Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Interni

La slavina delle carte bollate

Controlli, confusione, mancanza di un capo «antipatico» alla Bertolaso che decida: così non si può governare l’emergenza

Emanuele Boffi
04/02/2017 - 4:00
Interni
CondividiTwittaChattaInvia

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Forse viene giù la diga. Ma, tranquilli, solo “forse”. Riassunto un po’ grezzamente potrebbe essere questo il messaggio che è stato lanciato a qualche giorno dalle scosse che hanno colpito il Centro Italia da Sergio Corbucci, presidente della Commissione Grandi Rischi, parlando della diga di Campotosto. C’è un “rischio Vajont”, ma niente panico. Risultato? Panico. «È stato così, letteralmente, per qualche ora», conferma a Tempi il sindaco di Ascoli, Guido Castelli, cui in quelle ore il cellulare ha incominciato a scottare fra le dita, tra innumerevoli telefonate di parenti, amici, cittadini, autorità che chiedevano se occorresse evacuare la città.

«Da agosto viviamo in una situazione di continua emergenza», spiega il primo cittadino. «Le scosse, i morti, la neve e interi quartieri cittadini in black out elettrico. Ci mancava solo l’allarme sulla diga, poi ridimensionato con altre dichiarazioni più prudenti, anche se non del tutto rassicuranti». Dico e non dico. Non affermo ma faccio intendere. Smozzico frasi così che non mi si possa rimproverare, magari da parte di qualche magistrato, di non aver fatto il mio dovere. Il risultato di questo tergiversare, di questo cadenzato movimento a tergicristallo tra certezze opposte? «Panico. E pure parecchia incazzatura».

LEGGI ANCHE:

Le conseguenze del terremoto in Afghanistan

Talebani, crisi, terremoto. In Afghanistan è piena emergenza

26 Giugno 2022
Misure di sorveglianza anti Covid in una fabbrica cinese

Il volto nuovo del potere

15 Settembre 2021

Intervistato da Giovanni Minoli su La7, l’ex gran capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, è andato dritto al cuore del problema senza troppe fisime linguistiche: hanno svuotato la mia creatura di ogni potere, l’hanno resa meno efficiente, più pigra, più macchinosa. Gli effetti, fatto salvo l’eroico impegno e la generosità dei singoli, li vedono tutti. Hanno buttato la sabbia dei controlli e della delegittimazione negli ingranaggi e oggi, ha sentenziato Bertolaso, «c’è una risposta meno pronta, meno determinata e meno convinta a livello di vertici». Non è solo una questione di soldi. Certo, se il governo Berlusconi nel 2010 aveva destinato alla Protezione Civile 2 miliardi e oggi ci sono a disposizione solo 380 milioni, qualcosa dovrà pur dire.

Se all’Aquila furono assegnate 5.653 abitazioni in cento giorni e fu organizzato un sistema di 700 pulmini che ogni mattina passavano a prendere gli scolari offrendo loro cappuccino e brioches, qualcosa dovrà pure significare. Ma che tintinnino meno quattrini, ha detto ancora il rude Guido, è solo conseguenza di un problema più grave e cioè la decisione politica di colpire la «credibilità» della Protezione civile. Qui il lettore potrà decidere a quale versione della vicenda dare credito: se a quella delle “cricche” che sghignazzano al telefono fregandosi le mani perché alle disgrazie seguono gli affari, o a quella dello stesso Bertolaso che a Minoli ha spiegato che «alcuni direttori di testate importantissime vennero a dirmi: “Caro Bertolaso, l’abbiamo dovuta massacrare perché lei era l’unico in grado di prendere il posto di Silvio Berlusconi in politica”. Questo mi è stato detto chiaro e tondo, ovviamente in camera caritatis».

