Sono solidale con Cécile Kyenge, ma non condivido una parola su ius soli e multiculturalismo
Caro direttore, voglio spiegare perché sono totalmente solidale con la mia concittadina ministro Cécile Kyenge per i vergognosi insulti di cui è vittima e drasticamente in dissenso con la sua disastrosa (per gli italiani e per gli immigrati) politica riguardante lo ius soli ed il multiculturalismo.
Parto con una premessa che riguarda la mia visione dell’integrazione che è molto più radicale della sua: chi vuole diventare cittadino italiano deve intestarsi la nostra storia, la nostra cultura, i nostri principi costituzionali, il nostro modo di vivere così come i milioni di italiani immigrati negli Stati Uniti hanno fatto in quel paese, identificandosi totalmente e patriotticamente con la bandiera a stelle e strisce.
Questo naturalmente non esclude per tutti gli emigranti l’affetto e la nostalgia per il luogo dove sono nati i loro antenati, con i quali mantenere un legame che deriva da radici profonde.
Prendiamo ad esempio lo ius soli: dire con la Kyenge che basta nascere in Italia per diventare italiani trascura il fatto che non esiste solo l’Italia fisica ma,per dirla con Manzoni, una gente che si è formata nei secoli: «Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor», o un “popolo” come recita la dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli, siglata a Barcellona nel 1990, definito come «ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio geograficamente determinato la quale ha diritto a sentirsi popolo e a dichiararsi nazione».
Per questo, nella mia proposta depositata al Senato, ho previsto che il bambino extracomunitario, nato in Italia da genitori residenti da almeno un anno nel nostro paese e vissuto in Italia, possa e debba diventare cittadino italiano quando comincia a frequentare la scuola dell’obbligo, con coetanei di cui parla la stessa lingua e lo stesso dialetto.
Penso poi che gli immigrati in Italia, da qualunque parte del mondo provengano, possano diventare di destra e di sinistra, cattolici, atei o musulmani, iper tifosi di questa o quella squadra, ma non mettere mai in discussione ad esempio la libertà religiosa, la dignità delle donne, i principi democratici su cui si basa la nostra Costituzione.
Se multiculturalismo vuol dire, come purtroppo sta accadendo nelle nostre città, che le diverse etnie vivano separate e magari in conflittualità fra di loro, questo concetto va assolutamente rifiutato per non subire le stesse esplosive contraddizioni che hanno reso problematica la convivenza in tante grandi città europee.
Insomma, se il ministro Kyenge, invece di apparire come una specie di sindacalista degli immigrati, con qualche scivolata nella sua biografia anche a difesa di malavitosi nemici di tutte le persone per bene, italiani o stranieri che siano, si spendesse per una reale integrazione scoprirebbe che persino fra i barbari leghisti esistono militanti e amministratori di colore, accolti a braccia aperte per le loro idee a prescindere dal paese di provenienza.
Sen. Carlo Giovanardi
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12 commenti
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La Kyenge non sa cosa cos’è il multiculturalismo, nasce da una cultura dei diritti, tipica della sinistra, che non è capace di dialogo e confronto ma solo di imposizione moralistica delle idee …
ogni giorno che passa la kyenge si rivela sempre più pericolosa e arrogante. è di oggi la notizia che vuole ”ridefinire il concetto di cittadinanza” ( prego chiamare l’ambulanza!!) e proporre balotelli come modello antirazzismo! il loro razzismo trasuda da tutti i pori della pelle. qualcuno la fermi oppure chiuda questo governo delle fregnacce.
Massimo rispetto per il ministro Kyenge, ma io, personalmente sono assolutamente contrario alle sue idee per quanto riguarda l’immigrazione e la società multiculturale.La lettrice Giovanna Jacob segnala giustamente,negativamente, un’articolo sul Guardian, che è semplicemente vomitevole.Un concentrato di razzismo italofobo e di volgari accuse.Il Guardian è un quotidiano fogna, ma la cosa più squallida sono i commenti di tanti lettori che aggiungono odio e disprezzo italofobo, se un quotidiano italiano avesse fatto la medesima cosa nei confronti degli inglesi, sarebbe scoppiato un grave caso diplomatico.
Già, e quello che non mi spiego è che nessuno protesta, a parte me. Io sono l’unica che denuncia a protesta contro il rigurgito di razzismo anti-italiano che oggi passa attraverso le offese a Berlusconi per il bunga bunga. Io sono praticamente l’unica a metterci la faccia e a pubblicare commenti di protesta su questi giornali schifosi. Ma i miei commenti vengono immediatamente cancellati. E se mando ad un giornale italiano una lettera in cui denuncio questi fatti, la mia lettera viene ignorata. Sulle riviste scientifiche peer reviewed si scrive che gli italiani da Roma in giù sono stupidi per ragioni genetiche (lo ha scritto due anni fa tal Lynn) e solo io protesto.
