Lupi: «Il centrodestra è unito da storia e valori comuni, il centrosinistra no»

Di Piero Vietti
08 Agosto 2022
«Meloni è pronta per governare. Il Pd è preoccupato solo di mettere insieme una coalizione per giocare la partita, a prescindere dalle idee di fondo. Vi spiego il nostro ruolo nella coalizione». Intervista al leader di Noi con l'Italia
Maurizio Lupi e Giovanni Toti
Maurizio Lupi (a destra) presenta il simbolo della sua lista con Giovanni Toti, governatore della Liguria (foto Ansa)

Ha presentato qualche giorno fa con Giovanni Toti il simbolo della sua lista, Noi con l’Italia-Italia al centro, sarà la “gamba moderata” della coalizione formata da Fdi, Lega e FI, riconosce a Giorgia Meloni intelligenza politica e capacità da leader, rivendica con orgoglio l’appartenenza alla storia trentennale del centrodestra italiano, non parla di “agenda” ma di “metodo” Draghi, vede nella possibilità di vincere le prossime elezioni una opportunità che il centrosinistra, preoccupato solo di non fare vincere “le destre”, non può cogliere. Maurizio Lupi parla con Tempi del voto del 25 settembre prossimo, e del perché un elettore liberale moderato dovrebbe scegliere il centrodestra.

Vincete voi?
Le elezioni non sono mai scontate, ci si confronterà sui programmi e sulla concretezza delle proposte. I sondaggi dicono che il centrodestra dovrebbe avere la maggioranza, e si candida a governare. Quindi la scommessa è raccontare al meglio l’idea di Italia che abbiamo da qui al 2027. I sondaggi ci danno un’opportunità enorme: ripartire dai valori e dalla visione di paese che abbiamo, recuperare una storia trentennale che ha i suoi punti di forza e i suoi limiti.

A sinistra discutono ancora di alleanze…
Il centrosinistra sta trascorrendo settimane alla ricerca di una coalizione che almeno faccia giocare la partita, a prescindere dalla condivisione delle idee di fondo. Ma in politica non si gioca così: se i giocatori non vanno d’accordo possono essere forti quanto si vuole, ma la partita non si vince.

Nel centrodestra però c’è chi sosteneva il governo Draghi e chi no, si può stare insieme?
Chi pensa di no non comprende la scelta fatta col governo Draghi, un esecutivo che ha caratterizzato gli ultimi diciotto mesi del nostro paese nato dal riconoscimento che ci sono momenti in cui devono governare insieme forze diverse, facendo anche dei passi indietro per il bene del paese. Un governo che ha lasciato innanzitutto un metodo, quello per cui la politica con la P maiuscola si è rimessa in gioco mettendo insieme soggetti  e proposte politiche anche opposte tra loro. FdI è stata coerente con la sua storia e ha scelto di andare all’opposizione, cosa che nei sistemi democratici è un bene: si può collaborare al bene del paese anche stando all’opposizione, anzi l’opposizione è necessaria anche nei governi di unità nazionale. Questa assunzione di responsabilità diverse non ha messo in discussione gli elementi di unità della coalizione però, si è continuato a governare insieme nelle regioni, nei comuni, dove la nostra è un’alleanza politica solida.

Enrico Letta dice che state insieme solo per il potere
Ovviamente la divisione sul governo Draghi ha generato un po’ di fatica, ecco perché queste elezioni sono un’opportunità: non perché il potere ci rimette insieme, ma perché la responsabilità di presentarsi agli elettori con una proposta di governo ci costringe a riandare alla radice delle ragioni della nostra coalizione: siccome è una coalizione politica, la politica è capace di fare diventare anche le differenze una ricchezza, se c’è una visione comune. Devi riscoprire le ragioni di questa unità.

Un esempio?
Condividiamo tutti l’idea che uno dei pilastri della visione del centrodestra è “la persona al centro”: il protagonista della società è la persona, lo Stato deve essere al servizio della persona, con la sussidiarietà. Condividiamo tutti l’idea che l’istruzione, l’educazione, la formazione, la ricerca e la cultura, vera materia prima del nostro paese, sono un pilastro su cui investire. Condividiamo l’idea che la politica non deve promuovere l’assistenzialismo sul lavoro, ma deve creare le condizioni perché la persona sia sempre protagonista anche quando lo Stato la aiuta. Condividiamo l’idea di un’economia sociale di mercato, per cui l’equità c’è solo se produci benessere, e l’impresa ha un valore fondamentale, è una risorsa per la comunità. Bene, se condividiamo queste cose abbiamo la ragione per cui ci mettiamo insieme. A questa base ogni forza aggiunge la sua cultura e la sua peculiarità: l’idea di una nazione unita, di patria, che caratterizza la storia prima di An e poi di FdI, l’idea di sicurezza, quella di autonomia differenziata e di federalismo, l’idea di una Europa che è il luogo in cui anche le tue caratteristiche identitarie possono essere valorizzate. Questo è il punto da cui partire, altrimenti le coalizioni nascono, governano, e dopo qualche mese o qualche anno implodono. Il secondo passaggio da fare è formare e valorizzare una classe dirigente. La politica è la moralità del fare, la capacità di rispondere concretamente ai bisogni che si incontrano nella comunità: non basta dire “persona al centro”, dobbiamo spiegare cosa significa concretamente. Se pensi che la persona sia un pilastro, bisogna fare in modo che lo sia davvero.

