L’Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo

Di Francesca Parodi
10 Maggio 2017
Presentato a Roma uno studio integrato sul contrabbando, realizzato da Intellegit, start up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco Italia

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Solitamente si ritiene che i maggiori proventi delle organizzazioni criminali provengano dal traffico di armi, di droga o di esseri umani. In realtà, esiste un’altra fonte molto fruttuosa ma generalmente trascurata dall’opinione pubblica: il contrabbando di beni quotidiani, in particolare del tabacco. Per la prima volta è stato realizzato uno studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia, realizzato da Intellegit, start up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco Italia. Incrociando dati socio-economici da fonti pubbliche e private è emerso che l’Italia occupa il ventunesimo posto nella classifica europea nel consumo illecito di sigarette, con una media di circa 6 sigarette illecite ogni 100 fumate (5,8 per cento circa). Il nostro è un paese “virtuoso” (Irlanda, Grecia, Regno Unito superano il 15 per cento), ma il fenomeno comporta conseguenze pesanti: nel 2015 in Italia le sigarette illegali hanno fatto perdere allo Stato, in termini di erario, circa 822 milioni di euro.

I risultati dello studio “L’Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo” sono stati presentati il 10 maggio a Roma, presso la sede della Società geografica italiana. Erano presenti il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Rizzo, il professore di Criminologia all’Università di Trento e membro di Intellegit, Andrea Di Nicola, il professore di Diritto penale all’università di Padova, Enrico Mario Ambrosetti, il Colonnello Luigi Vinciguerra, Capo Ufficio Tutela Entrate, III Reparto Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza, e l’ambasciatore, Presidente NATO Defense College Foundation, Alessandro Minuto Rizzo.

Dallo studio è emerso che l’Italia è sia un paese di transito per le sigarette illegali sia un paese di consumo. Le rotte principali partono dagli Emirati Arabi (da dove proviene quasi il 27 per cento del totale sequestrato), ma anche da Ucraina, Bielorussia e paesi del Nord d’Africa. Le indagini hanno rivelato che le organizzazioni criminali coinvolte nel contrabbando seguono una precisa strategia, raffinata nel corso degli anni: mentre negli anni Ottanta e Novanta si cercava di eludere i controlli doganali, ora si parcellizzano i carichi, si utilizzano mezzi blindati per il trasporto, si falsificano documenti e si realizzano artificiose coperture.

I dati rivelano che la causa principale di questo traffico illegale è soprattutto l’alto costo delle sigarette in Italia (da noi un pacchetto costa 4 euro di più di uno ucraino). Ma il fenomeno si lega anche all’elevato tasso di disoccupazione: al suo aumentare infatti diminuisce il potere d’acquisto e aumentano, di conseguenza, le persone in cerca di sigarette a basso costo. Si spiega così il fatto che il fenomeno di contrabbando è particolarmente legato al sud: la prima città per consumo di sigarette illecite è Napoli, la seconda Palermo. L’unica città del nord a posizionarsi tra i primi posti è Trieste, un dato che conferma il ruolo strategico delle zone di confine. Infatti le quantità maggiori di sigarette illegali sono state intercettate nei punti di transito come città di confine, porti e autostrade.

Si ritiene che alla base di questi traffici illeciti ci siano gli interessi della criminalità organizzata e di gruppi terroristici internazionali che, attraverso il contrabbando, finanziano altre loro attività. Nel corso degli anni le strategie di queste organizzazioni sono diventate sempre più sofisticate e internazionali. Per questo, si è concluso durante la conferenza, è necessario combattere il contrabbando attraverso una forte cooperazione di tutti gli attori coinvolti, dalla magistratura al governo alle forze dell’ordine. Tra i vari interventi da adottare in futuro si è proposto di implementare il sistema di tracciabilità dei prodotti, di rafforzare la collaborazione internazionale, creando magari un’intelligence ad hoc, e di mappare il territorio colpito dal fenomeno per favorire azioni di intervento mirato. Non da ultimo, si dovrebbe modificare la normativa in materia, che dovrebbe essere rafforzata: con la legge di depenalizzazione, il contrabbando di tabacco estero lavorato inferiore a 10 kg è punito con sanzioni amministrative (e non penali), ma servirebbero norme più stringenti per bloccare l’intera catena distributiva fin nei suoi ultimi anelli (per esempio inserendo aggravanti per la vendita ai minori).

@fra_prd

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