«Mi scuso per la confusione di prima»: è tutto quello che ChatGpt è riuscita a dire al povero avvocato Steven A. Schwartz prima di rifilargli un'altra balla. Il legale dello studio Levidow, Levidow & Oberman stava sudando sette camice per capire cosa diavolo fosse andato storto: «Gli altri casi che hai fornito sono falsi», strepitava l'avvocato contro il chatbot. «No, gli altri casi che ho fornito sono reali e possono essere trovati in database legali affidabili», sciorinava con sicumera ChatGpt.
Ma ormai la frittata era fatta: né il giudice, né i legali della controparte avevano trovato traccia della mezza dozzina di casi citati da Schwartz quali precedenti che assicurassero la vittoria al suo cliente. Non c'era traccia perché i casi se li era inventati di sana pianta ChatGpt.
Il disastroso debutto di ChatGpt in tribunale
La causa era iniziata come tante altre: un uomo di nome Roberto Mata aveva citato in giudizio la compagnia aerea colombiana Avianca, dopo essere s...
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