Sono trascorsi undici anni dall’articolo di Abd al-Rahman al-Rashed, scritto in occasione della strage di Beslan nel 2004, qui sotto ripresentato. Sono trascorsi otto anni dalla pubblicazione nella rubrica “I nuovi Averroè” di Tempi di un trafiletto in cui riproponevo le idee dell’ex direttore di Al Arabiya e che concludevo con le seguenti parole: «Chissà se qualcuno avrà il coraggio di ascoltarlo, prima che sia troppo tardi».
Ebbene in Francia, Belgio, Olanda, Regno Unito i fatti confermano che è già troppo tardi. In Italia possiamo ancora correre ai ripari, ma per fare questo dobbiamo rapidamente renderci conto che vi sono in Italia molti adepti di Yusuf al-Qaradawi, lo shaykh citato dal giornalista saudita, che condannano il terrorismo, ma giustificano la resistenza. Dobbiamo renderci conto che questa distinzione oggi non può più essere accettata, così come non si può credere e fare affidamento a chi condanna gli attentati di Parigi, ma ha incitato al jihad in Siria contro gli sciiti. Non è più accettabile che un predicatore come al-Qaradawi, che presiede il European Council for Fatwa and Research con sede a Dublino, condanni gli attentati di Parigi quando qualche settimana prima scriveva sul suo account Twitter, riferendosi a Israele: «La mano che in passato recava la pietra, oggi impugna il coltello e domani impugnerà le armi».
Come ha scritto Al-Rashed nel luglio 2004: «Ho sentito Qaradawi difendersi dagli attacchi della stampa londinese affermando di non attaccare, ma di dialogare, di essere contrario alla violenza e favorevole alla pace, tuttavia le parole pronunciate a Londra non corrispondono a quelle pronunciate a Doha e disponibili sul suo sito personale. Ebbene, due settimane fa nel suo programma [su Al Jazeera] annunciava di essere contro gli ebrei e contrario a ogni forma di dialogo con loro, che li giudicava oppressori. Le parole usate sono le seguenti: “Gli ebrei in quanto gruppo religioso sono tutti palesemente e inequivocabilmente oppressori”».
Al Rashed concludeva l’articolo domandandosi a quale Qaradawi credere se quello di Londra o a quello di Doha. Oggi il doppio linguaggio non può più essere accettato. Chi segue un’ideologia relativista rispetto alla sacralità della vita va considerato, proprio come accennato alla Ninestiles School di Birmingham da David Cameron, parte del problema. Integrazione e rispetto della vita sono le parole d’ordine, l’accondiscendenza e la “comodità” del multiculturalismo hanno fatto i loro danni e il loro tempo. E il Belgio e la Francia lo stanno sperimentando. Ascoltiamo Al Rashed… prima che sia un’altra volta troppo tardi.
La triste verità è che la maggior parte dei terroristi sono musulmani
Certamente non tutti i musulmani sono terroristi, tuttavia è con grande dolore che affermiamo che la maggior parte dei terroristi nel mondo sono musulmani. I sequestratori dei bambini in Ossezia sono musulmani. Anche i rapitori, diventati poi assassini, dei cuochi e degli operai nepalesi sono musulmani. Coloro che hanno perpetrato alcune operazioni vilente e assassine in Darfur sono musulmani. Anche le loro vittime sono musulmane. Coloro che hanno fatto saltare in aria edifici civili a Riad e Khobar sono musulmani. Coloro che hanno rapito i giornalisti francesi sono musulmani. Le due donne che hanno fatto esplodere due aerei una settimana fa sono musulmane.
Bin Laden è musulmano, al-Huthi è musulmano, la maggior parte di coloro che hanno perpetrato operazioni suicide contro mezzi di trasporto, scuole, abitazioni, edifici in tutto il mondo negli ultimi dieci anni, anch’essi sono musulmani. Che fedina penale sporca! Non dovremmo forse riflettere su noi stessi, sulle nostre società, sulla nostra cultura? Queste immagini crudeli, orripilanti, che ci umiliano quando le raccogliamo e le mettiamo in fila una dopo l’altra, invece di negarle e giustificarle, dobbiamo innanzitutto ammetterne la veridicità invece di tessere discorsi e scrivere articoli che proclamano la nostra innocenza. Dopo avere ammesso la malattia sarà più facile guarirne. Il primo passo verso la guarigione è l’ammissione. Dopodiché dobbiamo dare la caccia ai nostri figli terroristi perché sono la naturale conseguenza di una cultura deformata.
Ascoltate quel che ha detto lo shaykh televisivo Yusuf al-Qaradawi quando ha emesso una fatwa che autorizzava l’uccisione dei civili americani in Iraq. Immaginate un teologo che incita a uccidere i civili, uno shaykh attempato che sprona un giovane a uccidere i civili quando egli stesso ha due figlie che studiano sotto l’egida britannica nell’infedele Regno Unito. Come può un padre come lui guardare negli occhi la madre del giovane Nick Berg il cui figlio è stato sgozzato perché era andato in Iraq per lavorare nel settore edilizio? Come possiamo credergli quando ci dice che l’islam è la religione della misericordia, la religione della tolleranza, quando lui l’ha trasformato in una religione di sangue?
Prima che iniziasse questo periodo di estremisti, credevamo che gli estremisti di sinistra e i nazionalisti fossero la fonte del male per via del loro appoggio alla violenza e alla loro propensione all’omicidio e che la moschea fosse un porto sicuro, che i teologi diffondessero la pace e che i loro moniti fossero confermati da comportamenti degni di lode.
L’islam si è rovinato per colpa dei nuovi musulmani. Una religione innocente, che nei suoi testi vieta di tagliare gli alberi, che descrive l’omicidio come il reato più grave, che punisce chi calpesta un solo insetto, che ricompensa chi disseta un gatto. Questo è l’islam che abbiamo conosciuto prima della comparsa dei gruppi che condannano per apostasia con i loro strumenti, con le loro associazioni, con i loro programmi, con i loro maestri le cui menti sono state invase da quegli stesi gruppi politici che hanno rovinato la loro religione e le loro menti.
Certo, non ci onora essere collegati a chi sequestra bambini in una scuola, a chi rapisce giornalisti, a chi uccide civili, a chi fa esplodere mezzi di trasporto a prescindere dal dolore che questi crimini possono provocare. Queste sono le persone che rovinano e danneggiano l’islam.
Potremo ristabilire la nostra reputazione solo dopo avere ammesso la verità evidente e brutale: la maggior parte degli attentati terroristici al mondo oggi viene perpetrata da musulmani. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che saremo in grado di migliorare la condizione dei nostri giovani che commettono questi delitti atroci solo dopo avere curato le menti dei nostri shaykh che sbraitano infuriati dai pulpiti e mandano i figli degli altri in guerra mentre mandano i propri a studiare in Europa e negli Stati Uniti.
Abd al-Rahman al-Rashed, Asharq al-Awsat, 4 settembre 2004, traduzione dall’arabo di Valentina Colombo
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