
La grande pianificazione green

Nel XVI secolo il filosofo empirista Francis Bacon, con la sua visione della rivoluzione scientifica, incoraggiava l’essere umano a studiare la natura e a costruire meccanismi, macchine che potessero migliorarla, rendendo così più facile la vita umana. Successivamente Thomas Hobbes, che di Bacon era stato allievo, ci presenta l’immagine di una natura matrigna, all’interno della quale l’uomo non potrebbe sopravvivere, se non manipolandola. Nel XIX secolo il filosofo liberale John Stuart Mill torna sulla necessità da parte del genere umano di dominare la natura, di domarla. Henry David Thoureau sente, dal canto suo, l’esigenza di un ritorno alla natura, nel suo celebre Walden ovvero vita nei boschi (1854). Nella storia del pensiero umano si sono alternate, da un lato, visioni di una natura benigna, dove l’uomo viveva felice e con il corpo sano, ricordiamo Rousseau, il culto del primitivo, di un’età dell’oro preindustriale e dall’altro, visioni di una natura matrigna che occorreva domare per garantire la propria sopravvivenza. Quella che sembra prevalere a Bruxelles è la mistica di una natura violata dall’uomo, che quindi si rivolta contro di noi con mutamenti climatici ed eventi catastrofici sempre più frequenti.
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