Memoria popolare
Le elezioni del ’75 e una mobilitazione dei cattolici che non si vedeva dal 1948
Seconda parte della storia del Movimento Popolare a Rimini raccontata da Bruno Angelini. La prima parte è pubblicata qui.
Successivamente alle prime elezioni svolte nel febbraio 1975 per l’anno scolastico 1974-’75, si torna a votare in dicembre per l’anno scolastico 1975-’76. Si riscontrerà una forte diminuzione dei votanti rispetto alle elezioni del febbraio precedente. Le liste promosse da Cl si confermano, in ogni modo, come riferimento di una parte del mondo cattolico e conseguono, comunque, una sostanziale tenuta, pur nell’alternarsi di risultati positivi ad altri negativi. Per quelle elezioni scolastiche il Movimento Popolare elabora una propria piattaforma esprimendo, in tal modo, la sua autonomia rispetto a Cl. Ciò in quanto erano state coinvolte persone che non appartenevano al movimento ecclesiale.
Nella piattaforma, più qualificata dal punto di vista culturale rispetto a quella del 1974-’75, si parla di «presenza più esplicita ed unitaria dei cattolici», di «pluralismo culturale» e rifiuto della «presunta neutralità della cultura dominante radical-marxista», di «aggregazione delle classi a partire da criteri educativi, momenti di libera aggregazione per un lavoro culturale di genitori insegnanti e studenti, promozione della funzione educativa della famiglia nella scuola, democrazia sostanziale, diritto allo studio» (“Princìpi per un riconoscimento tra adulti in occasione delle elezioni degli organi collegiali”, in V. Lessi, Una storia di popolo. I primi 50 anni di Cl a Rimini, Pazzini editore, Villa Verucchio, Rn, 2024, pp. 162-163).
Una nuova presenza nel mondo dell’educazione
A seguito della nascita del Movimento Popolare nazionale nel dicembre 1975 anche nel mondo della scuola si affermò una presenza più strutturata. Leggiamo in un documento del luglio 1976:
«Sempre più numerosi sono gli insegnanti, i genitori e gli operatori della scuola che – provenienti da diverse esperienze associative, professionali e culturali – desiderano realizzare una nuova presenza nel mondo della scuola e dell’educazione. Presenza nuova significa prima di tutto ricerca di unità oltre la dispersione e il corporativismo, di cui ancora soffre il mondo cattolico impegnato nella scuola. Si tratta inoltre di superare quella divisione, che è diventata un vero e proprio tarlo disgregatore, tra chi fa – al vertice – produzione intellettuale, e chi fa lavoro di base.
In risposta a questa diffusa esigenza sono nati in alcune città d’Italia i Centri “Nuova scuola” del Movimento Popolare: essi sono costituiti dalla convergenza di persone che, in forza della loro esperienza individuale o associativa, ricercano e sostengono prima di tutto questi obiettivi qualificanti: 1. pluralismo nella scuola pubblica; 2. pluralismo delle istituzioni scolastiche; 3. valorizzazione delle autonomie locali soprattutto nel campo educativo; 4. rapporto scuola-famiglia-società vissuto su un piano di solidale responsabilità» (“Costruire nella società il movimento popolare, strumenti di lavoro di Comunione e Liberazione per il Movimento Popolare”, p. 12).
L’ingresso di Mp nelle scuole
A Rimini in una assemblea svoltasi durante uno sciopero vennero discussi temi inerenti la scuola e la disoccupazione giovanile e fu fatta la proposta di costituire il Movimento Popolare Cattolico negli istituti scolastici.