Abuso d’ufficio dietro l’angolo
Tuttavia, anche volendo trovare una verità mediana tra le opposte interpretazioni, resta l’impressione che questa volta la catena di comando ha funzionato con qualche singhiozzo e con qualche intoppo in più di cui si deve essere accorto lo stesso presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che ha cercato di rimediare inviando il viceministro Filippo Bubbico al centro di comando di Penne per rimettere ordine nel piccolo-grande caos. Trovare il filo d’Arianna per uscire dal dedalo non è facile: da un lato il codice degli appalti da rispettare, dall’altro il timore che domani una qualche procura possa contestare reati d’abuso d’ufficio.

Enzo Boschi, sismologo di fama, uomo che ha il dono della schiettezza, la vede così: «Serve un capo assoluto – dice a Tempi –, un monarca, persino antipatico, se è necessario». Insomma, un Bertolaso. «All’Aquila e ad Haiti ha compiuto un lavoro straordinario riportando a casa con interventi rapidi e mirati non solo gli italiani, ma tutti gli europei». Boschi, per ventotto anni a capo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ha a che fare coi terremoti da una vita. Li studia, cerca di classificare dove possano esplodere, richiama perennemente a non scordarsi che viviamo su suolo sismico. Tanta prossimità e lunga esperienza gli hanno insegnato che bastano dieci minuti per salvare o non salvare una vita umana. Di qui la certezza che «in situazioni di emergenza – dice a Tempi – il capo della Protezione civile deve poter disporre di poteri “militari”. Una frazione di secondo fa la differenza. Se oggi, e non domani, deve far arrivare gli spazzaneve dalla Groenlandia, deve poterlo fare subito. L’emergenza richiede velocità, capacità di comando, esecuzione immediata».

Devo chiudere le scuole?
Per Bertolaso è nella diarchia Curcio-Errani il busillis. E la soluzione è semplice: «Si riparte da Fabrizio Curcio, da un dipartimento nazionale riorganizzato con il pieno supporto della politica e del governo e con il presidente del Consiglio che deve fare le ordinanze e provvedimenti per dare poi, al dipartimento, la possibilità di essere efficace come in passato». Parole simili a quelle di Agostino Miozzo, suo braccio destro tra il 2002 e il 2010: «La gestione dell’emergenza non è un tavolo di discussione politica. La gestione dell’emergenza non può essere configurata come una democrazia assembleare: non c’è democrazia nel governo delle emergenze». «Il commissario per la ricostruzione Vasco Errani, ottima persona – attacca Castelli –, è solo un’altra vittima dell’ansia da prestazione di Matteo Renzi e del suo desiderio di storytelling da eroe Marvel. Ma così, inevitabilmente, ha reso più leggera la figura di Curcio, a danno di tutti».

Ora pare che il governo stia cercando di metterci una pezza. Gentiloni ha detto che «dobbiamo essere più veloci. E per esserlo dobbiamo dare poteri più efficaci e straordinari». È un primo passo, si spera utile, anche se ancora circolano voci di ulteriori fasi di controllo, del coinvolgimento della Santa Anac del beato Cantone e di timbri, scartoffie, protocolli che lasciano immobili ed esitanti uomini e situazioni che avrebbero bisogno di non mordere il freno. «Dopo l’allarme sul rischio Vajont per la diga di Campotosto – racconta Castelli – il sindaco di Leonessa ha chiuso le scuole sine die. Io ho dato disposizione di tenerle aperte perché sono convinto, e l’ho dimostrato anche personalmente accompagnando mio figlio in quella da lui frequentata, che sono sicure. Ho fatto fare i controlli che lo Stato mi chiede: dal 24 agosto ad oggi la mia amministrazione ha speso due milioni di euro per le verifiche dei tecnici Aedes e i lavori manutentivi necessari a rassicurarci sul coefficiente di resistenza e di staticità delle scuole ascolane. Ma qui nasce il problema: lo Stato mi chiede di presentare per gli edifici pubblici di rilevanza strategica il cosiddetto indice di vulnerabilità sismica. Quello non ce l’ho, costa un milione di euro. Cosa devo fare? Chiudere le scuole finché non trovo i soldi, quegli stessi soldi che lo Stato mi ha sottratto con la spending review?».

