Legge elettorale incostituzionale? Se la Consulta dirà sì, 148 deputati del Pd potrebbero “decadere”

Di Redazione
02 Dicembre 2013
Domani la Corte Costituzionale esaminerà la legittimità del Porcellum. Secondo Brunetta (Fi) e alcuni costituzionalisti, il Pd rischia di perdere la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati

Il destino del Parlamento è appeso alle decisioni della Consulta. Domani, la Corte si riunirà per valutere la costituzionalità del Porcellum, la legge elettorale firmata nel 2005 dal leghista Roberto Calderoli e mai abrogata in tre legislature. Il rischio? Per quanto sembri una possibilità remota, duecento parlamentari potrebbero perdere il posto.

200 DEPUTATI A RISCHIO. Non provocherebbe conseguenze apocalittiche la dichiarazione di incostituzionalità parziale o totale dell’attuale legge elettorale. Tuttavia, almeno in linea di principio, potrebbe cambiare gli equilibri delle forze politiche all’interno del Parlamento. L’elezione di centinaia di deputati non è ancora stata convalidata dalla Giunta, dunque, «se l’attuale legge elettorale è illegittima, sono in bilico 200 deputati», per la maggior parte del Pd, è il ragionamento di Renato Brunetta e Paolo Romani, che hanno esposto le loro “preoccupazioni”, la scorsa settimana sul Foglio. «I deputati di sinistra “abusivi” sarebbero 148 (da 340 scivolerebbero a 192). Il centrodestra avrebbe in tutto solo due onorevoli in meno del centrosinistra, situandosi a 190 e guadagnandone dunque 66». Nel caso il Porcellum fosse dichiarato incostituzionale, il centrosinistra non avrebbe più una maggioranza alla Camera dei Deputati.

I COSTITUZIONALISTI. A riconoscere la fondatezza delle ipotesi di Brunetta e di Romani, è anche il giurista Michele Ainis, che oggi sul Corriere della Sera ha confermato che, nel caso di ammissione del quesito e di giudizio negativo della legge da parte della Consulta, «sarà impossibile convalidare l’elezione di qualche centinaio di parlamentari, dato che le Camere non vi hanno ancora provveduto». Anche Piero Capotosti, presidente emerito della Corte Costituzionale, al quotidiano di via Solferino ha detto di ritenere che il problema posto da Romani e Brunetta «esista e sia serio».

INCOSTITUZIONALITÀ DIFFERITA. Cosa farà la Consulta? L’ipotesi più accreditata è che, qualora accetti il quesito, dichiari l’incostituzionalità parziale del porcellum, e che dunque abroghi il premio di maggioranza. In questo caso, la Giunta della Camera non potrebbe più convalidare le elezioni dei parlamentari, a meno che la stessa Consulta non abbia provveduto a limitare gli effetti del proprio giudizio con «una pronunzia d’incostituzionalità “differita”, che scatterebbe insomma alle prossime elezioni», spiega Ainis. Il problema, ravvisano altri costituzionalisti, è che la dottrina costituzionale in passato ha già criticato aspramente questo tipo di pronunce.

RIFORMA ELETTORALE. Se la legge Calderoli sarà dichiarata in tutto o in parte incostituzionale dovrà essere disapplicata nelle prossime elezioni. In assenza di nuove regole, le possibilità sono due: si avrà un Porcellum senza premio di maggioranza, ed eventualmente con le preferenze, oppure si tornerà alla legge elettorale precedente, il cosiddetto Mattarellum, un sistema maggioritario con quota proporzionale.

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