

Il Consiglio permanente della Cei ha emesso un comunicato molto chiaro incentrato sulle difficoltà che stanno vivendo le famiglie italiane. Oltre a ringraziare «mamme e papà che sfidano, con la fionda di Davide, una cultura che produce a buon mercato banalità e omologazione», i vescovi hanno espresso le proprie preoccupazioni per quanto riguarda alcune tematiche di stretta attualità, come la libertà di scelta educativa, il divorzio breve, le unioni di fatto, il matrimonio omosessuale.
A margine della conferenza stampa in cui è stato diramato il comunicato, il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, ha risposto ad alcune domande dei giornalisti. «Non è questione se il premier Renzi piaccia a noi o no. Bisognerebbe chiedere alla gente se sta trovando le risposte. La nostra impressione è che ci sia da ridisegnare l’agenda politica mettendo come priorità la famiglia, il lavoro, i giovani e i temi della formazione e della scuola ma non annunciandoli, affrontandoli veramente». «La famiglia non ci pare messa al centro della politica italiana», ha detto Galantino. E riguardo all’articolo 18, il segretario della Cei ha chiesto di «pensare con più realismo alle persone che non hanno lavoro o che cercano lavoro», e ai sindacati di badare alla sostanza anziché a «tenere alto il numero dei propri iscritti». In particolare, poi, la scuola «richiede un intervento che non può essere quello che il governo sta mettendo in campo».
IL TESTO DEL COMUNICATO. «Nell’imminenza dell’appuntamento sinodale – che fin dalla vigilia, la sera del 4 ottobre, ci vedrà in preghiera con il Santo Padre – intendiamo dar voce a una realtà che ha attraversato puntualmente i lavori del Consiglio Episcopale Permanente. È la famiglia, comunione di vita che un uomo e una donna fondano sul vincolo pubblico del matrimonio, aperta all’accoglienza della vita. Per noi cristiani assume la dignità di sacramento; per essa non ci stanchiamo di investire persone ed energie.
Nel prendere la parola vogliamo farlo con l’indispensabile chiarezza e serenità, pur nella preoccupazione che circonda questo fronte decisivo dell’esperienza umana. Parliamo perché ci sta a cuore l’uomo e la società, convinti come siamo che la famiglia è un bene di ciascuno e di tutti, del Paese nel suo insieme.
Parliamo, innanzitutto, per esprimere gratitudine a quanti quotidianamente – e spesso in mezzo a sfide e difficoltà indicibili – testimoniano la libertà e la dignità che scaturiscono da quell’intima comunità di vita e d’amore che è il matrimonio.
Grazie, dunque, a ogni uomo e a ogni donna che, anche in questo tempo complesso, abbracciano con fiducia un progetto di vita coniugale e costruiscono una famiglia aperta alla generazione e, quindi, al domani.
Grazie per l’investimento educativo con cui mamme e papà sfidano, con la fionda di Davide, una cultura che produce a buon mercato banalità e omologazione, appartenenza debole e disaffezione al bene comune.
Grazie per la dignità e la pazienza ostinata con cui affrontano la grave e perdurante crisi: quanti genitori resistono in prima fila, provati dalla mancanza di lavoro, dal problema della casa, dai costi legati alle proprie scelte educative. La famiglia si conferma il presidio della tenuta non solo affettiva ed emotiva delle persone, ma anche di quella sociale ed economica.
La stima e la riconoscenza per la famiglia ci impongono di fare anche un passo successivo.
Ci portano a riaffermare con Papa Francesco che “questo primo e principale costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo merita di essere fattivamente sostenuto”.
Non lo fa chi, al di là delle promesse, si rivela sordo sia nel promuovere interventi fiscali di sostegno alla famiglia sia nel realizzare una politica globale di armonizzazione tra le esigenze del lavoro e quelle della vita familiare, a partire dal rispetto per la domenica.
E non lo fa neppure chi non esita a dare via preferenziale a richieste come il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o, addirittura, l’accesso al matrimonio per coppie formate da persone dello stesso sesso. Del resto, che aspettarsi per la famiglia se la preoccupazione principale rimane quella di abbreviare il più possibile i tempi del divorzio, enfatizzando così una concezione privatistica del matrimonio?
Quanti sono in buona fede sanno che la nostra posizione parte dalla conoscenza della complessità di questo tempo e non se ne scandalizza. Soprattutto, non chiude la porta ad alcuno: lo stile e la prassi di cordiale e totale accoglienza espressa dalle nostre parrocchie, ne è la prova più immediata.
