Parlando al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni aveva dichiarato a novembre: «L’Ucraina non fa parte della Nato. E l’Italia dà per scontata questa non appartenenza anche per il futuro». Roma può darla per scontata ma i segnali inviati da Kiev vanno nella direzione opposta.
PAESE NON ALLINEATO. Ieri il Parlamento ucraino ha approvato una legge promossa dal presidente Petro Poroshenko con la quale Kiev rinuncia allo status di “paese non allineato”, condizione imprescindibile per chiedere di entrare a far parte del Trattato atlantico. La mossa non può che alimentare le tensioni con la Russia e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov si è affrettato a definire questa decisione «controproducente» perché «aggraverà la situazione».
PROMESSE NON MANTENUTE. Nel 1990 la Russia aveva incassato le solenni promesse occidentali che la Nato non si sarebbe mai espansa a est verso Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Questa espansione però è avvenuta nel 1999, seguita nel 2004 dall’adesione al Trattato atlantico delle ex repubbliche sovietiche di Lituania, Estonia e Lettonia.
NATO POSSIBILISTA. Ritenendo legittime le preoccupazioni russe, il ministro degli Esteri italiano ha sempre caldeggiato alla Nato di chiudere le porte all’Ucraina. Ma un portavoce, per mettere Mosca ancora più sotto pressione, ieri ha dichiarato: «Le nostre porte sono aperte e l’Ucraina diventerà membro della Nato se lo richiederà e se dimostrerà di essere in grado di rispettare gli standard e i principi necessari per aderire».
PROBLEMA ENERGIA. Lo status di non “allineamento”, condiviso da circa 120 Paesi del mondo tra cui Iran e Cina, era stato votato dall’Ucraina nel 2010, con il presidente Viktor Yanukovich. L’inversione di tendenza potrebbe minare il fragile cessate il fuoco tra truppe governative e separatisti nell’est del Paese che dura da circa 10 giorni. Kiev ha già smesso di pagare le pensioni nell’area del Donbas, sotto il controllo dei filorussi, e ha anche minacciato di bloccare le forniture di energia elettrica. Nell’est del Paese, infatti, se ne starebbe consumando troppa: ogni giorno l’Ucraina intacca le sue riserve consumando 3.500 megawatts di troppo. Secondo il ministro dell’Energia ucraino, Oleksander Svetelyk, le riserve di carbone per l’inverno dovrebbero ammontare a 5 milioni di tonnellate ma quest’anno sono già scese a 1,5 milioni a causa dei mancati rifornimenti della Russia.