Il Vietnam delle verifiche
Qui sta l’inghippo e, anche se il primo cittadino non lo dice, è chiaro che nel paese delle scie chimiche e dei processi agli scienziati, basta il ghiribizzo di un magistrato per portare alla sbarra qualcuno che non ha fatto tutte le verifiche del caso. La trasparenza può essere un bel cappio al collo invisibile. Così accade che ad Arquata del Tronto le casette siano arrivate, la Regione abbia individuato le sette zone dove dislocarle, ma di queste solo una sia stata già approvata. Così capita per le macerie che, in attesa dei pareri di congruità dell’Arpa, non essendo ancora stato individuato un sito dove deporle, sono portate a Roma.

La zona colpita dal terremoto è crocevia di quattro Regioni e questo complica ancor più le cose. «Gli uffici regionali sono in mano alla burocrazia», lamenta Castelli, inconsapevolmente confermando quanto detto sempre da Bertolaso: «Gli enti locali vanno messi da parte. Le Regioni non devono avere competenze nell’ambito della gestione delle emergenze». Nella zona del cratere è tutto fermo e non solo a causa della paura di nuove scosse. «La questione – aggiunge ancora Castelli – è che lo Stato impone obblighi che poi non permette di soddisfare». Una tortura in un labirinto. «Stiamo aspettando Godot. È chiaro che nessuno ha la bacchetta magica, ma è troppo chiedere alla burocrazia di non mettere il piombo fuso sulle ali di chi cerca di svolazzare? Come possiamo pensare di ricostruire se siamo ancora impantanati nel Vietnam delle verifiche?».
Sembrerà paradossale, ma oggi Castelli non chiede soldi allo Stato, ma «la possibilità di avvalermi di trenta giovani geometri per mettere a posto tutte quelle carte che le procedure mi impongono di produrre. Dopo la tragica valanga sul Rigopiano ce ne è un’altra cui noi sindaci dobbiamo far fronte quotidianamente: quella delle carte bollate». È una slavina anche quella, forse. Ma, tranquilli, solo “forse”.

Foto Ansa

Tags: Abruzzoburocraziaguido bertolasoprotezione civilerigopianoterremoto
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Le conseguenze del terremoto in Afghanistan

Talebani, crisi, terremoto. In Afghanistan è piena emergenza

26 Giugno 2022
Misure di sorveglianza anti Covid in una fabbrica cinese

Il volto nuovo del potere

15 Settembre 2021
I bambini di Haiti sopravvissuti al terremoto del 14 agosto e in balia delle piogge torrenziali della tempesta Grace

Cosa resta in piedi ad Haiti tra le macerie e il diluvio

19 Agosto 2021
Haiti, dal sisma del 14 agosto si contano 1.300 vittime, oltre 5.700 feriti. Si parla di migliaia di dispersi e decine di migliaia di sfollati

Il crollo senza fine di Haiti

16 Agosto 2021
Lombardia, l'hub vaccinale Palazzo delle Scintille di Milano è il più grande d'Italia

La Lombardia che vola sui vaccini è un’ottima notizia (che non si può dare)

30 Aprile 2021

I monaci di Norcia, eterni costruttori tra le macerie del mondo

28 Gennaio 2021

Video

Foto Red Dot per Unsplash
Ambiente

Stop auto endotermiche? «Decisione ideologica»

Redazione
9 Giugno 2022

Altri video

Lettere al direttore

L’aborto non può essere considerato un diritto naturale

Emanuele Boffi
29 Giugno 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Augias “putiniano”? Chi semina conformismo raccoglie stupidità
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Loro cantano “Imagine”. Noi cantiamo “Martino e l’imperatore”
    Emanuele Boffi
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    L’ideale cristiano non è la brava persona di successo, ma il santo
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Vasilij Grossman, la Russia e Macron
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro

Foto

Ragazza in bicicletta
Foto

Esame di maturità. Un rito di passaggio

27 Giugno 2022
Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist