Alla vigilia delle elezioni Nichi Vendola, governatore della Puglia, si trova ad affrontare una piccola bufera legata alla Sanità, uno dei cavalli di battaglia del leader di Sel, spesso citata in questa campagna elettorale proprio come esempio del suo buongoverno. In questi giorni i medici di famiglia pugliesi, aderenti al sindacato Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), hanno alzato la voce e scioperato.
I FATTI. Il 19 febbraio scorso la Fimmg Puglia ha indetto uno sciopero della trasmissione di ricette digitali da parte dei medici di famiglia. Alla base della protesta c’è «la mancata attivazione dei servizi territoriali, indispensabili all’indomani della chiusura di alcuni ospedali». Poco dopo l’assessore regionale alle Politiche della salute, Ettore Attolini, definisce «illegittima» la protesta, un vero e proprio atto di ostruzionismo, «inammissibile secondo la legge sullo sciopero nei pubblici servizi». Attolini ha spiegato che «la Regione ha già sottoscritto il più avanzato accordo integrativo tra Regioni e medici di medicina generale in Italia. L’accordo ha fatto sperimentare in Puglia avanzate forme di assistenza ai cittadini nei territori, attraverso l’aggregazione dei medici di base, una formula che il ministro della Salute Balduzzi vuole estendere a tutto il sistema regionale».
LISTE D’ATTESA. Non sarebbe così, invece, secondo la denuncia dei medici in sciopero. Nella propria nota la Fimmg dipinge un quadro completamente diverso della sanità regionale: «I problemi sono tanti. A cominciare dalle liste d’attesa», esordisce il segretario regionale del sindacato, Filippo Anelli. Il pensiero va subito alle cronache più recenti: in Puglia ha fatto molto scalpore la storia di una giovane donna di Brindisi, Isabella, che da oltre un anno è in attesa della prenotazione per una visita senologica, in una condizione di grave malattia. La visita non potrebbe essere effettuata infatti prima del 2015, malgrado Isabella cerchi di prenotarla da febbraio dell’anno scorso con urgenza. Dopo aver letto la storia, una lettera inviata al giornale La Gazzetta del Mezzogiorno ha rivelato un altro caso emblematico, quello di un lettore barese che ha ceduto il cedolino di prenotazione della visita ad Isabella. Il cedolino apparteneva alla moglie del lettore, che avrebbe dovuto effettuarla nei primi giorni di febbraio. Purtroppo la signora è venuta a mancare tre anni fa.
NARDINO. Prosegue la denuncia della Fimmg: «Sono tantissimi i cittadini che dichiarano di essere costretti a rivolgersi al privato, per ottenere una prestazione in tempi adeguati alla propria condizione o patologia. Tantissimi i cittadini che denunciano tempi di attesa che superano i trenta giorni, o addirittura l’anno! Purtroppo tale situazione si sta estendendo sempre più ai malati neoplastici, con elevati livelli di disequità che interessano in maniera maggiore le classi sociali più deboli». Scrivono ancora dal sindacato medici: «L’assistenza domiciliare è ai minimi storici, quella specialistica domiciliare praticamente inesistente. L’assistenza agli immigrati o extracomunitari, garantita da una legge regionale e vanto del governo Vendola, è nei fatti non applicata. Si spendono milioni di euro nel progetto “Nardino” per sperimentare nuovi modelli di gestione delle malattie croniche, assumendo solo 36 infermieri, mentre con le stesse risorse sarebbero stati assunti dai medici di famiglia centinaia di infermieri per garantire l’assistenza domiciliare». Conclude la Fimmg: «I medici di famiglia dicono basta a questo tipo di politica! Basta all’imperante burocrazia e a sistemi informatici che invece di migliorare l’attività e l’assistenza producono solo disservizi. Basta alle promesse non mantenute di potenziare l’assistenza territoriale, smentite nei fatti dalla mancanza di personale e di servizi assistenziali». Alle obiezioni di illegittimità dello sciopero, i medici hanno risposto dicendo che la mancata trasmissione è prevista dal loro contratto, a fronte di una riduzione del loro compenso. E si dicono comunque disposti ad aprire un dialogo con il governo.
VENDOLA. La risposta di Nichi Vendola è stata durissima: «Sì al dialogo solo quando lo sciopero sarà revocato» ha detto il governatore, smentendo l’accusa di non aver dato importanza ai medici e pediatri di famiglia e chiedendosi perché una sola sigla sindacale sia alla base di questo sciopero. Infine le minacce al sindacato: «Quanto alle vere ragioni della rivendicazione, ho dato mandato al mio ufficio di Gabinetto ed all’Assessorato alla Salute di valutare con assoluta attenzione tutte le posizioni degli interessati e se i periodi in cui sono state effettuate le sostituzioni (a carico delle Asl) corrispondano effettivamente allo svolgimento delle attività sindacali».