L’importanza (economica e educativa) dei nonni

Di Peppino Zola
31 Ottobre 2019
Grillo vuole togliere loro il voto, ma il Censis ne rivaluta la figura. Due proposte sul versante fiscale e affettivo

Caro direttore, negli stessi giorni in cui il comico Grillo, credendo forse di farci ridere, ha detto che occorrerebbe togliere il diritto di voto agli anziani, cioè ai nonni, molte fonti hanno cominciato a riflettere sul fatto, oramai indiscutibile, che quegli stessi nonni, anche sulla base della loro capacità di risparmio e quindi della loro capacità economica, stanno dando un grande contributo al welfare dell’intero Paese. Proprio in queste ore, una delle più autorevoli di queste fonti, e cioè il Censis, ha sottolineato che i nonni possono usufruire di una capacità economica superiore a quella dei figli e dei nipoti e che, anche per questo, sono in grado di sostenere le difficoltà di questi ultimi.

Il fondatore del Censis, il profesore Giuseppe De Rita, ha avuto modo di dire pubblicamente che gli anziani, cioè i nonni, “aiutano figli e nipoti”, spesso anche nei loro bisogni primari. In effetti è proprio così. I nonni danno il loro aiuto in due modi: sia fornendo “servizi” (babysitteraggio, accompagnamento, etc.), sia fornendo aiuti economici laddove figli e nipoti non riescono a farcela. I nonni, dunque, sono un fattore essenziale del nostro welfare e finalmente almeno gli studiosi se ne stanno accorgendo (i politici, impegnati a insultarsi a vicenda, un po’ meno). È stato provato che, se dovessimo tradurre in soldoni (come si usa dire), i “servizi” e gli aiuti economici prestati dai nonni, il loro valore reale ammonterebbe a parecchi miliardi di euro, quasi una mezza finanziaria!                                 

Si è resa conto di tutto questo l’Associazione NONNI2.0, nata cinque anni fa, che ha proposto alla politica due iniziative legislative, una sul versante fiscale, l’altra sul versante educativo. Tra l’altro, la parola nonni mi sembra più appropriata della parola “anziani” per molti motivi, il più importante dei quali mi sembra essere che la parola “nonni” indica anche una funzione, non solo una “categoria”.

Fiscalmente, abbiamo chiesto che i contributi ECONOMICI dati dai nonni ai figli ed ai nipoti possano rientrare nei casi già previsti per i genitori di detrazione fiscale. Spesso, non è il genitore, per esempio, a pagare le rette universitarie per il figlio e vi provvede il nonno (nei confronti del nipote). Perché allora, se seriamente provato e documentato, tale contributo non può essere conteggiato nelle detrazioni a favore del nonno? Tra l’altro, per lo Stato il costo sarebbe uguale a zero. Mi sembra una impostazione inappuntabile. Come mi sembra giusto che ciò avvenga per gli apporti economici e non per gli aiuti che abbiamo definito “servizi”. Questi ultimi lasciamoli nell’ambito della totale gratuità che governa, per natura, i rapporti tra nonni e nipoti (e figli).

Sul versante educativo, abbiamo chiesto che ai nonni sia data la possibilità di essere più presenti negli istituti scolastici frequentati dai propri nipoti. Si chiede che, su delega dei genitori, i nonni possano essere presenti sia negli organi di istituto sia nei rapporti con gli insegnanti quando i genitori siano impossibilitati a svolgere tale importante funzione. Perché questo? Perché tra nonni e nipoti esiste, nei fatti, un tale rapporto affettivo ed educativo che rende i nonni capaci naturalmente di interloquire con la scuola. Ciò, tra l’altro, è stato provato con il concorso scolastico organizzato dai NONNI2.0 nello scorso anno scolastico, i cui componimenti, giunti da tutta Italia, hanno mostrato, da parte dei nipoti, un affetto intelligente che la nostra società non riesce a descrivere. Quei componimenti ci hanno dimostrato che il rapporto nonni-nipoti costituisce un collante formidabile, che riesce a tenere insieme una società così profondamente dilaniata sotto tanti aspetti. Proprio per questo, una maggiore presenza dei nonni nella scuola sarebbe utile e naturale.

Alla base di tutto questo sta una considerazione che la cultura moderna difficilmente accetta. La storia dell’umanità è andata avanti di generazione in generazione ed i nonni sono la testimonianza visibile e concreta che ciascuno di noi proviene, appunto, da una storia. Perdere la coscienza di tutto ciò farebbe regredire la sanità di una civiltà di millenni.

Peppino Zola

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