La famiglia, i divorziati, le vocazioni, i giovani. Papa Francesco: «Proporre una conoscenza esistenziale di Cristo»

Di Papa Francesco
07 Febbraio 2014
Il discorso del pontefice ai vescovi polacchi. «Bisogna insistere di più sulla formazione della fede vissuta come relazione, nella quale si sperimenta la gioia di essere amati e di poter amare»

Pubblichiamo ampi stralci del discorso pronunciato questa mattina da papa Francesco ai vescovi polacchi ricevuti in visita «ad limina Apostolorum». I titoletti in nero sono nostri.

FAMIGLIA E DIVORZIATI (…) Prima di tutto, nell’ambito della pastorale ordinaria, vorrei focalizzare la vostra attenzione sulla famiglia, «cellula fondamentale della società», «luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 66). Oggi invece il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno (cfr. ibid.). Purtroppo questa visione influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto. I Pastori sono chiamati a interrogarsi su come assistere coloro che vivono in questa situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio, dall’amore fraterno di altri cristiani e dalla sollecitudine della Chiesa per la loro salvezza; su come aiutarli a non abbandonare la fede e a far crescere i loro figli nella pienezza dell’esperienza cristiana.
D’altra parte, bisogna chiedersi come migliorare la preparazione dei giovani al matrimonio, in modo che possano scoprire sempre di più la bellezza di questa unione che, ben fondata sull’amore e sulla responsabilità, è in grado di superare le prove, le difficoltà, gli egoismi con il perdono reciproco, riparando ciò che rischia di rovinarsi e non cadendo nella trappola della mentalità dello scarto. Bisogna chiedersi come aiutare le famiglie a vivere e apprezzare sia i momenti di gioia sia quelli di dolore e di debolezza.
Le comunità ecclesiali siano luoghi di ascolto, di dialogo, di conforto e di sostegno per gli sposi, nel loro cammino coniugale e nella loro missione educativa. Essi trovino sempre nei Pastori il sostegno di autentici padri e guide spirituali, che le proteggono dalle minacce delle ideologie negative e le aiutano a diventare forti in Dio e nel suo amore.

I GIOVANI. La prospettiva del prossimo Incontro mondiale della gioventù, che avrà luogo a Cracovia nel 2016, mi fa pensare ai giovani, che con gli anziani sono la speranza della Chiesa. Oggi, un mondo ricco di strumenti informatici offre loro nuove possibilità di comunicazione, ma al tempo stesso riduce i rapporti interpersonali di contatto diretto, di scambio di valori e di esperienze condivise. Tuttavia, nei cuori dei giovani c’è un’ansia di qualcosa di più profondo, che valorizzi in pienezza la loro personalità. Bisogna venire incontro a questo desiderio.
In tal senso, ampie possibilità offre la catechesi. So che in Polonia vi partecipa la maggioranza degli alunni nelle scuole, i quali raggiungono una buona conoscenza delle verità della fede. La religione cristiana, tuttavia, non è una scienza astratta, ma una conoscenza esistenziale di Cristo, un rapporto personale con Dio che è amore. Bisogna forse insistere di più sulla formazione della fede vissuta come relazione, nella quale si sperimenta la gioia di essere amati e di poter amare. Occorre che si intensifichi la premura dei catechisti e dei pastori, affinché le nuove generazioni possano scoprire pienamente il valore dei Sacramenti come mezzi privilegiati di incontro con Cristo vivo e fonte di grazia. I giovani siano incoraggiati a far parte dei movimenti e delle associazioni la cui spiritualità si basa sulla Parola di Dio, sulla liturgia, sulla vita comunitaria e sulla testimonianza missionaria. Trovino anche le opportunità di esprimere la loro disponibilità e l’entusiasmo giovanile nelle opere di carità promosse dai gruppi parrocchiali o scolastici della Caritas o in altre forme di volontariato e di missionarietà. La loro fede, il loro amore e la loro speranza si rafforzino e fioriscano nell’impegno concreto in nome di Cristo.

