La preghiera del mattino

Un monito da Chicago al partito delle Ztl (e di Elly Schlein)

Il sindaco di Chicago Lori Lightfoot con la moglie Amy Eshleman al gay pride
Il sindaco di Chicago Lori Lightfoot con la moglie Amy Eshleman al Chicago Pride Parade 2019 (foto Ansa)

Sulla Zuppa di Porro si scrive: «In un mondo occidentale sempre più globalizzato non mancano fenomeni con caratteristiche analoghe che spuntano qua e là sulle scene delle liberlademocrazie europee e nordamericane. Così il caso del sindaco uscente di Chicago Lori Lightfoot sembra quasi rispondere ai quesiti che ci si pongono in questi giorni sulla nostra situazione politica. La Lightfoot, nera, gay, aveva vinto nel 2019 sull’onda di sentimenti molto liberal le elezioni nella sua città sfidando un establishment politico democratico consolidato (quello che aveva prodotto il precedente sindaco Rahm Israel Emanuel e il suo stretto alleato – via David AxelrodBarack Obama). Oggi però nelle primarie tenute in questi giorni ha perso la corsa contro ben due sfidanti democratici. È il primo caso dal 1989 di un sindaco della più grande città dell’Illinois che non viene confermato per un secondo mandato».

È interessante notare come negli Stati Uniti chi vince cavalcando un’emozione invece che puntando su un programma concreto e articolato, viene presto chiamato a rispondere dall’elettorato preoccupato da questioni come quella della crescita della criminalità. E così anche nei santuari di quello che da noi si chiama “il partito delle Ztl (zone a traffico limitato)” si creano delle alternative. Chissà se questa tendenza americana può aiutarci a capire quel che succederà con Elly Schlein?

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Su L’Occidentale Marco De Plama scrive: «“La rotta parte dalla Turchia e arriva fino in Calabria o in Puglia, costeggiando la Grecia, ed è battuta da imbarcazioni di piccole e medie dimensioni, spesso a vela”. Imbarcazioni “per le quali i migranti pagano diverse migliaia di dollari alla criminalità organizzata turca, che agisce praticamente indisturbata”. Il governo di Ankara è alle prese con le conseguenze del terribile terremoto dei giorni scorsi. Ma i turchi negli ultimi anni hanno adottato tutte le misure necessarie per impedire l’apertura di nuove rotte marittime o terrestri di migrazione irregolare verso l’Europa? A che punto è la cooperazione fra la Turchia e l’Europa in materia di immigrazione? L’Europa dovrebbe verificare fino in fondo il rispetto della “Dichiarazione congiunta” sottoscritta da Ankara e Bruxelles nel marzo del 2016. Anche perché per la Turchia questo è un obbligo, avendo ricevuto miliardi di euro dai contribuenti europei per aver ospitato i rifugiati siriani sul suolo turco».

Oggi è il giorno del lutto e del dolore per la morte in mare di decine di profughi ed è anche il momento in cui verificare, cercando di evitare – se possibile – sciacallaggi, come far funzionare al meglio gli strumenti per salvare le vite in mare. Poi però sarà ancora necessario riflettere sul perché l’Italia sia l’unico Stato dell’Unione Europea nel Mediterraneo a cui si vuole imporre una politica verso l’immigrazione clandestina che non è accettata né dalla Grecia né da Malta, né da Cipro, né dalla Slovenia, né dalla Croazia, né dalla Spagna, né dalla Francia.

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Su Startmag Chiara Rossi scrive: «E le industrie nazionali del settore difesa, Leonardo, Fincantieri ed Elettronica, sono pronte a fare la loro parte. Sebbene i legami bilaterali abbiano risentito dello scandalo AgustaWestland, l’Italia è coinvolta nell’industria della difesa indiana tramite il colosso navale Fincantieri, il fornitore di know-how per l’aggiornamento tecnologico e il potenziamento delle capacità per la prima portaerei costruita in India, l’Ins Vikrant, commissionata nel settembre 2022. E anche Leonardo è pronta a rientrare sul mercato indiano».

La nuova centralità italiana sulla scena globale aiuta anche a sostenere rilevanti interessi economici nazionali. In questo senso la Rossi parla anche di un ritorno di Leonardo in India, ricordando tra l’altro le vicende che investirono l’AugustaWestland con l’arresto di Giuseppe Orsi, poi anche amministratore delegato di Finmeccanica (impresa che oggi appunto si chiama Leonardo). Orsi poi fu assolto ma l’Italia subì gravi danni diplomatici ed economici grazie a una magistratura che in certi casi (si considerino anche le vicende Eni) pare non aver compreso come vi siano Stati in competizione con Roma in grado di influenzare indagini senza veri presupposti ma molto lesive dei nostri interessi nazionali. Anche episodi di questo tipo indicano come la sacrosanta indipendenza “giudiziaria” tenda talvolta a definirsi come estraneità del potere d’indagine dalla leale collaborazione tra istituzioni dello Stato.

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Sugli Stati generali Jacopo Tondelli scrive: «Tutti insieme, secondo la procura di Bergamo, sarebbero colposi – cioè involontari, ma negligenti – responsabili della mancata zona rossa immediata, e quindi di conseguenze nefaste sulla vita e la morte di migliaia di persone. Anzitutto, come ha notato con precisione un cronista giudiziario esperto e attento, Paolo Colonnello, su La Stampa, va sottolineato che siamo l’unico paese al mondo che usa lo strumento del processo penale per fare chiarezza su una pandemia e, per di più, su quella fase iniziale della pandemia che colpiva l’Italia e la Lombardia per prime, al mondo, al di fuori della Cina. Una fase in cui si sapeva poco, si sbagliava ovviamente molto, e gli unici dati minimamente consolidati si basavano sulla proverbiale trasparenza di Pechino».

Tondelli spiega con chiarezza un altro esempio di mancata leale collaborazione tra le istituzioni di uno Stato democratico con una procura che arriva al punto di scegliere un perito politicamente impegnato per impiantare un’indagine che ha come obiettivo, nella sostanza, quello di “riflettere” sul quel che è avvenuto in una fase tragica della vita dell’Italia.

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