La Turchia si ribella e scende in piazza contro il «dittatore Erdogan»

Di Leone Grotti
20 Marzo 2025
Il sultano ha fatto arrestare il suo principale rivale politico, il sindaco di Istanbul Imamoglu. Mentre l'opposizione denuncia «la tirannia» e la gente protesta in tutto il paese, la Nato insiste perché l'Ue includa la Turchia nella difesa europea
Proteste di piazza a Istanbul, in Turchia, dopo l'arresto del sindaco Imamoglu
Proteste di piazza a Istanbul, in Turchia, dopo l'arresto del sindaco Imamoglu (foto Ansa)

Il sultano Recep Tayyip Erdogan lavora silenziosamente, ma senza sosta, per costruire il suo sogno neo-ottomano e consolidare la posizione di forza della Turchia in Medio Oriente e in Europa. Così, mentre cerca di convincere l’Unione Europea a revocare le sanzioni al suo alleato jihadista in Siria, il governo di Ahmed al-Sharaa, e a includere Ankara in un eventuale nuovo piano di difesa dell’Europa, si dà da fare in patria per restare al potere “in eterno”. Come Vladimir Putin in Russia e Xi Jinping in Cina. Ma i turchi non vogliono più saperne e ieri sono scesi in piazza per protestare contro il «dittatore».

L’arresto di Imamoglu in Turchia

Erdogan governa la Turchia da oltre 20 anni e anche se le prossime elezioni generali si terranno nel 2028 (ma potrebbero essere anticipate), il presidente non vuole correre rischi di alcun genere. Per questo, a pochi giorni dalle primarie previste per domenica 22 marzo del Partito popolare repubblicano (Chp), la principale formazione di opposizione in Turchia, ha deciso di far fuori il suo sfidante più pericoloso: il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu.

Ieri mattina, la polizia turca ha fatto irruzione all’alba in casa di Imamoglu e dopo una perquisizione di due ore lo ha arrestato. Il sindaco è stato accusato di corruzione e di avere «legami con gruppi terroristici» come il Pkk curdo.

In un messaggio diffuso in turco sui social media, Imamoglu ha accusato il governo di «usurpare la volontà popolare», aggiungendo: «Siamo davanti a una grande tirannia, ma voglio assicurarvi che non mi scoraggerò».

Il leader dell'opposizione e sindaco di Istanbul arrestato in Turchia, Ekrem Imamoglu
Il leader dell’opposizione e sindaco di Istanbul arrestato in Turchia, Ekrem Imamoglu (foto Ansa)

Proteste in tutta la Turchia

Migliaia di persone hanno marciato spontaneamente davanti alla sede centrale del comune di Istanbul per esprimere solidarietà a Imamoglu, nonostante i divieti della prefettura. All’Università di Istanbul ci sono stati scontri tra la polizia e gli studenti. Dappertutto è risuonato il grido: «Abbasso il dittatore Erdogan!».

Dimostrazioni a favore di Imamoglu si sono tenute anche ad Ankara e Smirne mentre a Mugla, località nei pressi della costa sull’Egeo, ci sono stati scontri con le forze dell’ordine durante le proteste.

«Mi batterò come un leone»

Martedì, il giorno precedente all’arresto, l’Università di Istanbul aveva dichiarato «nulla» per ragioni tecniche la laurea in Economia aziendale di Imamoglu. La tempistica della decisione, definita dal sindaco «illegale», è sospetta: non solo perché arriva a trent’anni dal rilascio del diploma, ma per le sue conseguenze.

In Turchia, infatti, solamente i cittadini laureati possono candidarsi alla presidenza del paese. Secondo il sindaco di Istanbul, l’università è stata costretta da Erdogan a stralciare la sua laurea: «Il giorno in cui coloro che prendono simili decisioni dovranno risponderne davanti alla storia e alla giustizia è vicina. La marcia del nostro popolo, che è assetato di giustizia e democrazia non può essere fermata». Imamoglu, interrogato sul suo futuro politico, aveva aggiunto: «Che cosa farò ora? Continuerò a battermi come un leone».

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«Erdogan teme di perdere le elezioni»

«La decisione di revocare la laurea di Imamoglu», per non parlare dell’arresto sulla base di vaghe accuse, «dimostra che lo stesso Erdogan non è sicuro di poter vincere le elezioni del 2028», ha dichiarato all’Associated Press Wolfango Piccoli, analista di Teneo.

«Non siamo – ha aggiunto – soltanto davanti al tentativo di minare l’equità delle elezioni attraverso la rimozione del candidato più forte dell’opposizione, questa decisione riflette la sfrontatezza [di Erdogan] e il potere di dettare cosa è reale e cosa non lo è controllando l’apparato statale».

L’ascesa di Imamoglu in Turchia

Imamoglu è diventato sindaco di Istanbul nel 2019 assestando una sconfitta elettorale storica a Erdogan e al suo Partito della giustizia e dello sviluppo, che governava la città più grande della Turchia da 25 anni.

I giudici fecero ripetere il voto e Imamoglu vinse di nuovo. Il sindaco, attualmente a capo dell’Unione dei comuni della Turchia, è stato confermato presidente della municipalità alle elezioni locali del 2024 con il 51,14% dei voti.

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Il «colpo di stato» di Erdogan

Il presidente del partito di opposizione Chp, Ozgur Ozel, ha definito la persecuzione giudiziaria di Imamoglu «un colpo di stato contro il nostro prossimo presidente. L’attuale potere vuole prevenire il paese dal determinare la prossima guida».

La vicepresidente del partito, Tulay Hatimogullari, ha specificato che «l’arresto del sindaco della più grande città del paese per motivi politici è una vergogna che non sarà dimenticata per secoli. Questa operazione mina la fiducia nella giustizia ed è un tentativo di ridisegnare la politica attraverso i giudici».

Il principale sfidante di Imamoglu alle primarie del Chp di domenica, il sindaco di Ankara Mansur Yavas, ha annunciato la sospensione della propria candidatura in solidarietà con «l’ingiustizia» subita dal rivale. «Sindaco Ekrem, saremo con te fino alla fine».

Il presidente della Turchia, Recep Erdogan, incontra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen
Il presidente della Turchia, Recep Erdogan, incontra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto Ansa)

L’Ue può fidarsi di questa Turchia?

Come riportato dal Financial Times, la scorsa settimana il segretario generale della Nato Mark Rutte ha fatto pressione sui leader dell’Unione Europea per includere la Turchia di Erdogan nel progetto di costruzione della difesa comune europea.

Ankara non dispone soltanto del secondo esercito più grande della Nato dopo gli Stati Uniti, uno dei più “testati” sul campo visti i numerosi interventi in Iraq e Siria, ma ha anche aumentato nel 2024 l’export di armamenti del 29%, raggiungendo i 7,1 miliardi di dollari, diventando così l’11mo esportatore globale (l’Italia è il sesto).

Resta la domanda se l’Ue possa fidarsi in tema di difesa di un paese come la Turchia, il cui leader, il sultano Erdogan (o «dittatore» per dirla alla Mario Draghi), non rispetta nessuno degli standard democratici promossi da Bruxelles, viola costantemente i diritti umani e non è meno pericoloso di dittatori come Putin e Xi.

@LeoneGrotti

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