Memoria popolare

1974. Come ripartire dopo il referendum sul divorzio? L’esempio di Mp a Rimini

Di Bruno Angelini
22 Novembre 2024
La necessità di una ripresa della tradizione del Movimento cattolico come strumento di presenza in una realtà sociale sempre più ostile al cristianesimo. A partire dalla scuola
Una via Crucis di Cl sulla spiaggia di Rimini in una foto tratta dalla copertina del libro di Valerio Lessi “Una storia di popolo. I primi 50 anni di Cl a Rimini”
Una via Crucis di Cl sulla spiaggia di Rimini in una foto tratta dalla copertina del libro di Valerio Lessi Una storia di popolo. I primi 50 anni di Cl a Rimini

All’indomani del referendum sul divorzio (13 maggio 1974) Comunione e Liberazione di Rimini si pose da subito il compito di promuovere una ripresa della presenza sociale del Movimento cattolico nel circondario riminese (non era stata ancora istituita la provincia).

L’esito del referendum sul divorzio suggerisce ai dirigenti di Cl la necessità di una ripresa della tradizione del Movimento cattolico come strumento di presenza in una realtà sociale sempre più ostile al cristianesimo. Il tema “Movimento di Cl e Movimento cattolico” è posto esplicitamente all’ordine del giorno del consiglio nazionale del movimento del 14 dicembre 1974. Ma se ne era discusso ampiamente anche nei mesi precedenti.

Di fronte alle macerie della cristianità in dissoluzione

A Rimini il tema è presente nella Scuola del Movimento che si tiene nei giorni 13 e 14 ottobre. L’immagine del lavoro proposto è quella indicata da un brano dei Cori da “La Rocca” di T.S. Eliot («In luoghi abbandonati/ noi costruiremo con mattoni nuovi/ Vi sono mani e macchine/ E argilla per nuovi mattoni/ E calce per nuova calcina/ Dove i mattoni sono caduti/ Costruiremo con pietra nuova/ Dove le travi sono marcite/ Costruiremo con nuovo legname/ Dove parole non sono pronunciate/ Costruiremo con nuovo linguaggio/ C’è un lavoro comune/ Una Chiesa per tutti/ E un impiego per ciascuno/ Ognuno al suo lavoro») che in quel periodo è ripetutamente citato anche da don Giussani.

Di fronte alle macerie di una cristianità in dissoluzione, i ciellini si sentono chiamati a rimboccarsi le maniche e a portare il contributo per un’edificazione nuova.

«La vera natura del compito storico di noi cristiani e del nostro intervento politico è la ripresa e la edificazione del movimento cattolico che è questo nuovo soggetto politico. Parlare di movimento cattolico per noi significa riferirci immediatamente all’unità organica del nostro popolo, al lavoro per una lettura diversa del bisogno e per una riorganizzazione globale di esso: un lavoro che sia immediatamente praticabile per tutti» (da un documento della Scuola del Movimento 1974, in Valerio Lessi, Una storia di popolo. I primi 50 anni di Cl a Rimini, Pazzini editore, Villa Verucchio, Rn, 2024, pag. 139).

La presenza di Cl nelle scuole riminesi

Le elezioni per gli organi collegiali nelle scuole riminesi del 23 febbraio 1975 documentarono la significativa presenza di Cl fra le varie componenti scolastiche: studenti, genitori e insegnanti. Il porsi delle liste promosse da esponenti di Cl rappresentarono un punto di riferimento e di aggregazione del mondo cattolico e di laici presenti negli istituti scolastici del circondario.

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L’avventura della competizione elettorale riguardò il sottoscritto anche personalmente in quanto fui candidato ed eletto all’istituto di ragioneria “Valturio”. Ricordo perfettamente la passione, per noi giovani studenti, con la quale si decise prima di partecipare alle elezioni e, di seguito, si composero le liste, si fece campagna elettorale e si festeggiò il risultato ottenuto. Il vero risultato fu, comunque, la crescita personale e comunionale per la condivisione di una esperienza di fede che si giocava in una circostanza. La partecipazione alle sedute del consiglio di istituto introdusse i rappresentanti eletti alla responsabilità della gestione della scuola. E tutto ciò nonostante i limiti degli spazi assegnati dalla legislazione vigente. Fu, comunque, senz’altro un salto di maturità della nostra consapevolezza con la quale vivere la presenza cristiana nella scuola ed anche un’opportunità di rapporto con le altre componenti scolastiche: direzione scolastica, genitori, insegnanti e personale non docente.