LE VOCAZIONI. La terza attenzione che vorrei raccomandarvi è quella per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. (…) Nel ministero sacerdotale la luce della testimonianza potrebbe essere offuscata o “nascosta sotto il moggio” se mancasse lo spirito missionario, la volontà di “uscire” in una sempre rinnovata conversione missionaria per cercare — anche nelle periferie — e avvicinare coloro che attendono la Buona Novella di Cristo. Questo stile apostolico richiede anche lo spirito di povertà, di abbandono, per essere liberi nell’annuncio e sinceri nella testimonianza della carità. A tale proposito ricordo le parole del beato Giovanni Paolo II: «Da noi tutti, sacerdoti di Gesù Cristo, si attende che siamo fedeli all’esempio da lui lasciato. Quindi che siamo “per gli altri”. E se “abbiamo” — affinché abbiamo anche “per gli altri”. Tanto più perché se abbiamo — abbiamo “dagli altri” (…) Con uno stile di vita vicino a quello di una famiglia media, anzi piuttosto a quello di una famiglia più povera» (Discorso ai seminaristi, al clero e ai religiosi, Cattedrale di Stettino, 11 giugno 1987, 9).
Non dimentichiamo, cari Fratelli, le vocazioni alla vita consacrata, soprattutto quelle femminili. Come avete osservato, preoccupa il calo delle adesioni alle congregazioni religiose anche in Polonia: un fenomeno complesso, le cui cause sono molteplici. Auspico che gli Istituti religiosi femminili possano continuare ad essere, in modo adeguato ai nostri tempi, luoghi privilegiati dell’affermazione e della crescita umana e spirituale delle donne. Le religiose siano pronte ad affrontare i compiti e le missioni anche difficili ed esigenti, che valorizzino le loro capacità intellettuali, affettive e spirituali, i loro talenti e carismi personali. Preghiamo per le vocazioni femminili e accompagniamo con stima le nostre sorelle, che spesso nel silenzio e inosservate spendono la loro vita per il Signore e per la Chiesa, nella preghiera, nella pastorale e nella carità.

I POVERI. Concludo esortandovi alla sollecitudine per i poveri. Anche in Polonia, nonostante l’attuale sviluppo economico del Paese, ci sono tanti bisognosi, disoccupati, senzatetto, malati, abbandonati, come pure tante famiglie — soprattutto quelle numerose — senza sufficienti mezzi per vivere e per educare i figli. Siate loro vicini! So quanto fa la Chiesa in Polonia in questo campo, mostrando grande generosità non solo in patria ma anche in altri Paesi del mondo. Ringrazio voi e le vostre comunità per quest’opera. Continuate ad incoraggiare i vostri sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli ad avere la “fantasia della carità” e a praticarla sempre. E non dimenticate quanti per vari motivi lasciano il Paese e cercano di costruire una nuova vita all’estero. Il loro crescente numero e le loro esigenze richiedono forse più attenzione da parte della Conferenza Episcopale. Accompagnateli con cura pastorale adeguata, perché possano conservare la fede e le tradizioni religiose del popolo polacco. (…)

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10 commenti

  1. ENDRIO

    La Chiesa dell’incertezza !!!

    Carissimi la Chiesa o perlomeno molti uomini di Chiesa danno incertezza e bloccano la voglia di vivere, le voglio inviare questo mio forte pensiero perchè tempo fa posi alcune domande a diversi sacerdoti che con le loro risposte mi davano ieri solo incertezze allontanandomi da Gesù Cristo, credo che anche lei come uomo si sia posto queste domande di fede :Ci riconosceremo nell’aldilà , avremo lo stesso amore per i nostri cari, i nostri legami famigliari andranno perduti ?Moltissimi , mi risposero, non ci riconosceremo e gli affetti saranno spezzati e spazzati via dalla nostra mente, ameremo solo Dio per l’eternità , un eternità (in) Dio piena di preghiera ,mi sembra un eternità assurda e misera quella che ci raccontano, per me meglio la morte eterna, si in queste condizioni è meglio la morte eterna , ma la cosa gravissima che sono pochissimi quelli che mi hanno affermato che nulla verrà cancellato, che senso ha avere la vita eterna per poi perdere i nostri veri amori famigliari ,io da laico vorrei riaffermere a loro che i legami familiari non sono cose caduche solo terrene, ma rispondono al piano immutabile e sapientissimo della creazione ,che nella resurrezione viene ristabilito e glorificato.

    Dunque secondo il mio modestissimo parere molti sacerdoti sbagliano di grosso di questo ne sono io certo.

    Per questo si deve dire che per esempio un padre e una madre, andando in cielo non perdono la loro identità di essere sempre genitori di quella persona,che per un pò lasciano sulla terra ,anzi se la vedono confermata di nuovo e nobilitata gli affetti non possono essere cancellati non possono assolutamente esserlo.

    Sarebbe un po’ come pensare che in cielo S.Giuseppe e la Madonna non siano più i genitori di Gesù. E’una cosa semplicemente assurda! E’ vero che ci sarà una fratellanza universale e che saremo tutti uniti in Cristo ma ciò non vuol dire che spariranno le differenze individuali naturali perche fanno parte della ricchezza e della bellezza del creato.

    Io non so se la sua visione è come quella di moltissimi sacerdoti, più che alla concezione cristiana per me assomiglia al panteismo indiano dove tutto si dissolve e si confonde nell’unico Brahman indifferenziato.

    Per questo anche io ho tutto il diritto di aspettarmi di rivedere in cielo i miei genitori, le persone care mia moglie , mia figlia e tutti i miei amici.

