Il dibattito sul riconoscimento giuridico delle relazioni tra persone dello stesso sesso ha ultimamente avuto un’attenzione particolare da parte di quei media che tentano di equiparare a tutti i costi il modello educativo fondato sul ruolo del padre e della madre con altre situazioni come le famiglie allargate, le famiglie monoparentali o, con ancora maggior enfasi, le famiglie con due mamme o due papà. Si vogliono presentare nuclei diversi come “famiglie diversamente felici”. Così non c’è da stupirsi se a Milano vengono invitati i bambini delle scuole materne ed elementari (3 -8 anni) ad assistere ad uno spettacolo teatrale intitolato “Piccolo uovo”. Rappresentazione in cui una bambina chiusa in camera sua, come dentro un piccolo uovo, viaggia con la fantasia alla scoperta di tante famiglie “diverse” fino a scoprire quella giusta per lei.
Il Sindacato delle Famiglie raccoglie la preoccupazione di tanti genitori che non intendono sottoporre i propri bambini a questa violenza psicologica sotto una maschera di “rispetto, uguaglianza, diritti e tolleranza” e rivendicano la libertà delle famiglie di poter educare i propri figli secondo principi non imposti ma espressione di ciò in cui credono e di cui fanno esperienza quotidianamente.
Non riteniamo corretto ingenerare così tanta confusione nei confronti di bambini in un’età fondamentale per la formazione psicologica perché, non possedendo strumenti e maturità necessari ad una adeguata valutazione, non hanno la possibilità di esprimere un giudizio su temi così delicati e controversi. Non si tratta di una posizione moralistica, ma di una preoccupazione educativa che concepisce la persona come valore e non come individuo da indottrinare, specie quando si ha a che fare con tematiche inerenti l’affettività e la sessualità.
Caterina Tartaglione
Sindacato delle famiglie onlus