La Destra del Danaro fa la rivoluzione, la Sinistra del Costume la legittima
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Oggi la mondializzazione dei mercati si riproduce come “globalizzazione liberista” a destra e come “globalizzazione anarchica” a sinistra, sotto il comun denominatore della completa accettazione dell’orizzonte post-borghese e post-proletario del nuovo ordine mondiale classista e spoliticizzato. La Destra del Danaro elogia il campo mondializzato della concorrenza planetaria e dell’abbattimento di ogni esteriorità rispetto al mercato. La Sinistra del Costume celebra il mondialismo come valore intrinsecamente buono e giusto, delegittimando come obsolete, borghesi e reazionarie tutte le forme che ad esso resistano, dagli Stati sovrani nazionali alle forme di vita non ancora assorbite nella modernizzazione capitalistica (e, in quanto tali, esorcizzate come premoderne).
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]In termini convergenti, la Destra del Danaro, con i suoi bellatores, dichiara guerra agli Stati resistenti e non allineati, perché essi costituiscono un ostacolo al progetto mondialistico di inclusione neutralizzante del pianeta nel modello unico reificato e classista. La Sinistra del Costume, dal canto suo, anziché resistere e opporsi a queste pratiche in nome della leniniana lotta contro l’imperialismo, le legittima in nome dei diritti umani e della democrazia d’asporto.
Destra del Danaro e Sinistra del Costume procedono disgiunte e congiuntamente contribuiscono all’annientamento di ogni limite ancora esistente all’economicizzazione integrale del mondo della vita, all’aziendalizzazione privatistica delle esistenze, all’imprenditorializzazione della politica, all’occidentalismo imperialistico e alla sussunzione del mondo intero sotto il capitale. La mondializzazione liberista e la mondializzazione anarchica confermano sempre di nuovo l’ordine planetario tecnocapitalistico e, insieme, delegittimano le forme della sua possibile contestazione teorica e pratica.
Sotto questo profilo, la casta di cinici banchieri apolidi (Destra del Danaro) e le moltitudini deterritorializzate anarchiche à la Toni Negri (Sinistra del Costume) debbono essere intese come fenomeni in relazione antitetico-polare: tali cioè da esprimere in modo opposto lo stesso contenuto, ossia la liquidazione del momento borghese e proletario proprio della fase dialettica. Al di là delle differenze pur macroscopiche, delegittimano entrambe a priori ogni prospettiva di liberazione nazionale e sociale, subito additata come “populista” e “fascista”, “xenofoba” e “rossobruna”. Impediscono, per ciò stesso, il ricostituirsi della coscienza di classe e del conflitto all’interno dello Stato sovrano nazionale democratico, ove vittime e carnefici, servi e signori possano tornare a guardarsi in volto. Consolidano l’ordine simbolico dominante, il pensiero unico e la neolingua.
La piena complementarietà tra la Destra finanziaria del Danaro e dell’Internazionale liberal-finanziaria e la Sinistra del Costume, anche nella sua variante apparentemente più radicale, composta dagli anarchici new global dei centri sociali “okkupati”, come amano chiamarli i loro frequentatori (con uno stupro della lingua nazionale esso stesso complementare all’anglofonia dei mercati imposta dalla Destra del Danaro), non deve, tuttavia, indurre all’oblio di una differenza non secondaria: la Destra del Danaro modella attivamente i rapporti di forza ad usum sui; la Sinistra del Costume li ignora e ne è serva inconsapevole. La Destra del Danaro conduce scientemente la sua rivoluzione (la rivolta dell’élite finanziaria), che la Sinistra del Costume inconsapevolmente legittima sul piano culturale.
Un totalitarismo liberal e trendy
Per un verso, la Sinistra del Costume è sempre pronta ad appoggiare strenuamente la Destra del Danaro e l’ordine del suo totalitarismo liberal e trendy in funzione della lotta contro il rischio di totalitarismi risorgenti (secondo le liturgie – apice della subalternità politica e culturale – dell’antifascismo in assenza di fascismo e dell’anticomunismo in assenza di comunismo).
Per un altro verso, la Sinistra del Costume, anche nelle sue varianti fintamente radicali, si oppone a tutte le residue figure dell’eticità borghese e, di conseguenza, lotta in nome del nuovo assetto assoluto, post-borghese e post-proletario dell’ultra-capitalismo. Dal Sessantotto ad oggi, le sinistre post-marxiste e neo-nietzscheane contestano esclusivamente l’eticità borghese e, dunque, favoriscono culturalmente l’avanzata del nuovo capitalismo post-borghese nella sua marcia di integrale liberalizzazione individualistica del mondo della vita. È il trionfo del nuovo oltreuomo post-borghese e post-proletario a volontà di potenza consumistica illimitata.
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