
Macron, il più mal eletto presidente della Quinta Repubblica

Emmanuel Macron non è «il più mal eletto presidente della Quinta Repubblica», come lo ha definito Jen-Luc Melanchon (candidato della sinistra radicale), ma poco ci manca. Marine Le Pen è la miglior perdente di successo che l’estrema destra abbia mai portato a un ballottaggio. Si potrebbe riassumere anche così il risultato del testa a testa presidenziale francese del 24 aprile 2022, conclusosi secondo le previsioni, ma anche confermando allarmi che nell’Esagono suonano da tempo.
Due milioni in meno
I 18 milioni e 779 mila voti raccolti da Macron al ballottaggio non sono niente male, e fra gli 11 presidenti della Quinta Repubblica lo collocano al quarto posto per quantità di suffragi raccolti dopo Jacques Chirac, che nel 2002 ne ebbe più di 25 milioni e 500 mila, dello stesso Macron del 2017 che ne ebbe 20 milioni e 743 mila, e di Nicolas Sarkozy che nel 2007 ne ebbe 18 milioni e 983 mila. Se però si considera il rapporto fra i voti ricevuti e la percentuali degli iscritti al voto, Macron è effettivamente “il più mal eletto presidente” dopo Georges Pompidou, che nel 1969 fu eletto presidente col voto del 37,5 per cento di tutti gli iscritti. Macron ha fatto poco meglio, col 38,5 per cento, e molto peggio di cinque anni fa, quando al ballottaggio lo aveva votato il 43 per cento degli iscritti.
Macron ha fatto peggio rispetto a cinque anni fa sia in percentuale che in numero assoluto di voti, avendone raccolti quasi 2 milioni in meno, ed essendo sceso dal 66,10 al 58,54 per cento dei voti. Marine Le Pen, al contrario, che si presentava per la seconda volta di seguito al ballottaggio, ha nettamente migliorato tutti i suoi score: ha ottenuto 13 milioni e 297 mila voti contro i 10 milioni e 644 mila di cinque anni fa; è cresciuta dal 33,90 della volta scorsa al 41,46 per cento. Dunque 2 milioni e 653 mila voti in più e 7 punti e mezzo di percentuale in più.
Numero dei votanti
È stato fatto notare che queste presidenziali del 2022 hanno fatto registrare il più alto tasso di astensione dal voto (28 per cento degli iscritti) dopo quelle del 1969, in aumento rispetto al 25,4 per cento del 2017. Ma grazie all’incremento demografico del numero dei maggiorenni i due punti e mezzo in più di astensione rispetto a cinque anni fa non hanno comportato una riduzione significativa del numero effettivo dei votanti: erano stati 35 milioni e 467 mila nel 2017, sono stati 35 milioni e 96 mila nel 2022, cioè solo 400 mila in meno.
Per di più il fenomeno dei voti bianchi e nulli ha conosciuto un’importante flessione: erano stati più di 4 milioni nel 2017 (3 milioni di schede bianche e 1 milione di schede nulle), sono stati poco più di 3 milioni quest’anno (2 milioni e 200 mila schede bianche, 800 mila schede nulle).
Cresce l’estrema destra
Con Marine Le Pen l’estrema destra è andata per la terza volta al ballottaggio nelle elezioni presidenziali francesi nel giro di vent’anni. La prima volta era stata nel 2002, quando a sorpresa Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, si era qualificato per il ballottaggio superando di 200 mila voti al primo turno il candidato socialista Lionel Jospin.
Era stato poi sonoramente sconfitto da Jacques Chirac, che beneficiando del “cordone sanitario” steso attorno al candidato del Front National aveva vinto la sfida finale con 25 milioni e mezzo di voti, pari all’82,2 per cento dei votanti; Jean-Marie Le Pen si era fermato a 5 milioni e mezzo di voti, pari al 17,8 per cento.
In vent’anni l’estrema destra ha più che raddoppiato i propri voti sia in percentuale che in numero assoluto, cambiando volto da Jean-Marie a Marine. Se la tendenza dovesse mantenersi, le presidenziali del 2027 si risolverebbero sul filo di lana fra il suo candidato e uno di centro o di sinistra.
Foto Ansa
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