
Lo Stato «mi ha bloccato 100 mila euro per una falsa evasione di 1.600». Storia di Mazzonetto
«Equitalia ha ammesso le sue colpe. L’evasione di 1.600 euro non sussisteva, e quindi neppure il pignoramento di 100 mila». A parlare è Nicola Mazzonetto, direttore di Confservizi Veneto, che con tempi.it tira un sospiro di sollievo: «La situazione si è appena risolta, tutto bene quel che finisce bene ma abbiamo avuto molte difficoltà a reggere l’urto». L’assurda storia di Mazzonetto comincia quando l’Agenzia delle entrate impedisce a Confservizi Veneto di riscuotere un pagamento di 100 mila euro per un lavoro svolto per Inail. Motivo? Una presunta evasione di 1.622 euro. «Non c’è stato equilibrio. La somma pignorata è sessanta volte superiore del presunto debito». Una storia finita bene ma che poteva avere risvolti drammatici: «Non mi sono pagato lo stipendio per tre mesi. Posso soltanto immaginare cosa sarebbe potuto accadere se, al posto nostro, si fosse trovato un privato cittadino».
Tutto è bene quel che finisce bene.
Sì, siamo riusciti a risolverla fortunatamente. È una storia che finisce bene, Equitalia ha ammesso i suoi errori. Ma è durata troppo. Ci siamo trovati pignorati un pagamento di 100 mila euro sulla base di non sappiamo ancora cosa. È assurdo che Equitalia blocchi un pagamento simile per una somma di appena 1.600 euro. Tra l’altro, i nostri commercialisti hanno guardato tutte le carte. Ed erano in ordine, non c’era nulla. Tuttavia, ci hanno impedito di riscuotere una somma che attendavamo dall’Inail, a seguito di un progetto per la formazione sulla sicurezza nel lavoro. Attività per la quale abbiamo ricevuto il plauso nazionale da parte dell’Inail.
Come si fa a evadere il fisco lavorando con un ente regionale?
La nostra è un’associazione che lavora con tutte le ex municipalizzate (gas, rifiuti, trasporto, ecc.). Si è creata, quindi, una situazione paradossale: un braccio di ferro tra un’associazione pubblica, Equitalia, e una parapubblica, Confservizi Veneto. Abbiamo avuto difficoltà a reggere l’urto, anche se siamo una società stabile. Posso soltanto immaginare che cosa sarebbe potuto accadere se, al posto nostro, si fosse trovato un privato cittadino.
Ci vorrebbe più buon senso?
Sì. Pensi che le aziende con cui lavoriamo, e che forniscono servizi ai cittadini, devono ancora avere 6 milioni di euro in bollette non pagate. Eppure, in questo momento, nessuna di queste aziende chiude l’acqua o toglie l’energia a chi è in debito. Conoscono la situazione di crisi e ragionano di conseguenza. Deve prevalere il buon senso. Una cosa è scovare gli evasori ed è giusto che essi paghino. Un’altra è cercare a tutti i costi di trovare un’evasione che non sussiste e nel frattempo rischiare di bloccare delle attività. Qui in Veneto ho visto aziende crollare per questo motivo.
Che tipo di difficoltà avete vissuto?
Io stesso per tre mesi non mi sono pagato lo stipendio. Per cosa? Per un errore, un buco che evidentemente aveva Equitalia. In situazioni come questa, poi, bisogna calcolare persino la maturazione degli interessi, che avviene di anno in anno sul loro importo. Se la vertenza fosse durata anni, qualcuno avrebbe dovuto risarcirci di una cifra superiore. E questo è completamente fuori da ogni equilibrio, soprattutto in un periodo di crisi. Noi, tra commercialisti e altro, abbiamo speso sui 10 mila euro.
Come si è conclusa questa storia?
Abbiamo dato 1.644,21 euro per recuperarne 100 mila, e soprattutto per recuperare l’immagine verso l’Inail regionale. Equitalia ha ritirato il pignoramento e ci ridaranno i soldi versati più avanti. Probabilmente la direzione regionale dell’Inail ha messo una buona parola sulla nostra società. Equitalia è un braccio operativo dell’Agenzia delle entrate, l’Inail è statale: immagino ci siano dei contatti. Appena abbiamo avvisato l’Inail di aver risolto la questione, siamo subito rientrati in rapporto per altri lavori. Questo ci ha in parte rasserenato di fronte a una situazione pesante.
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