La Lombardia è un modello perché c’è un popolo che opera, vive, si muove

Di Emanuele Boffi
22 Ottobre 2018
Basta dire che Formigoni non è un corrotto e che ha amministrato bene? No, non è sufficiente. Bisogna far capire che quella esperienza è figlia del cattolicesimo popolare
Roberto Formigoni

Roberto Formigoni

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Articolo tratto dal numero di Tempi di ottobre

21 settembre, Corriere della Sera, intervista a Roberto Formigoni. In pagina, accanto a una pur apprezzabile intervista all’ex governatore lombardo, appare una sua fotografia che lo ritrae mentre si tuffa in mare da una barca. Hai voglia poi a spiegare, come fa Formigoni, di essere stato condannato in appello a 7 anni e mezzo con l’accusa di aver favorito la Maugeri e il San Raffaele «con delibere di giunta e una legge, cioè con atti collegiali e condivisi che hanno coinvolto funzionari, l’assessore alla Sanità e i colleghi di giunta che l’hanno votata». Hai voglia a chiarire che «gli atti hanno passato il vaglio di legittimità dell’avvocatura, del Tar, della Corte di Conti, del Consiglio di Stato. La legge sul no profit è stata votata anche dalla sinistra con la sola astensione di Prc».

Hai voglia a far notare che l’accusa di aver favorito i privati è ridicola perché «l’85 per cento di quei soldi è andato agli ospedali pubblici». Hai voglia a ricordare che, sebbene sul suo nome siano state fatte indagini approfondite, con «rogatorie in tutto il mondo, compresi i paradisi fiscali, chiedendo se ci fosse un solo euro riconducibile a Formigoni, Formigani, Formigni», e non sia stato trovato un-euro-uno finito nelle sue tasche, tuttavia, è stato condannato perché è «un corrotto». Hai voglia a puntualizzare che è una solare ingiustizia la decisione della Corte dei Conti che «a giugno mi ha sequestrato l’intera pensione anche se la pensione è sequestrabile solo per un quinto». Ma, appunto, hai voglia, campa cavallo. Quel che conta è la foto: l’immagine di Formigoni che si tura il naso e si tuffa dal barcone: eccolo lì il corrotto, l’abbiamo beccato, gliela faremo pagare.

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Poi ci sono i numeri, certo. Ma serve ricordare che la macchina regionale della Lombardia costa in media a ogni cittadino 21 euro, quando la media nazionale è più del doppio (44)? È necessario rammentare che la Regione Lombardia ha una media di 34 impiegati ogni 100 mila abitanti, quando il Piemonte ne ha 70, la Toscana 74, l’Umbria 159, il Molise 291? Vi basta sapere che, se tutte le Regioni seguissero la virtuosità lombarda, lo Stato risparmierebbe 23 miliardi l’anno? 23 miliardi, più del doppio dei 10 miliardi previsti per il reddito di cittadinanza su cui vediamo accapigliarsi i politici in queste settimane. Vi renderebbe più consapevoli sapere che, a differenza di tutte le altre Regioni, la Lombardia negli anni di Formigoni ha ottenuto il pareggio di bilancio? Un pareggio ottenuto con una sanità modello che attrae malati da tutta Italia e per la quale la Lombardia spende solo il 5,5 per cento del Pil contro il 7,5 per cento della media nazionale?

Vi basta sapere che le varie giunte formigoniane hanno permesso alla Lombardia di avere il più basso tasso di disoccupazione del paese? O che, grazie al sistema delle doti, si è potuta sostenere l’istruzione di 330 mila studenti, 230 mila delle statali, 50 mila delle paritarie, 52 mila nell’istruzione professionale? E che grazie al Fondo Nasko 3.386 mamme sono state aiutate a non abortire? O famiglie che hanno tra i loro cari un malato affetto da Sla o in stato vegetativo, sono state aiutate con un sostegno mensile di 500 euro? Per non parlare delle infrastrutture, le strade, i treni, eccetera.

Ma, appunto, la risposta che dobbiamo dare a tutti questi dati, cifre, record è che no, non bastano. Non è sufficiente, purtroppo, snocciolare questi fatti perché un minimo di verità sia ripristinato. Occorre che della gente (tanta) si muova, dica pubblicamente che questi numeri sono figli di un’esperienza, cattolica, liberale, riformista e popolare che ha nella sussidiarietà il suo modus operandi.

E che questa gente – che ha messo in piedi scuole, opere sociali, centri di assistenza, centri caritativi, ha fatto impresa, ha dato lavoro – lo ha potuto fare perché accompagnata e non sostituita da un’amministrazione che ha valorizzato il suo sforzo, lo ha sostenuto, lo ha liberato da incombenze e pastoie burocratiche. La Lombardia formigoniana non è stata un modello solo perché ha inventato delle procedure intelligenti, ma perché della gente è stata sostenuta a muoversi in modo intelligente. Muoviamoci ancora.

Foto Ansa

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