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Lo stanco rito delle occupazioni delle scuole si tramanda di generazione studentesca in generazione studentesca, trascinandosi attraverso le ere geologiche e le paventate riforme della scuola.
Spesso assorbe altri macro-temi che gli scaltri occupanti mutuano dal dibattito del momento e che utilizzano per abbellire e ornare le loro tremule proteste: dalla politica internazionale alla questione di genere declinata in salsa di gabinetto non-binario, dal pacifismo pop alle leggi finanziarie, dalla censura della parola “genocidio” che è la parola più pronunciata letta e scritta di queste settimane, tanto per la censura, fino a Geolier sconfitto dalle élite giornalistiche con annessa riapertura della questione meridionale, tutto diviene fonte di legittimazione, leggasi pretesto, per decretare lo stop alle lezioni e trasformare gli istituti scolastici in riedizioni, solo più linde, dei centri sociali.
Il liceo Gian Battista Vico di Napoli occupato "in solidarietà con il popolo di Gaza" (foto ...
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