Questa disponibilità di fondo ci spinge ad alzare la voce a tutela e promozione della famiglia e a rilanciare la disponibilità a spenderci con tutte le nostre forze a servizio del nostro popolo. Sappiamo di non essere soli in questo cammino, ma di incrociare l’intelligenza e la generosa volontà di quanti – pur partendo a volte da presupposti culturali diversi – avvertono il peso della posta in gioco. Insieme condividiamo la convinzione che alla stabilità della famiglia è legata la stessa qualità della condizione umana: per questo non ci stanchiamo di impegnarci contro ogni attentato alla vita, alla libertà educativa, al diritto all’istruzione e al lavoro, autentiche condizioni di giustizia e di pace».
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Per il nostro ordinamento il matrimonio è un contratto. Le leggi italiane devono valere per tutti gli italiani. I cattolici nella loro coscienza adeguino i loro comportamenti secondo i dogmi della loro fede senza volere che il governo li imponga a tutti.
Interferenza e non indifferenza.
Toh, ed io che pensavo che la Chiesa fosse fatta di uomini ! E addirittura di uomini che sono anche cittadini e persino elettori !
Ma si sa. in tutti i totalitarismi c’è sempre qualcuno che è più uguale degli altri .
brrrr…
Mumble, mumble, dunque se il singolo cittadino cattolico esprime un giudizio (da notare il lapsus freudiano, pure puntualizzato, di interferenza….) va bene, se invece l’insieme dei cattolici, cioè la Chiesa, esprime lo stesso giudizio non va bene? E per quale astruso motivo? Mah…. Il peso? Che peso? Se uno non è cattolico e della Chiesa se ne fa un baffo che gliene frega di quello che dice? Mi ricordate tanto Pinocchio e il grillo parlante, dà fastidio una voce fuori dal coro che ammonisce e consiglia e allora si cerca di zittirla e schiacciarla……..
Io non ne faccio una questione di Chiesa o non Chiesa, ma di Chiesa come istituzione, cioè l’insieme di cittadini in questo caso cattolici che da un giudizio. E chiaro che la somma di più persone accanto al potere di una istituzione (sarebbe lo stesso se si tratta di una Istituzione laica) non può per ovvi motivi numerici avere lo stesso peso del giudizio di un singolo cittadino. In sintesi è una questione essenzialmente numerica che da il peso al giudizio e questo ribadisco vale per qualsiasi altra Istituzione diversa dalla Chiesa.
Quindi non sarebbe meglio che tutti, singoli e istituzioni, potessero esprimere quello che pensano senza che i soliti noti ci rompano i cabasisi facendo i distinguo, tu si puoi, tu no stai interferendo?
Faccio solo presente che il giudizio o se preferite l’indifferenza che può esprimere giustamente ma a titolo personale un singolo cittadino cattolico o ateo che sia, non ha lo stesso peso di quello dato da una istituzione secolare come la Chiesa. Su questo io penso che non sia giusto che ci siano interferenze nella politica di uno Stato laico, ma i singoli cittadini cattolici o meno è sacrosanto che possano esprimere la loro opinione.
E` la democrazia bellezza. Se non vuoi che i cattolici “interferiscano” hai solo due soluzioni: o ci elimini fisicamente o ci rinchiudi in “riserve indiane” togliendoci i diritti civili.Sono sicurissimo che questa soluzione sarebbe l`ideale per i laicisti intolleranti come te. Il ddl Scalfarotto sta iniziando qualcosa in questa direzione…..
Quindi dire la propria opinione su questioni che riguardano tutti , sarebbe intromissione ?
Allora ci sarebbero cittadini che hanno meno diritti degli altri a parlare ?
Tra l’altro su questioni, come la famiglia , che stanno particolarmente a cuore a chi segue la Chiesa, a dispetto di chi segue il primo che passa ?
Cioè, chiunque può dire la sua, tranne la Chiesa ?
Delle volte il laicismo dà alla testa.
E dà anche una immagine penosa di sé, antidemocratica , di chiusura al diverso, secca e arida.
brrrr
Io sono favorevole al divorzio breve. Quando una coppia arriva alla decisione di divorziare ciò significa che gli anni della precedente separazione non sono serviti a recuperare un rapporto che comunque era già compromesso. Magari ognuno dei due ha avviato nel frattempo una nuova relazione e non vede l’ora di chiudere definitivamente l’esperienza di un matrimonio sbagliato. A quel punto non ha senso tenere ancora legate due persone ed è giusto che ognuno possa sperare in una nuova unione più fortunata, chiudendo in modo civile quella andata male. Riguardo alle unioni fra omosessuali, sono ugualmente favorevole: anche queste persone hanno il diritto di amare ed essere amate, di condividere le loro vite e di vedere riconosciuti i loro legami. Sono invece contraria all’adozione di bambini da parte di coppie gay perché credo che i bambini abbiano bisogno di un padre e di una madre per crescere in modo equilibrato e sviluppare al meglio la loro personalità. Non trovo giusto che la Chiesa si intrometta puntualmente nella politica italiana, come se l’Italia fosse un suo feudo e non uno Stato indipendente, e pretenda di imporre la sua dottrina e i suoi valori a tutti i cittadini italiani, compresi i credenti di altre religioni e i non credenti. La Chiesa dovrebbe occuparsi di chi sceglie liberamente di seguirla. Ma questa intromissione negli affari di uno Stato laico e indipendente è inaccettabile.
