La Germania ha deciso di revocare la cittadinanza ai suoi foreign fighter
La Germania è pronta a revocare la cittadinanza a quei cittadini tedeschi che negli ultimi anni hanno deciso di combattere con lo Stato islamico in Siria. Più di mille persone sono partite dalla Germania alla volta del Medio Oriente per unirsi ai jihadisti, a partire dal 2013. Di questi, un terzo ha già fatto ritorno in Germania, un terzo è deceduto e circa 300 cosiddetti foreign fighter sarebbero pronti a tornare ora che l’Isis è quasi interamente stato sconfitto in Siria.
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Secondo la Sueddeutsche Zeitung, riporta Reuters, la revoca della cittadinanza avverrà nel caso siano soddisfatti tre requisiti: il terrorista deve avere una seconda cittadinanza, e non deve quindi in seguito al provvedimento diventare apolide, deve essere maggiorenne e deve continuare a combattere per l’Isis anche dopo l’entrata in vigore dei nuovi regolamenti.
Il governo di coalizione guidato da Angelo Merkel ha deciso di risolvere così un tema spinoso che in questi mesi stanno affrontando tutti i governi europei. Il Regno Unito ha già cominciato a revocare la cittadinanza ai propri foreign fighter. È il caso di Shamima Begum, volata in Siria all’età di 15 anni per combattere con l’Isis, che ha chiesto poche settimane fa di poter tornare a casa pur dicendosi «non pentita» di quanto fatto in questi anni. Londra le ha risposto revocandole la cittadinanza.
I TERRORISTI ITALIANI
Il problema riguarda anche l’Italia. Sono 129 i terroristi partiti o legati all’Italia e di questi solo 13 sono già ritornati. Secondo Lorenzo Vidino, della George Washington University ed ex coordinatore della Commissione italiana per lo studio della radicalizzazione, i bassi numeri nostrani rispetto ad altri paesi europei sono dovuti al fatto che «il nostro Paese ha una delle percentuali di decessi più alta». I miliziani partiti dall’Italia, spesso a causa della giovane età, non sono infatti stati addestrati a dovere e soprattutto, spiega il Corriere, «non hanno quasi mai occupato posizioni importanti nei ranghi del Califfato». Di conseguenza, sono spesso stati usati al fronte e «non sono riusciti a salvarsi da ferite, raid, regolamenti di conti o da fame e malattie».
Secondo l’inviato di guerra Gian Micalessin, circa 800 combattenti europei si trovano attualmente in Siria e sarebbero pronti a tornare. «L’unica soluzione è allestire una sorta di nuovo Tribunale di Norimberga su base europea. Prima ancora di giudicare e condannare i colpevoli degli orrori dell’Isis è necessario interrogarli a fondo per far luce sulle cellule con cui collaboravano e individuare i complici che possono esser nel frattempo rientrati in Europa. Solo così potremo dire di aver vinto la guerra all’Isis, ripulito le città europee e aver reso giustizia a chi è caduto sotto i colpi di quei fanatici».
Foto Ansa
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