    In altre occasioni, come per esempio quando appunto tratta della risurrezione, Cristo parla chiaramente della risurrezione delle singole persone , a cominciare da Egli stesso, con le loro proprie caratteristiche e questo è ribadito dalla Chiesa la quale insegna che risorgeremo con quel corpo che abbiamo quaggiù (uomini e donne), anche se naturalmente non sarà un corpo mortale ma immortale.Per molti sacerdoti saremo un anima eterna senza corpo , dove è il Vivo messaggio di Gesù Cristo in loro !!!.Dove finisce il senso della preghiera se tutto questo verrà perduto , l’amore NO NON PUO’ MORIRE .Io sono convintissimo che, se non si comprende la certezza dell’amore eterno si può perdere la fede credo che sia doverosa e giusta questa mia affermazione .Quello che vorrei sottolineare , stà nel fatto che la società e quindi la famiglia e di seguito la coppia nella socetà e nella fedeltà di oggi è sempre più incerta i fatti sono alla luce di tutti e parlano chiaro, ma la Chiesa protegge la famiglia da questo vincolo eterno ?quanti abbiamo giurato davanti a Dio ” fedeltà eterna” e quanti siamo rimasti fedeli ?.Se non comprendiamo bene che il nostro amore è un”vincolo eterno” come lo è la nostra famiglia , allora se noi non crediamo in questo , possiamo diventare fragili ,innaffidabili , sleali disonesti ed infedeli . Quell’anello è un simbolo ma quel matrimonio è un sarcamento in cui il vero sacerdote dell’unione dei due è Cristo che lo sigilla in un vincolo eterno , Gesù Cristo con la sua fede predicava amore e per nessuna ragione smentirà i suoi sacramenti il matrimonio fondato sull’amore frà un uomo e una donna ,non sarebbe quindi più infranto , perchè i due sarebbero diventati un unica carne e di questo Gesù precisò , non sono più due ma una carne sola e non separi l’uomo ciò che Dio ha congiunto.Questo era il disegno del Padre , quindi ha un valore assoluto e perenne senza misura e senza fine.La fedeltà stà alla base della vita umana ma Dio è sempre fedele invece moltissimi sacerdoti a chi sono fedeli ? L’uomo di questo millennio di queste certezze ha bisogno e la Chiesa rimane in silenzio anzi è muta … L’uomo di oggi cerca anche queste risposte e la mia Chiesa è lontanissima dall’amore famigliare e dall’uomo anzi è assente.

    Endrio Calderini

  2. Franceschiello

    Le Chiese che si sono date la “svegliata” di cui parla Luca stanno già chiudendo. Tanto per dirne una, la liberalissima Chiesa luterana di Svezia ordina donne prete e celebra matrimoni omosessuali, eppure ha perso un terzo dei battezzati e solo il 2% di questi va a messa la domenica.

    1. filomena

      Forse perché in Svezia la gente ha capito che si può vivere benissimo anche senza la religione

  3. domenico b.

    Volete sapere un titolo del televideo mediaset di oggi?
    “Il Papa apre a divorziati e separati”….
    Chissà i giornali di domani…

    1. luca

      domenico è che tutti ci sperano che la chiesa riesca a darsi una svegliata perchè se continua così o arriva al livello dell’islam o semplicemente chiude

      1. domenico b.

        Sì, Luca, tesoruccio, sono stati in tanti a voler far chiudere la Chiesa, specialmente dalla rivoluzione francese in poi. Non sei tanto originale in questo.
        E poi, sai, la Chiesa è stata istituita da un ragazzo di trent’anni che ha avuto l’ardire di dire:”Io sono la Via, la Verità, la Vita”, e questo giovane aveva conoscenze molto in …Alto…
        E comunque sono sempre stati i preti della Chiesa a fare il funerale ai nemici della Chiesa (frase presa in prestito da Radio Maria)

        1. luca

          domenico di gente matta di 30 anni ce ne sta tanta…
          non è che uno vuole chiudere la chiesa ma se voi cominciaste a vivere la vostra religione senza imporla agli altri forse certe battaglie non esisterebbero… ah dimenticavo il primo fondamento della tua religione rompere il più possibile al prossimo

          1. domenico b.

            “…rompere il più possibile al prossimo”….
            me lo dice anche mio figlio…ciao, Luca, stammi bene

    2. Franceschiello

      Bergoglio dice esattamente le stesse cose che diceva Ratzinger, solo che siccome Bergoglio parla con lo stesso accento di Belen, allora i giornali fanno a gara a parlare di “aperture”, “rivoluzioni” e bla bla bla.
      Il prossimo Sinodo sulla famiglia sarà una grossa delusione per tutti coloro che si aspettano la comunione ai divorziati e la benedizione delle unioni omosessuali, e allora Francesco farà la stessa fine di Paolo VI (amatissimo dopo l’elezione, odiatissimo dopo la pubblicazione dell’Humanae Vitae).

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