La solidarietà pelosa dei No Tav al sindaco Pinard non gli fa piegare la testa: «Sono stufo»

Di Marco Margrita
05 Novembre 2012
Dopo l'atto vandalico contro la vigna del sindaco di Chiomonte, due trenocrociati scrivono una lettera al primo cittadino di Chiomonte in cui gli dicono di "non lamentarsi". Ma quello contrattacca

Potrebbe essere stato l’atto vandalico ai danni della vigna del primo cittadino di Chiomonte (di cui abbiamo dato notizia, e sui cui sviluppi in rete vi intratterremo più tardi nel pezzo) a colmare la misura. Sta di fatto che, salvo impedimenti dell’ultima ora, il 12 novembre prossimo avverrà la promessa visita del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri al cantiere alla Maddalena. Oltre al passaggio al cantiere, probabile un incontro con il sindaco Renzo Pinard. Lo stesso, dopo l’assalto alla sua vigna che fa seguito ad un primo attentato incendiario al suo studio in paese, aveva lamentato di sentirsi abbandonato dallo Stato e preda della morsa dei No Tav. No Tav che intanto, in questo fine settimana, con tanto di assalto al cantieri e taglio delle reti, hanno inaugurato il presidio abusivo in località Gravella, a pochi metri dal varco 1 di strada Avanà.

L’assalto alle vigne, in rete, continua a far discutere. A qualche giorno dai fatti, sui siti della galassia trenocrociata è comparsa una “lettera aperta” di due chiomontini, Marisa e Gildo Meyer. Scrivono i due, rivolgendosi direttamente al sindaco: «Siamo dispiaciuti per il disagio da lei subito, per la parziale distruzione della sua uva del ghiaccio, è stato un gesto inutile e dannoso anche nei confronti della terra e dei suoi frutti. Mi stupisce anche molto che il fatto sia successo in una zona controllata dalle forze dell’ordine, con telecamere e uomini che presidiano il territorio e impediscono anche a noi paesani di transitare in via Avanà. Per quanto riguarda il danno economico così elevato crediamo non sia neanche paragonabile a quello che lei ha fatto con il signor Prefetto e la lobbies del cemento alla nostra comunità, consentendo il prelievo forzato del sito ed il museo archeologico, la cantina sociale della Comunità Montana, la zona della Clarea con i suoi castagni secolari, dove nonostante l’autostrada, era meta delle passeggiate dei turisti e degli abitanti». Per dirla semplice: te la sei cercata, che vuoi? Infatti, la missiva si chiude con questi due passaggi: «Per questo riteniamo che dovrebbe avere il buon gusto e la dignità di tacere e smetterla di lamentarsi, perché il vero attentato in questo caso lo abbiamo subito noi cittadini e la Costituzione Italiana. La sua vigna riprodurrà l’uva l’anno prossimo, ma la Clarea non tornerà più come prima. Con la sua collaborazione lei ha contribuito al debito e noi lo dovremo pagare per tutta la vita, per un’opera dannosa e inutile». A qualcuno sarà tornata in mente la “solidarietà alle quattro gomme” espressa, in un comunicato del movimento, in occasione dell’atto vandalico contro l’auto del sindaco di Sant’Antonino di Susa, Antonio Ferrentino.

Il sindaco di Chiomonte non ha taciuto, però. Ha replicato dal proprio profilo di Facebook. «Due noti esponenti No Tav di Chiomonte, firmandosi, mi hanno nuovamente attaccato per il solito argomento della Tav. Ci sta tutto – scrive il primo cittadino – ma quello che mi stupisce è l’attacco al fatto che mi sono lamentato di quello che ignoti ed idioti hanno fatto nelle vigne. Attualmente ci lavorano due ragazzi di Chiomonte, per un progetto che non è sicuramente mirato a farmi diventare miliardario ma a coltivare una passione, che spero non si esaurisca anche perché metterebbe a rischio il posto di lavoro di questi due bravissimi ragazzi. Sono definito come il responsabile dello “scempio ” in Val Clarea ma girando per la valle vedo: case detti presidi completamente abusivi, campeggi abusivi, manifestazioni abusive, scarichi in Dora abusivi, somministrazioni di alimenti abusivi, vendita di alimenti abusivi, concerti abusivi. Si impedisce sistematicamente al dissenso di esprimersi , non parliamo delle minacce che fanno parte dei rischi del mestiere». Di seguito un duro sfogo, che mettete di seguito una serie di “sono stufo”. Sono stufo, scrive Pinard, «di vedere i miei concittadini dover presentare i documenti per andare nelle vigne. Sono stufo che gli operai della Maddalena non possano passare dalla strada dell’Avanà per andare a lavorare e magari quelli di altre aziende sì: vuol dire che ci sono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B… molto discriminante! Sono  stufo di vedere la mia valle che soffre con i politici totalmente insensibili. Sono stufo di vedere strade e autostrade chiuse e che i turisti non possano venire in valle. Sono stufo di non potermi curare in strutture pubbliche. Sono stufo che vengano tagliati servizi importanti negli ospedali nella valle. Sono stufo di vedere scritto su luoghi pubblici che devo morire di cancro e che sono un infame».

Quanti insistono sulla necessità di un lavoro comune per una nuova “convivenza civile in Valle”, e che affidano più di una speranza alla visita della ministro, probabilmente non inseguono “fuochi fatui”, ma colgono un’urgenza reale.

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1 commento

  1. Enrico

    Ma quanto ci costano questi ciminali? Liberi di contestare, è loro diritto, ma nel rispetto della democrazia. I loro metodi squadristi ricordano da vicino le bande di Rio o l'”ordine” del Nord Corea.

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