Quale è il compito suo e di Toti? Spostare al centro il centrodestra?
Chi sposta più al centro o più a destra la coalizione sono gli elettori che scelgono chi votare. Noi partiamo dalla coscienza che apparteniamo alla storia trentennale del centrodestra. In tutte le democrazie i due pilastri sono quello conservatore e quello progressista, che si declinano in modi diversi a seconda dei paesi. Il modello di proposta che unisce riformismo, cattolicesimo e liberalismo ha caratterizzato da sempre il centrodestra. La nostra responsabilità non è dire se la coalizione si sposta o no a destra rispetto al passato, e magari lamentarcene, ma rimetterci in gioco, rimettere storia e credibilità al servizio del centrodestra e offrire all’interno della coalizione una proposta che possa non disperdere questa storia e rafforzi questo pilastro. Ecco perché mettiamo insieme esperienze diverse ma con la stessa radice. Venerdì scorso non abbiamo solo messo insieme due liste per raccattare più voti: vogliamo dimostrare che la credibilità del metodo Draghi si testimonia attraverso proposte comuni. Toti porta questa serietà e credibilità nella storia del governo della Liguria, e sappiamo che cattolici e laici insieme possono dare una risposta concreta alle sfide di oggi.

Nessuna rincorsa a Salvini e Meloni?
C’è possibilità di dar forza e condizionare in senso positivo il prossimo governo del paese nella storia politica a cui apparteniamo da sempre, il centrodestra. Non rincorro Salvini e Meloni, affermo che c’è una casa che accoglie gli elettori persi in questi anni, che magari non votano o si spostano in altri lidi. Il nostro è un dovere di responsabilità.

Ma il centro esiste? Perché un elettore moderato dovrebbe votare centrodestra?
È la proposta più credibile, vede omogeneità di storia e non ha contraddizioni sull’idea di fondo. Faccio un altro esempio: Letta vuole dare una dote ai diciottenni. Parte da un’esigenza giusta, quella di investire sui giovani. Ma la sua proposta che crea divisione sociale: prende ai ricchi per dare ai giovani. Risponde al bisogno dei ragazzi pensando che il problema in Italia siano le persone che guadagnano tanto. Non si risponde a un bisogno creando conflitto sociale, ma capendo che ai giovani devi dare opportunità di crescita reale.

Come?
Non bistrattando la scuola come si è fatto fino ad adesso, ad esempio, non permettendo che gli stage vengano pagati da fame, facendo in modo che gli stipendi siano adeguati e corrispondenti alle responsabilità che uno assume in un percorso lavorativo.

Con quali coperture?
Non aumentando le tasse, ma utilizzando al meglio le risorse pubbliche, costruendo una macchina burocratica più efficiente, moltiplicando le risorse private, ad esempio con gli sgravi fiscali… Anche qui, si parte da un’idea di fondo comune: il lavoro non lo dà lo Stato, ma lo crea la libertà dell’uomo nell’azione – si chiama intrapresa – che è capace di costruire un benessere migliore. Questo nel centrodestra ce l’hai come storia, tradizione; nel centrosinistra c’è un’altra proposta, un’idea culturale e politica diversa. Io credo che nell’affrontare la povertà, uno dei grandi temi che abbiamo davanti, il potere dà una risposta non sufficiente, lega la persona a sé: dà, ma non il massimo, il minimo. È il principio del reddito di cittadinanza, per cui lo Stato ti dice “tu avrai sempre bisogno di me”. Noi pensiamo che mentre ti aiuto ti devo anche dare le condizioni perché tu ritorni a essere protagonista e non dipendere più dallo Stato e dal potente di turno: si chiama sussidiarietà.

Su gran parte dei media italiani il centrodestra è descritto come un coacervo di fascisti, putiniani e irresponsabili. Sono così terribili i suoi alleati?
Se continua questa campagna non solo si farà prendere al centrodestra una caterva di voti, ma non si capisce la lezione del metodo Draghi: continuare a pensare che uno possa vincere perché descrive l’avversario come un mostro è la cosa peggiore che si possa fare, e ha la conseguenza di non far capire il vero valore della politica e di allontanare i cittadini ancora di più. Leggo di “Emergenza democratica”, di appelli perché la Meloni non può governare.

