Nord è l’evoluzione dell’intuizione che ebbe Gianfranco Miglio ed è l’anticipazione del futuro, ovvero l’Europa delle Regioni. Il mio obiettivo da governatore è quello di trasformare un’intuizione politica, quella di Miglio e della Lega, in una realtà istituzionale, che coinvolga e convinca tutti i cittadini, gli imprenditori e le famiglie del Nord, semplicemente perché la Macroregione è nel loro interesse. E questo percorso è già stato avviato anche a livello europeo: 5 settimane fa l’Unione Europea a Grenoble ha lanciato, ufficializzandola, la Macroregione alpina, attribuendole una valenza istituzionale. E la Macroregione alpina anticipa il progetto più ampio dell’Europa delle Regioni che rappresenta il futuro dell’Europa. Anche in questo le Regioni del Nord hanno anticipato il futuro, tracciando per prime il percorso che adesso la stessa Unione Europea sta seguendo.
Come si concilia la Macroregione con la battaglia leghista per il federalismo? Può essere la richiesta di assumere subito i costi standard nella sanità, il mezzo per rivitalizzare l’impegno federalista?
Macroregione e federalismo sono due facce della stessa medaglia. Macroregione significa più potere ai territori e più soldi, i nostri soldi, quelli delle nostre tasse, soldi che rimangono qui: questo è il significato vero e concreto di Macroregione. E tramite un’azione comune, una strategia macroregionale, le Regioni del Nord hanno ottenuto nelle scorse settimane il via libera dalla Conferenza delle Regioni per l’applicazione già dal 2013 del principio dei costi standard nella sanità. E i costi standard sono soltanto l’inizio del processo di trasformazione in senso federale della spesa pubblica. Abbiamo calcolato che se tutte le Regioni italiane attuassero i criteri che abbiamo in Lombardia, nel rapporto tra spesa pubblica ed efficienza dei servizi e nel rapporto tra dipendenti pubblici e numero di abitanti si risparmierebbero 30 miliardi di euro, cioè un terzo degli interessi che paghiamo annualmente per il debito pubblico. Come vedete non occorre inventare nulla, basterebbe solo applicare il modello lombardo a tutte le altre Regioni italiane e risolveremmo gran parte dei problemi del paese.
Sarebbe opportuno sviluppare logiche di Macroregione a geometria variabile? Un’istituzione come una Macroregione formata dalla somma di tre o più regioni del Nord avrebbe l’elasticità sufficiente per giocare le differenti partite?
È assolutamente opportuno e lo stiamo già facendo. La Macroregione a geometria variabile significa una flessibilità istituzionale che oggi ancora non c’è, significa unire i territori sulla base di loro effettive esigenze e non di confini burocratici. Nel nostro concetto di Macroregione le Regioni possono fare alleanze su temi concreti e sviluppare azioni su temi che interessano a loro e non necessariamente tutti i temi devono riguardare e interessare tutte le Regioni. Pensiamo per esempio alla Macroregione nei trasporti: noi consideriamo Genova come il porto naturale per la Lombardia e il Piemonte, ma questo non vale per il Veneto, mentre sul piano per la qualità dell’aria la Liguria non è coinvolta. Questo non significa fare confusione o avere un’azione disomogenea e caotica: significa flessibilità istituzionale, concretezza nel risolvere i problemi senza tenere conto di confini rigidi e burocratici con cui finora abbiamo dovuto fare i conti. Questa è la vera novità.
Sembra che lei non voglia fondere soltanto le Regioni del Nord, ma anche le società di trasporti. Che vantaggi deriverebbero, per esempio, da una fusione fra Trenord e Atm?
Questo è proprio uno degli esempi pratici della Macroregione a geometria variabile, in questo caso sul comune tema dei trasporti. La fusione in Lombardia di Trenord e Atm è il primo passo verso una Macroregione dei trasporti, un sistema di trasporti macroregionale che coinvolga almeno Lombardia, Piemonte e Liguria. Partiamo da qui, con la fusione tra Trenord e Atm, per poi allargare il discorso a Piemonte e Liguria. Questa fusione porterebbe a una maggiore efficienza di gestione, attraverso delle economie di scala che porterebbero ad una riduzione dei costi di gestione e dunque alla riduzione del costo del biglietto. Questo è il primo obiettivo, il secondo, coinvolgendo le altre Regioni, è quello di avere un coordinamento dei trasporti che permetta al cittadino lombardo di spostarsi, per fare un esempio, da Bergamo o da Sondrio fino a Ventimiglia utilizzando un solo biglietto valido per ogni mezzo pubblico che possa essere cambiato, che sia treno, metro o bus, e beneficiando di un coordinamento di orari e di un coordinamento dei mezzi di trasporto, su ferro e gomma, tra tutte le Regioni coinvolte, in modo che il viaggiatore non debba attendere ore le coincidenze e possa spostarsi velocemente e con un solo biglietto.
Articoli correlati
2 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
A proposito di trasporti: la costituenda macroregione non avrà mai un vero sbocco coi porti del Mar Tirreno, finché non sarà completato il raddoppio della ferrovia pontremolese, che oggi si interrompe, per ragioni che qualcuno più esperto di me in materia è pregato di spiegarmi, poco dopo la stazione di Aulla. Anni fa dovetti recarmi ad un congresso scientifico che si teneva a Parma, partendo da Pisa. Impiegai un intero pomeriggio per arrivare soltanto a Pontremoli, dove arrivai all’ora di cena,così da essere costretto a scendere, cenare nella locale “mensa ferroviaria”, e ripartire subito dopo cena col primo treno per Parma, per arrivare nella città emiliana giusto in tempo per raggiungere l’albergo, prendere la camera già prenotata e mettermi a dormire, per poter essere la mattina dopo al congresso. Al ritorno dovetti addirittura fare il tragitto più lungo, e cambiare due volte, a Bologna e a Firenze, perché a quell’ora treni sulla pontremolese semplicemente non ce n’erano. Non parliamo poi d’un successivo congresso a Salice Terme (PV): il treno Milano-Genova – linea ferroviaria ottocentesca, che nella prima metà del secolo scorso fu, almeno quella, raddoppiata, ma mai raddrizzato il percorso – arrivò alla stazione più vicina quando gli pareva, circa un’ora dopo l’orario ufficiale, ritardo che a Genova mi fece perdere la coincidenza per Pisa. Meno male che sul treno che riuscii a prendere c’era un posto libero, perché la mia prenotazione era saltata. Se questi sono i collegamenti ferroviari fra nord e sud…