Iran, l’attacco alla petroliera nell’Oman è solo l’inizio

Di Amedeo Lascaris
05 Agosto 2021
L’attacco nel Mare dell’Oman contro la petroliera Mercer Street, mentre Raisi si insedia come nuovo presidente, apre una nuova stagione di tensione
La petroliera Mercer Street attaccata nel Mare dell'Oman probabilmente dall'Iran

La petroliera Mercer Street attaccata nel Mare dell'Oman probabilmente dall'Iran

L’attacco del 29 luglio nel Mare dell’Oman, attribuito all’Iran, contro la petroliera Mercer Street, di proprietà giapponese e gestita dalla Zodiac Maritime dell’uomo d’affari israeliano Eyar Ofer, ha aperto le danze per un nuovo scontro tra Iran e il blocco formato da Israele, Stati Uniti, Regno Unito e paesi del Golfo. Mentre sui media di tutto il mondo si sprecano le interpretazioni, gli scenari e le ricostruzioni per comprendere se vi sia realmente la responsabilità di Teheran nell’azione e le motivazioni dietro l’azione, l’unica cosa certa è che un nuovo periodo di escalation è iniziato nella regione e va ben al di là delle trafficatissime acque a sud dello Stretto di Hormuz.

Le responsabilità dell’Iran

I fatti avvenuti in questi giorni e con sviluppi ancora in divenire, coincidono con l’insediamento del nuovo presidente dell’Iran, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, previsto per il 5 agosto, e con il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Il ritiro priverà l’Asia del sud di una presenza militare durata 20 anni e considerata un freno anche ad azioni di paesi come Iran e Cina. Non a caso, quest’ultima è divenuta ormai il “protettore” di Teheran dopo l’accordo strategico di 25 anni firmato il 27 marzo.

I droni e l’abbordaggio armato

L’attacco del 29 luglio è stato il primo a registrare vittime, un marinaio romeno e uno britannico, alzando il livello dello scontro. L’Iran ha negato di avere qualsiasi responsabilità, ma le modalità con cui è stato condotto l’attacco portano, secondo molti analisti, la sua firma. Infatti sarebbe stato impiegato un drone suicida per colpire le sovrastrutture della nave, forse proprio per colpire direttamente l’equipaggio. Il tipo di drone impiegato sarebbe della stessa famiglia di quelli utilizzati dall’Iran e probabilmente lanciati da milizie proxy in Iraq e Yemen, negli attacchi del settembre 2019 contro le infrastrutture petrolifere saudite ad Abqaiq e Khurais.

La tensione è aumentata di intensità il 3 agosto quando ben sei navi cisterna al largo del porto saudita di Fujairah hanno quasi contemporaneamente segnalato di aver “perso il controllo”. Il porto è uno dei più trafficati della regione e viene utilizzato da molte petroliere proprio per evitare Hormuz e la minaccia iraniana. Il dipartimento per le operazioni commerciali marittime del Regno Unito (Ukmto) ha lanciato l’allarme per un potenziale dirottamento di una nave, la Asphalt Princess, mentre le agenzie internazionali hanno ipotizzato un abbordaggio di una squadra di almeno nove uomini armati, probabilmente elementi dei Guardiani della rivoluzione iraniana, i cosiddetti Pasdaran.

Tensione nello Stretto di Hormuz

La dinamica dei fatti è ancora molto confusa e mancano prove per parlare di un’azione iraniana, tuttavia sono da tenere in forte considerazione l’area geografica e le tempistiche. Le acque al largo di Fujairah, porta per lo Stretto di Hormuz, sono state più volte teatro in questi due anni di esplosioni e dirottamenti. La Marina degli Stati Uniti ha accusato l’Iran di una serie di attacchi contro navi cisterna condotti con l’ausilio di mine magnetiche, una tecnica utilizzata dalle forze navali dei Pasdaran. Nel luglio 2019, in prossimità dello Stretto di Hormuz, l’Iran ha sequestrato la nave Stena Impero battente bandiera britannica mentre era diretta a Dubai. Il raid era giunto in risposta al sequestro a Gibilterra, territorio britannico d’oltremare, della superpetroliera iraniana Grace 1 che trasportava 130 milioni di dollari di greggio verso la Siria.

Per quanto concerne le tempistiche, l’attacco ai danni della Mercer Street sarebbe avvenuto in risposta all’attacco israeliano contro l’aeroporto di Al Dabaa del 22 luglio, in cui avevano perso la vita due esponenti dei Guardiani della rivoluzione iraniana, secondo quanto riferito dall’emittente iraniana in lingua araba Al Alam.

In Iran inizia l’era Raisi

Gli incidenti registrati il 3 agosto nel Mare dell’Oman hanno invece coinciso con la cerimonia di approvazione del nuovo presidente dell’Iran Raisi davanti alla guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, evento che segna la conclusione ufficiale della presidenza di Hassan Rohani, e l’accreditamento del successore.

I Guardiani della rivoluzione avranno con ogni probabilità un ruolo di primo piano nel nuovo esecutivo occupando molti degli 874 posti di alto profilo tra ministeri, amministrazione statale e burocrazia come non accadeva dai tempi di Mahmoud Ahmadinejad.

Foto Ansa

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