Lula è in vantaggio in Brasile, ma Bolsonaro non è ancora spacciato

Di Paolo Manzo
20 Luglio 2022
Il presidente in carica ha recuperato 18 punti percentuali in sette mesi allo sfidante e spera di raggiungerlo prima del voto del 2 ottobre. Il clima nel paese è teso e in alcuni casi è già sfociato nella violenza
Un supporter di Lula in Brasile

Un supporter di Lula in Brasile

In Brasile storicamente non c’è la stessa violenza politica di altri paesi latinoamericani, basti pensare a Messico e Colombia, ma quest’anno le cose potrebbero peggiorare, vista la grande polarizzazione tra i due candidati alle presidenziali d’autunno, ovvero il presidente Jair Bolsonaro, che cerca il bis, e Luiz Inácio Lula da Silva, che vuole tornare al potere.

Violenza politica in Brasile

L’ultima conferma in tal senso si è avuta sabato scorso quando una guardia municipale e tesoriere del partito di Lula, Marcelo Arruda, è stato assassinato a Foz de Iguaçu da una guardia carceraria federale, Jorge Jose da Rocha Guaranho, un supporter bolsonarista. Dopo una lite tra i due, il secondo è entrato sparando nella festa di compleanno di Arruda, che era anche lui armato ed ha aperto il fuoco in risposta, mandandolo in terapia intensiva.

«Un altro caro compagno è morto, vittima di intolleranza, odio e violenza politica», ha affermato in una nota Gleisi Hoffmann, il presidente nazionale del Pt, il partito dei lavoratori di Lula. Dal canto suo, Bolsonaro ha dichiarato di rifiutare «il sostegno di coloro che praticano la violenza contro gli avversari».

Lula in vantaggio, Bolsonaro recupera

A leggere i media, in realtà, le elezioni presidenziali del prossimo 2 ottobre potrebbero anche non disputarsi visto che il vincitore c’è già, ed è l’ex sindacalista e già due volte presidente Lula. Invece non è proprio così e, per rendersene conto, è sufficiente guardare i numeri dei sondaggi e il trend degli ultimi mesi. Lo scorso 15 dicembre, infatti, Lula poteva contare su un vantaggio di 27 punti percentuali su Bolsonaro. Il 48 per cento contro il 21, con possibilità di vincere addirittura al primo turno, superando il 50 per cento dei voti validi.

Da allora, però, quel margine si è via via eroso a 22 punti percentuali lo scorso 12 gennaio, scesi l’11 luglio ad appena 9: 41 per cento per Lula contro il 32 per Bolsonaro. Un recupero di 18 punti percentuali in meno di 7 mesi e, visto che alle elezioni di mesi ne mancano ancora tre, è davvero il caso di non dare troppa retta ai media. Ma, soprattutto, è bene cercare di capire le cause del recupero di Bolsonaro.

Covid e disoccupazione

Tre le ragioni principali del recupero del “Mito”, come chiamano Bolsonaro i suoi supporter, la prima è il sentore diffuso tra la popolazione verde-oro che la pandemia sia finita. Un recente sondaggio ha infatti mostrato che la maggior parte dei brasiliani per la prima volta giudica la gestione dell’emergenza Covid-19 del presidente in carica come “buona” o “accettabile”. Un dato impensabile lo scorso anno, quando Bolsonaro finì al centro delle polemiche, attaccato dai media di mezzo mondo anche se Perù, Cile e Argentina facevano, numeri alla mano di morti per milioni di abitanti, come il Brasile se non peggio nella gestione della pandemia.

La seconda ragione che favorisce Bolsonaro è però forse anche più importante, ed è l’economia. A febbraio la disoccupazione in Brasile è scesa al 9,8%, il livello più basso dal 2016, quando c’era ancora alla presidenza la prescelta di Lula, Dilma Rousseff. Inoltre, un quinto dei brasiliani attualmente vive in famiglie che riescono a sostenersi grazie all’Auxilio Brasil, il programma sociale di Bolsonaro. Significativo che tra chi lo riceve, ovvero i brasiliani più poveri, il 46% voterebbe il presidente in carica contro il 49% che invece non lo farebbe. Inoltre, il settore agricolo sta conoscendo un boom, mentre il real si è valorizzato nel 2022 non solo sull’euro ma anche sul dollaro Usa.

Nessuno parla di corruzione

Un terzo elemento che favorisce Bolsonaro è quello “valoriale”, soprattutto per quanto riguarda alcuni temi legati alla religione ed è proprio su questo fronte che il centrodestra ha maggiori prospettive di crescita nel prosieguo della campagna elettorale. Anche perché Lula sui temi dei valori sta commettendo una serie di errori. In un paese dove solo un brasiliano su quattro sostiene la legalizzazione dell’aborto, dichiarare come ha fatto lui che «l’aborto è una questione di salute pubblica a cui tutto il mondo ha diritto» può essere un autogol a queste latitudini.

Altra questione “valoriale” su cui Lula è debolissimo è quella della lotta alla corruzione. Pur essendoci state accuse su questo fronte anche contro il presidente in carica, nella percezione di gran parte dell’elettorato Lula – che non a caso non affronta mai il tema per contrapporsi a Bolsonaro – è più corrotto del rivale. Anche perché, se non fosse stato per un difetto procedurale scovato da un giudice della Corte Suprema, un ex avvocato del suo partito, Edson Fachin, oggi Lula sarebbe ancora in carcere. Condannato per corruzione.

@pmanzo70

Foto Ansa

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