Non capisco perché la Chiesa Cattolica debba sempre intromettersi nella politica italiana e pretendere d’imporre a tutti la sua dottrina. L’Italia è uno stato laico e indipendente, non un feudo della Chiesa Cattolica, e non tutti i cittadini sono cattolici. La Chiesa dovrebbe occuparsi di chi sceglie liberamente di seguirla, anziché interferire regolarmente nella politica italiana.
Non capisco perchè Valentina debba sempre intromettersi e pretendere d’imporre a tutti quello che pensa.
L’Italia è uno stato laico e indipendente, non un suo feudo, e non tutti i cittadini la pensano come lei.
Dovrebbe occuparsi solo di chi sceglie liberamente di pensarla come lei, anzichè interferire regolarmente….
@Toni
Spiacente, ammesso e non concesso che la tua visione, a dispetto di quanti hanno visioni diverse, sia quella giusta (poi anche sul termine giusto si potrebbe dire molto) e considerando che probabilmente il tuo pensiero è minoritario, per riuscire ad estenderlo ed applicarlo a tutti, come vorreste, l’unico modo se non vuoi ricorrere alla forza è convincere quante più persone possibili. Ora per far questo devi comunicare questo tuo pensiero e questo lo puoi chiamare propaganda, proselitismo, evangelizzazione, marketing (ti ricordo che la Chiesa è arrivata a fare pubblicità in tv per l’8 per mille), campagna informativa, elettorale ecc. Come vedi di questi strumenti si avvalgono tutti e non si capisce perché in un caso si tratta di propaganda negativa, nell’ altro di pastorale. Alla fine ognuno tira l’acqua per il suo mulino e se con il potere che ha la Chiesa non riesce a convincere, forse una ragione che prescinde dagli strumenti usati per comunicare ci sarà, a fronte di un maggior convincimento di chi la pensa diversamente da voi. Magari il problema è proprio il messaggio che non fa più presa sulle persone perché non è più credibile o comunque non risponde più ai bisogni delle persone che nel frattempo sono cambiati. Poi tu mi dirai che la dottrina non si può modernizzare, bene allora rassegnati a contare sempre meno e lentamente sparire.
Ora contrariamente a quello che credi tu, io non auspico affatto questo e credo che con questo Papà le cose cambieranno in meglio proprio perché ha dimostrato di dialogare anche con chi credente non è, e soprattutto si sforza di accettare le diversità senza giudicarla. Almeno questa è la sensazione che da, forse anche perché dopo un Papà disastroso come quello precedente a mio avviso non era difficile dimostrarsi più aperto al mondo.
” …..principi completamente scollegati alla realtà dei fatti….”, beh, anche Gesù annunciava e predicava cose scollegate alla realtà dei fatti del suo tempo….
“…..allora rassegnati a contare sempre meno e lentamente sparire…..”, quello che voi laicisti non riuscirete mai a capire, è che la Chiesa ha come compito di annunciare Gesù Cristo, indipendemente da quanto si “conti”, e non ti preoccupare, tanto non spariremo, è da 2000 anni che ci provano in tutti i modi, tranquilla…(in Albania dopo 50 anni di ferreo e violento ateismo di stato c’erano un milione di persone alla messa di Francesco…vedi tu…)
“…..perché dopo un Papa disastroso come quello precedente a mio avviso non era difficile dimostrarsi più aperto al mondo….” , Benedetto XVI è stato un gran papa, così come i suoi predecessori e non sperare che Francesco si appiattisca sulle miope visioni dell’uomo e della società tanto in voga adesso; quanto all’apertura al mondo, che per te significa che la Chiesa dovrebbe calare le braghe alle “mode” del momento, è un “deja vu” che si è ripetuto continuamente nei secoli passati e continuerà a ripetersi nei secoli futuri. Già S.Paolo lo aveva previsto “…non conformatevi alla mentalità di questo secolo..etc.etc..” (Rm,12,2)
In effetti sul lavoro si potrebbe fare di più visto che il 10% delle famiglie italiane detiene poco meno della metà (47%) della ricchezza totale. Il resto (53%) è suddiviso tra il 90% delle famiglie. Una differenza che diventa macroscopica mettendo a confronto il compenso medio di un lavoratore dipendente e quello di un top manager: nel 2012 il rapporto è stato di 1 a 64 nel settore del credito, di 1 a 163 nel resto del campo economico.
