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La Russia è pronta ad annettersi il 15 per cento dell’Ucraina. Così la guerra peggiorerà

Ieri si sono conclusi i referendum farsa a Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia. Gli ucraini hanno dovuto votare guardati a vista dai soldati russi armati. Putin si costruisce così la possibilità di utilizzare armi nucleari

Leone Grotti
28/09/2022 - 6:27
Esteri
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Cittadini in Ucraina votano nel referendum sull'annessione della regione di Luhansk alla Russia

«Due collaboratori sono arrivati a casa nostra con una scheda elettorale accompagnati da soldati armati. Hanno chiesto a mio padre se era favorevole all’annessione alla Russia e lui ha risposto “no”. Ho paura che ora verrà perseguitato». È quanto raccontato alla Bbc da una ragazza di Melitopol, città occupata nella regione di Zaporizhia, una delle quattro zone dell’Ucraina dove a partire dal 23 settembre quattro milioni di ucraini sono stati chiamati a decidere via referendum sull’annessione alla Russia.

I referendum farsa in Ucraina

Mentre tutti gli organismi internazionali parlano di «farsa elettorale», secondo i media russi il voto che si è concluso ieri è valido perché l’affluenza ha superato il 50 per cento. L’agenzia di stampa statale russa Tass ha dichiarato che lunedì la partecipazione popolare era già dell’86% a Donetsk, dell’83% a Luhansk, del 63% a Kherson e del 66% a Zaporizhia.

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Per quanto è possibile che molti cittadini ucraini, soprattutto a Donetsk e Luhansk, siano favorevoli all’annessione non ci sono dubbi sulla irregolarità della consultazione, definita una «palese violazione del diritto internazionale» dal segretario della Nato, Jens Stoltenberg. Secondo diverse testimonianze i residenti hanno dovuto votare alla presenza di soldati armati. In alcuni casi, l’esercito russo è passato casa per casa a raccogliere le preferenze, spesso compilando personalmente le schede dopo aver raccolto verbalmente l’intenzione di voto dei residenti. In altri casi, i soldati hanno preteso che una sola persona votasse per tutta la famiglia.

Secondo i risultati provvisori comunicati dai media russi, considerando solo i residenti della regione attualmente sfollati in Russia, la stragrande maggioranza dei cittadini si sarebbe espressa a favore dell’annessione: il “sì” avrebbe ottenuto il 97% delle preferenze a Kherson e il 98% nelle altre tre regioni. Il ministero della Difesa britannico ha comunicato che Putin potrebbe annunciare l’annessione formale delle quattro regioni occupate venerdì alla Duma.

«I russi cercano ucraini da arruolare»

I referendum non erano tutti uguali. Nelle autodichiarate repubbliche di Luhansk e Donetsk il quesito, stampato soltanto in russo, riguardava «l’ingresso nella Federazione russa». Nelle regioni di Zaporizhia e Kherson le schede, stampate in russo e in ucraino, domandavano invece il sostegno o meno «alla secessione dall’Ucraina, alla creazione di un paese indipendente e alla successiva annessione alla Federazione russa».

Secondo il governatore di Luhansk Serhiy Haidai, scappato prima che i russi occupassero l’intero territorio dell’oblast, il referendum viene usato come scusa per cercare casa per casa uomini da arruolare perché combattano contro l’Ucraina. «Vogliono anche verificare se ci siano elementi sospetti e pro Kiev», ha dichiarato all’Associated Press.

Aumenta il rischio di uno scontro nucleare

L’annessione delle quattro regioni permetterebbe alla Russia di strappare all’Ucraina il 15 per cento del suo territorio. Ma i referendum non rappresentano solo una vittoria per la propaganda di Vladimir Putin o una mossa per placare le frange russe più nazionaliste. Sono anche un’arma strategica per proseguire la guerra.

Come dichiarato a Tempi dall’esperta di politica russa Mara Morini, professoressa associata di Scienza politica all’Università di Genova,

«a prescindere dal riconoscimento internazionale dei referendum, una volta che i territori saranno entrati a far parte della Federazione russa, ogni attacco in queste regioni darà a Putin la possibilità di agire secondo quanto previsto dall’articolo 87 comma 2 della Costituzione. E cioè dichiarare la legge marziale per aggressione e soprattutto applicare la dottrina militare che prevede anche l’utilizzo di ordigni nucleari, in quanto si produrrebbe una minaccia esistenziale per la Russia».

I referendum dunque – organizzati frettolosamente e con scarso preavviso proprio a causa delle difficoltà di Mosca nel conflitto – rendono più concreto il rischio che la guerra degeneri in scontro nucleare. Putin utilizzerà l’annessione come arma per spaventare e mettere in guardia il mondo dal tentativo di fermare l’invasione dell’Ucraina.

«Serve creatività per trattare la pace»

Il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, ed ex presidente della Federazione, Dmitry Medvedev, in una delle sue ormai consuete intemerate, ha dichiarato ieri che «la Russia ha il diritto di utilizzare armi nucleari, se necessario». Gli Stati Uniti, a giudicare dalle parole di Joe Biden all’Onu, non sembrano intenzionati a farsi intimidire e hanno giurato di «rimanere solidali all’Ucraina». Il presidente americano ha anche ricordato che «una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta».

Per scongiurare il rischio di un conflitto nucleare servirebbe una trattativa, che attualmente però pare lontanissima. «Nel rapporto con i russi l’Occidente deve tenere insieme da un lato la fermezza nel sostenere l’Ucraina, che ha permesso una resistenza esemplare, dall’altro la creatività politica e istituzionale per costruire una prospettiva di pace», spiegava a Tempi l’ex ministro della Difesa Mario Mauro.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: armi nuclearidonetskguerra ucrainaKhersonluhanskreferendumRussiaUcrainavladimir putinZaporizhia
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