«Il dolore e l’esistenza hanno sempre un senso. Basta speculare sulla tragedia dell’aborto e sull’eutanasia». Ha detto così l’arcivescovo di Milano Angelo Scola durante l’omelia della Messa celebrata nella cappella dei Santi Martiri alla clinica Mangiagalli di Milano
«Il dolore e l’esistenza hanno sempre un senso. Sono quindi inaccettabili certi modi di guardare alla vita, per cui si sopporta, dimenticandosi radicalmente il senso dell’umano, la tragedia dell’aborto e la speculazione sul fine vita». Sono le parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, durante l’omelia nella cappella della clinica Mangiagalli, dedicata ai Santi Innocenti, la cui festa ricorre il 28, ma che il cardinale ha festeggiato mercoledì 21 dicembre. Visitare i malati prima della celebrazione, ha detto Scola, serve all’arcivescovo per capire «che cosa significhi fino in fondo la sua missione, il suo compito e ultimamente dove stia andando lui stesso, nelle vicende della sua vita e nell’apertura alla prospettiva della sua stessa morte».
Il mistero di questa festa, ha proseguito, rivela che il dolore ha un senso: «Il beato don Gnocchi parla di un’arcana confluenza del sangue dell’uomo nel fiume redentore del sangue di Cristo, che scendendo dal Calvario si diffonde nel mondo beneficamente e attraversa la storia. Questo dolore, anche nella sua forma più radicale, ha quindi un senso, è per qualcuno e per qualcosa». Per questo, ha detto, «è inaccettabile che si speculi su come si debba accompagnare alla morte l’anziano, o comunque chi è gravemente o irreversibilmente segnato dal punto di vista umano». Scola ha quindi sottolineato l’urgenza di «riconoscere il rapporto tra l’uomo e Dio come sostanza di ogni essere umano».
Alla fine della Messa Scola ha incontrato i membri del consiglio di amministrazione, il cappellano e alcuni operatori, per dire loro che «dentro alle contraddizioni e davanti alla tragedia dell’aborto avete una grande responsabilità: nella domanda di salute spesso si risveglia la domanda di salvezza e di Dio, siete chiamati a stare davanti a questa. È importante sapere che qui ci possa essere la prospettiva della fede, affinché a Gesù sia permesso di venire per svelarci il volto amoroso del Padre e così dare senso alla sofferenza prendendola su di sé».