Insomma, ne deduco che agli italiani piace essere insultati. Ma fin quando si lasceranno insultare, fin quando non alzeranno la testa, non potranno essere la grande nazione che meritano di essere.Ttutti ci insultano e dicono che dopo il Cinquecento non abbiamo fatto più niente, a parte la pizza. Pazzesco. Basta studiare un poco di storia del Novecento, per scoprire che l’Italia ha dato tantissimo alla cultura e alla scienza: il primo cinema al mondo per qualità (Fellini, Antonioni eccetera), scoperta dell’energia nucleare (Fermi), invenzione del primo prototipo del personal computer (anche questo: leggete qui: http://reginadigiove.wordpress.com/2013/07/30/780/) e tante altre cose.
Ma gli italiani non sanno farsi rispettare, e accettano e anzi incoraggiano gli insulti. Perché?
Perché la patria dell’anti-italianismo razzista è l’Italia.
L’anti-italianismo è una invenzione della sinistra, che lo usa come strumento di propaganda.
Negli anni ’50 dicevano: gli italiani sono un popolo arretrato perché non votano comunista, se votassero comunista diventerebbero un popolo di serie a.
Oggi dicono: gli italiani sono un branco di stupidi che votano Berlusconi e quindi gli stranieri fano bene ad insultarli, così la smetteranno di votare Berlusconi e diventeranno un popolo di serie a.
Dunque l’anti-italianismo in Italia affonda le radici nel marxismo.
Invece, il razzismo anti-italiano nelle altre nazioni affonda le radici nell’anti-cattolicesimo massonico: inglesi, francesi, tedesci e compagnia ci insultano perché siamo rimasti sempre tenacemente attaccati alla Chiesa.
giovanna c’hai ragione. ma l’antitalianismo l’hanno appoggiato anche cattolici, preti e democristiani.
Può darsi, ma ne dubito. Non ha notizia di nessun religioso che abbia espresso posizioni anti-italiane, mentre ti posso citare decine di sinistresi sinistrati che insultano o hanno insultato gli italiani, da Giorgio Bocca a quel comico che non fa ridere, coso, come si chiama, quello pelato, che fa davvero pena e gli hanno dato la prima serata su la 7.
Ma anche se fosse vero che anche i preti sono anti-italiani, che facciamo: ce ne freghiamo degli insulti e, mentre ci sputano, guardiamo dall’altra parte fischiettando?
E comunque è disarmante che di fronte a fatti così gravi la gente alzi le spalle e pensi ad altro.
Assolutamente d’accordo, Giovanna, del resto quei pochi fuori dal coro dominante non hanno vita facile, purtroppo, ma vale la pena continuare.Non a caso,poi, a sostegno della tua giustissima riflessione finale, i Paesi più tartassati ed infangati ,ultimamente, sono proprio l’Italia, la Spagna, la Grecia ,il Portogallo, Cipro, Malta,Ungheria,ecc tutti Paesi di Tradizione cristiana (cattolica e ortodossa) che danno fastidio alle classi dominanti nordeuropee di tradizione protestante;Per alcuni di loro hanno addirittura coniato un’ acronimo PI(I)GS, che è tutto un programma.Comunque meglio Pigs che slimy , filthy, stinky rats come coloro che ci disprezzano.
Cavoli! che bei commenti! Fortuna che questo è un giornale Cattolico!
questo caro claudio è anche un giornale di italiani, fino a quando non sarà considerato un reato proclamarsi e ritenersi tali. tu a proposito , che cosa sei?
Gentile Claudio,Tempi non è un “giornale cattolico”, bensi’ una rivista culturale che può piacere a tanti , cattolici e non.Ma poi, scusami, ma un cattolico deve essere per forza un seguace del ministro kyenge e del governo Letta?
L’Onorevole Ministro Kyenge deve dimettersi perché razzista (perseguita la razza e la cultura italiana), e l’Onorevole Presidente del Consiglio deve sollecitare e quindi accettare le dimissioni.
Chi non capisce la nostra cultura come può armonizzarla con le altre senza mortificare la nostra?
Ha ragione Giovanardi.
La Kyenge è partita con il piede sbagliato. In un certo senso le ingiurie se le è cercate mettendo al primo posto nelle sue priorità da ministro, l’interesse degli stanieri. A noi solo il compito di aiutarli ad integrarsi???
Non mi pare che a loro interessi molto questo