In pratica, in 4 anni, dal 2009 al 2012, un lavoratore in media ha percepito 104 mila euro di salario lordi. Un amministratore delegato (dati riferiti ai primi 10 gruppi per capitalizzazione a piazza Affari), nella media dei 4 anni, ha accumulato invece 17 milioni 304 mila euro, con una differenza a favore di quest’ultimi di 17.200.000.È di 26mila euro lordi il salario medio di un dipendente, a fronte dei 4 milioni 326mila euro del compenso medio per un top manager. In questi anni di crisi il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni si è più che dimezzato mentre non hanno subito alcuna flessione i compensi dei top manager, così come nessuna incidenza ha subito quel 10% di famiglie più ricche, incrementando la forbice delle diseguaglianze. Si potrebbe quindi adottare un’imposta patrimoniale per le famiglie che possono contare su una ricchezza complessiva oltre gli 800mila euro, pari a 1 milione 208.000 famiglie, in pratica la metà del gruppo delle più ricche (2 milioni 400 mila, che possiedono mediamente circa 1.600 mila euro). Questo anche considerando che nel 2012 il salario netto mensile percepito da un lavoratore standard è stato pari a 1.333 euro che cala del 12% se si tratta di una dipendente donna, e del 27% se è giovane (973 euro).
Dal rapporto Eurispes emerge che l’82,2% degli intervistati è a favore del divorzio abbreviato, contro il 15,8% dei contrari. La percentuale sale ulteriormente al 92% nel caso dei giovanissimi intervistati e anche nella fascia degli over 65, forse quella più conservatrice, i favorevoli sono ben il 71%
@Filomena
Grazie Fiomena per averci ricordato che la Chiesa non è un’istituzione politica che guarda al consenso. Le parole di Galantino si riferivano alle coppie che la chiesa conosce, cioè quelle cattoliche.
I dati però si riferiscono a tutta la popolazione, non tutti tranne le famiglie cattoliche, quindi anche la Chiesa dovrebbe tenerne conto se non vuole sempre più arroccarsi sui suoi principi completamente scollegati alla realtà dei fatti.
Aggiungo poi che Galatino non parlava in astratto ma delle politiche del governo che per suo mandato non ha motivo di seguire i consigli dei vescovi. Al più dovrebbe tenere conto del giudizio in questo caso dei cattolici che però dai dati risultano essere d’accordo con le proposte di Renzi.
La Chiesa non tiene conto delle maggioranze, …. questo è il mestiere dei conformisti. Quelle maggioranze non nascono mai spontaneamente ma sono figlie di una propaganda e di un acquisito pessimo modo di vivere, che ha indirizzato l’opinione pubblica in una direzione.
@Filomena
La chiesa se ne frega altamente di fatti come coppie gay – nel senso che non cambia per questo la definizione del matrimonio – d’altra parte Gesù Cristo e’ stato crocifisso, mica ha partecipato a un Gay Pride. Le chiese che hanno assecondato le richieste gaie sono scomparse.
Vorrei conoscere la percentuale dei favorevoli al matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Sono sicuro che la maggioranza degli italiani non vuole questo tipo di matrimonio, però viene proposto tutti i giorni fino allo sfinimento.
Magari i vescovi convincono il bulletto a non toccare l’art 18, che fra le sue funzioni difende la famiglia.
Mi pare che i vescovi si siano svegliati tardi. Cosa facevano, poco fa? Russavano? Si parla di valori non negoziabili, ma la famiglia non rientra tra queste? Si attende che venga debellata, cancellata, fatta morire per asfissia? O c’è da pensare cha la vera famiglia alla quale pensavano i vescovi sia quella mussulmana? Pare di si, visti i continui riferimenti e le sgridate di Francesco a Lampedusa.
Blues La famiglia non sta morendo, nessuno sta cercando di distruggerla piantatela con questi allarmismi
come nessuno nel ’78 voleva l’aborto come selezione della specie e gridavano di smetterla con questi allarmismi sul feto che è un bambino. Oggi solo in Italia ogni anno avvengono circa 200.000 aborti procurati. Approvano il matrimonio tra 2 uomini o tra 2 donne e la famiglia non viene distrutta ??
Preghiera e testimonianza combattiva, come richiesto dai Vescovi.
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