Libia allo sbando: milizie sparano razzi nel centro di Tripoli, mentre la polizia si nasconde

Di Leone Grotti
05 Novembre 2012
Milizie rivali semi-legali si contendono il centro di Tripoli. La polizia, impotente, non interviene. Mercoledì è stato nominato il nuovo governo libico ma a Bengasi, e non solo, comandano ancora truppe irregolari.

Che l’esercito e la polizia del nuovo Stato libico fossero impotenti e più deboli delle milizie che dall’uccisione di Muammar Gheddafi scorrazzano liberamente per il paese, l’aveva già dichiarato l’ex ministro degli Interni libico. Ieri, nel centro di Tripoli, l’ennesima conferma. Milizie rivali si sono affrontate con mitragliatrici e razzi, distruggendo anche l’edificio che ospitava l’intelligence libica, mentre né la polizia né l’esercito hanno fatto niente per fermare la guerriglia.

MILIZIE SEMI-LEGALI. La sparatoria ha lasciato cinque feriti sul campo e decine di cittadini terrorizzati, che hanno inutilmente avvisato la polizia perché, secondo testimoni, si è presentata sul posto solo 12 ore dopo la chiamata. Anche l’esercito si è limitato a constatare i danni e a guardare l’edificio del Comitato supremo della sicurezza (Ssc) in fiamme, un organismo nato alla fine dell’anno scorso proprio per regolare e porre fine all’attività delle milizie illegali. In realtà le due milizie che si sono confrontate nel centro di Tripoli, forse per liberare un membro di una delle due armate che era stato arrestato, erano semi-ufficiali e facevano parte proprio del Ssc, che dovrebbe occuparsi di far rientrare i gruppi paramilitari nella legalità.

ULTIMATUM FALLITO. Quello della sicurezza è ad oggi il principale problema della Libia. La rivoluzione contro il rais Gheddafi ha lasciato sul campo decine e decine di milizie armate di tutto punto, che non riconoscono l’autorità del governo, si fanno giustizia da sole e arrivano a dominare persino alcune città. A nulla è servita la raccolta di armi indetta dal governo per cercare di riportare il paese alla normalità e anche l’ultimatum lanciato dal presidente dell’Assemblea nazionale Mohamed al-Megaryef perché tutte le milizie non autorizzate dallo Stato venissero sciolte non è stato ascoltato. Mercoledì scorso, le forze di sicurezza sono riusciti a disperdere una folla di manifestanti che cercava di impedire che a Tripoli venisse nominato il nuovo governo libico del primo ministro Ali Zeidan. Alcuni ministri hanno un passato di connivenza con il regime di Gheddafi e per questo sono malvisti dalla popolazione.

ATTENTATO A BENGASI. Dopo l’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens a Bengasi, infine, la situazione nella roccaforte dei ribelli, da dove è partita la rivoluzione contro Gheddafi, non è migliorata. Nonostante i miliziani di Ansar al Sharia siano stati cacciati dalla città dalla popolazione, ieri una bomba imbottita di esplosiva è esplosa davanti a una stazione della polizia nel centro città, ferendo tre ufficiali della sicurezza. L’azione delle milizie ha confermato che nella seconda città più grande della Libia a oltre un anno dall’uccisione di Gheddafi e dalla fine del regime a comandare non è il nuovo Stato libico.

@LeoneGrotti

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