Il manifesto “Per una scuola democratica e popolare”

Nel mese di febbraio alla vigilia delle elezioni, A75 (mensile locale riminese di area cattolica) esce in un formato singolare: esternamente si presenta come al solito, ma all’interno si apre come un grande manifesto a firma di Comunione e Liberazione dal titolo “Per una scuola democratica e popolare”. Se alla vigilia l’incognita era l’astensione, i risultati sono invece sorprendenti: vota il 76 per cento degli studenti e il 68 per cento dei genitori. Nel numero di marzo di A75 un lungo articolo di Alver Metalli analizza l’esito delle elezioni nelle scuole riminesi. Il giudizio è che le elezioni «hanno confermato la presenza di Comunione e Liberazione come forza di primo piano nel mondo studentesco». Fra liste proprie e liste unitarie Cl ha infatti ottenuto 11 seggi su 36. Precisa A75: «Erano liste qualificate da un preciso discorso educativo e da un chiaro progetto politico».

Scrive Alver Metalli nell’articolo su A75:

«Domenica 23 febbraio 1975 oltre 20.000 cittadini (28.500 circa i chiamati) tra studenti, genitori, docenti e non docenti si sono recati nei rispettivi istituti di Rimini ad eleggere i 214 delegati nel principale organo collegiale (consiglio di istituto) previsto dal primo decreto Malfatti. […] La mobilitazione che si è creata nei mesi precedenti la data delle elezioni ha certamente diffuso e amplificato ovunque una discussione sulla scuola che da anni non raggiungeva né una tale intensità né, in certi luoghi, una tale qualità. La “gestione sociale” della scuola, prima ancora di essere esercitata nel chiuso delle sedi adibite ai diversi consigli e con i pochi delegati indicati dalle urne, è stata realizzata nelle assemblee di istituto tra studenti e genitori, nei circoli, nella sale parrocchiali, nei locali pubblici, nelle classi, nelle case, e in ogni altro luogo che ha ospitato le centinaia di assemblee di questo periodo. Il momento elettorale è solo un momento di verifica della “presa” che hanno determinato componenti nella opinione pubblica, del tipo di correnti di trasformazione nella posizione politica di coloro che lavorano per la democrazia nella scuola, del seguito e della credibilità riscossa dalle forze studentesche organizzate, del coinvolgimento che esse sanno realizzare tra gli studenti, i genitori e i lavoratori.

Posta questa prima fondamentale considerazione che cosa è possibile dire entrando nel merito dei risultati elettorali e, ancor prima, della osservazione del comportamento delle forze politiche studentesche?

  1. Il momento elettorale ha segnato un ulteriore punto fermo nel declino delle sinistre extraparlamentari […]
  2. Il secondo dato interessante che non è possibile ignorare anche perché è da tempo riscontrabile, nel vivo del mondo studentesco oltre che dai risultati odierni, riguarda la crescita, di seguito e politica, della Federazione Giovanile Comunista con la conseguente affermazione dei suoi programmi e delle liste che vi si ispirano. […]
  3. Da ultimo, i risultati elettorali hanno confermato la presenza di Comunione e Liberazione come forza di primo piano nel mondo studentesco. […] Il peso e la qualità elettorale dei voti raccolti dalle liste di Cl comprovano la vitalità e la capacità di coinvolgimento di questo movimento che da anni mostra di non risentire delle alterne fasi accusate dalle altre componenti studentesche. La stessa provenienza dei voti ricevuti dalle liste di Cl rivela la specificità di collocazione del movimento nell’ambito studentesco. Comunione e Liberazione non è riducibile ad una presenza di moderati che altri moderati possono eliminare, né è una presenza di “cattolici progressisti” che altri “cattolici” più progressisti possono pensare di sostituire. Cl anzi ha rappresentato per il mondo cattolico la possibilità di uno sbocco non moderato o qualunquista per coloro che tra i cristiani sono ancora preoccupati che la loro identità non sia ridotta ad un fatto puramente ispirativo e spiritualistico».

(1. continua)

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