Nelle narrazione giornalistica e del centrosinistra voi ormai siete “le destre”
Una volta si diceva che i comunisti mangiavano i bambini, ma era finita da poco la guerra, c’era la cortina di ferro, c’era la paura dell’invasione comunista. Abbiamo capito che questo non poteva accadere, tanto che chi governava – vedi de Gasperi – capiva che doveva farlo con gli altri. Dipingere l’avversario come un mostro è un modo di fare politica inaccettabile: intanto la democrazia è un sistema per cui sono i cittadini a scegliere chi li deve governare, poi Giorgia Meloni ha dimostrato di avere intelligenza politica nella scelta che ha fatto con l’Europa, è diventata il leader dei conservatori, in questo momento di trattativa ha capito che valorizzare l’area centrista non è solo un problema di peso politico ma il riconoscimento del valore culturale di una storia. Se gli elettori le daranno la maggioranza mi sembra pronta a governare in una coalizione insieme ad altri. È ovvio che io spero che gli elettori possano premiare di più la mia proposta politica, ma saranno loro a decidere: cinque anni fa hanno scelto il M5s, che io ho sempre contrastato, ma vanno rispettati. Nessuna emergenza democratica, nessun mostro fascista: parlare così non fa bene a chi lo fa e al paese. In questo periodo uno si aspetta di capire le differenze tra centrodestra e centrosinistra, chiede di capire l’idea di Italia del futuro che hanno in mente le due coalizioni. La controprova sarà l’azione di governo.

E l’apocalisse che doveva arrivare?
I diciotto mesi di governo Draghi sono stati importanti, poi si è arrivati alla fine dell’esperienza, per cui ci sono responsabilità chiare, perché se uno rompe il vaso di Pandora poi tutti i mali escono: il M5s ha minato la politica estera dell’esecutivo e non ha votato un provvedimento fondamentale. È solo colpa loro? No, ma è stata la scintilla che ha fatto cadere tutto, a cinque mesi dalla scadenza naturale. Doveva succedere il cataclisma, si parlava di “Italia nel baratro”… Invece il senso di responsabilità di tutti, in primis di Draghi che ha capito che avrebbe solo galleggiato altri quattro mesi con partiti pronti alla campagna elettorale, il Pd focalizzato solo su argomenti divisivi come la battaglia sui diritti, la Lega intenzionata a riconquistare la base, ha fatto dire che era meglio andare a votare. Nel frattempo si può mettere in sicurezza il paese: il decreto aiuti approvato grazie a tutte le forze politiche qualche giorno fa non è solo ordinaria amministrazione. Draghi ci accompagnerà fino alle elezioni. E ci ha lasciato un metodo. Dire sempre che arriva il finimondo è un errore, si rischia solo di farsi del male.

Articoli correlati

3 commenti

  1. PIETRO BASCAPE'

    Carissimi,
    dopo tanti anni a votare e sostenere gli amici nel centro destra mi sono reso conto che da questo non arriva mai niente di utile se non dei bellissimi proclami. Se guardo i provvedimenti che hanno inciso favorevolmente alla mia famiglia non ne vedo uno targato centro destra dai tempi di Formigoni. Sbaglio?

    Per quanto riguarda questa intervista già le prime due righe fanno capire il tenore e la verità di tutto il seguito: “Meloni è pronta per governare”…
    Manca però da parte vostra una domanda scomoda. Perchè non ha pensato al terzo polo? Dopotutto sarebbe stato in compagnia di Renzi, di cui è stato ministro (oppure anche lui ha problemi di rancore per le dimissioni che ha dovuto dare?) e forse di Calenda (che era suo pari in consiglio dei ministri). Quel governo non ha fatto male. Lupi ha fondato NCD per rimanere al governo con il PD di allora. Perchè scegliere adesso Salvini e Meloni? Io so la risposta: nel centrodestra Lupi ha un seggio sicuro. Nel terzo polo no, ma farebbe una battaglia ideale più limpida. Lui ha scelto. Ma ripeto, manca la domanda scomoda…

    Alla fine anche Berlusconi ha fatto la stessa scelta ha fatto cadere Draghi per vincere le elezioni con Salvini e Meloni. Anche qui mi chiedo: l’ha fatto per il bene del Paese?

    “Dai frutti li riconoscerete”!
    Voterò chi negli ultimi 20 anni qualche frutto l’ha fatto e realizzato: quindi il centro.
    Saluti e buon lavoro!

    Pietro
    PS Spero che intervistiate anche altri e in particolare Renzi/Calenda.

    1. PAOLO DANESI

      Condivido in larga parte il giudizio sul centrodestra, ma dimmi, Pietro, quali frutti buoni hai riconosciuto nel governo Renzi? Le unioni gay, subito elogiate con una telefonata di Obama a Renzi, tanto sono indistinguibili i duen nelle loro politiche, oppure che cosa di Calenda, espressione di facciata degli impresentabili radicali?

  2. PAOLO DANESI

    Piero, alcune domande a Lupi che mi sarebbe piaciuto leggere:
    – “gamba moderata” vuol dire che siete la gamba del PD? Perchè ci ricordiamo le moderate parole di Toti su chi ragionevolmente non si vaccinava, le manovre per eleggere il Mattarella bis, il voto a favore del nuovo catasto, ecc…
    – le sue continue manovre di palazzo, le mai dimenticate unioni gay in spregio al family day possono essere concausa dell’irrilevanza del voto cattolico, ormai schifato da una politica di così basso livello?

I commenti sono chiusi.