«Nel giorno dello sciopero nazionale delle scuole, martedì 10 febbraio 1976, agli studenti cristiani di Rimini è stato proposto di radunarsi in assemblea popolare per affrontare insieme i problemi che hanno mosso lo sciopero […]. L’assemblea ha ampiamente discusso i temi della scuola e della disoccupazione giovanile e la proposta di costituire il Movimento Popolare Cattolico anche nella scuola. […] Al termine della assemblea è stata approvata la seguente mozione, della quale si propone uno stralcio, che segna l’atto costitutivo del Movimento Popolare Cattolico nella scuola […]: “Gli studenti cristiani di Rimini, riuniti in assemblea popolare in occasione dello sciopero nazionale per i problemi della scuola e dell’occupazione giovanile, constatano la realtà, sempre più grave, di emarginazione e talvolta di vera e propria violenta repressione cui la loro esperienza di fede e di vita è sottoposta; constatano il sottile tentativo da tempo in atto, da parte di una cultura ormai laicizzata ed egemonizzante, di censurare e ridurre ad un fatto puramente individuale la loro identità cristiana. […] Per questo, da oggi gli studenti aderenti al Movimento Popolare Cattolico lanciano il loro impegno di mobilitazione e fanno appello a tutti gli studenti democratici ad unirsi e collaborare per una scuola ed una società rinnovate, democratiche e degne dell’uomo» (P. Corabi, “Anche nelle scuole costituito il Movimento Popolare Cattolico” – A76, febbraio 1976, archivio di Marco Ferrini).
La prima volta dei Cattolici Popolari nelle liste Dc
Con le elezioni amministrative del giugno 1975 si riscontra per la prima volta nel circondario riminese la presenza dei “Cattolici Popolari per una ripresa del Movimento Cattolico” nelle liste della Dc come espressione dell’impegno di aderenti a Cl e ad altri movimenti e associazioni cattoliche. Da quella esperienza nascerà e si svilupperà, a seguito della fondazione del Movimento Popolare, l’Ufficio politico.
Più in generale, nelle elezioni amministrative del 15 giugno 1975 per la prima volta alcune persone aderenti a Cl si misurano con l’impegno politico diretto, dentro le liste di un partito, in una consultazione di carattere nazionale. Si presentano in numerose città (in prevalenza in Lombardia e in Emilia-Romagna) nelle liste della Dc per le elezioni comunali e ovunque risultano elette ai primi posti con una valanga di preferenze. L’invito a impegnarsi nelle elezioni a sostegno della Dc era arrivato ancora una volta dalla segreteria della Cei.
Nel territorio riminese con lo slogan “Cattolici Popolari per una ripresa del Movimento Cattolico” si presentano come indipendenti a Rimini Nicola Sanese e Antonio Smurro, a Riccione Lino Montebelli e Mario Seguiti, a Bellaria Igea Marina Roberto Turroni. I Cattolici Popolari riescono a organizzare in campagna elettorale una presenza capillare nelle città e negli ambienti sociali. Era forse dal 1948 che non si assisteva ad una mobilitazione così efficace. Da parte sua Cl scrive:
«Oggi votando Dc i cattolici non hanno votato un partito! Hanno voluto ricreare nella società l’unità tra cristiani. Nell’unità dei cristiani tutta la società può avere l’immagine e la speranza di una sua unità vera» (volantino distribuito da Comunione e Liberazione sulle elezioni amministrative del 15 giugno 1975, in A75, n.14, p. 4).
La fede, la politica e le opere
In questo contesto prosegue il lavoro di approfondimento del ruolo di Cl come movimento ecclesiale di educazione alla fede e sul contributo da parte di esponenti di Cl impegnati per la rinascita del Movimento Cattolico nel territorio riminese. Espressione di questo lavoro in Cl sono le “Scuole del Movimento”. Nelle Scuole si affrontano i vari livelli di presenza nel sociale del movimento e, in particolare, nella Scuola dell’ottobre 1975 di Rimini si terrà un’assemblea di giudizio comune sulle esperienze di alcune opere sociali: la cooperativa edilizia Nuova Resistenza, la cooperativa alimentare Pascha, l’asilo da cui sarebbero nate le scuole Karis, Closs (Comunione e Liberazione Operatori Sanitari).
(2. continua)
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