«Decapitate i cristiani». I sostenitori del premier Modi fomentano l’odio religioso

Di Caterina Giojelli
04 Novembre 2021
In Chhattisgarh un leader indù esorta la gente ad ammazzare chi è “colpevole” di conversioni. Presenti anche i vertici del Bjp in cerca di consensi elettorali tra gli estremisti dello stato dove si moltiplicano gli “incidenti” a chiese, preti e pastori
India, cristiani in preghiera nella festa di Ognissanti
India, cristiani in preghiera nella festa di Ognissanti (foto Ansa)

«Decapitate i cristiani». Così un leader indù arringando la folla durante una manifestazione nello stato centrale del Chhattisgarh, in India, alla presenza degli alti vertici del partito nazionalista Bjp del premier Narenda Modi. «Decapitate coloro che si fanno avanti per la conversione», ha ribadito Swami Parmatmanand al suo pubblico nel distretto di Surguja. «Direte che sto diffondendo odio, nonostante io sia un santo. Ma a volte è importante accendere il fuoco. Vi dico questo: chiunque arrivi nella vostra casa, strada, quartiere o villaggio, non perdonatelo».

Nessuna condanna dal governo: Modi è stato ricevuto da papa Francesco e ha invitato il pontefice in India, ma per i gruppi nazionalisti che gravitano attorno al partito non c’è posto per le minoranze religiose e soprattutto per le conversioni, «una minaccia per l’ordine pubblico», le ha definite Brijmohan Agrawal, ex ministro del BJP in Chhattisgarh, parlando al Guardian: «Sono conversioni finanziate dall’estero e quindi chi viene attratto con l’inganno e portato alla conversione si rivolterà anche contro l’India».

Il Bjp fomenta le aggressioni ai cristiani

Il “fuoco” acceso in Chhattisgarh divampa già da molti mesi. Tamesh War Sahu, convertito al cristianesimo cinque anni fa, non aveva mai avuto problemi con i suoi vicini: a luglio un centinaio di persone sciamate dai villaggi circostanti si sono radunate davanti alla sua casa urlando slogan nazionalisti indù, hanno picchiato suo figlio, e una volta fatta irruzione all’interno hanno minacciato di morte sua moglie. Cercavano Bibbie, prove della conversione dell’uomo: una volta trovate hanno fatto un rogo, urlando «vi daremo una lezione», «questo è ciò che succede quando qualcuno è costretto a diventare cristiano». Quel giorno la folla ha attaccato altre quattro famiglie cristiane. «Non avevamo mai avuto problemi prima, ma ora la nostra comunità locale si è rivoltata contro di noi».

Il Guardian registra aggressioni analoghe dall’inizio dell’anno in tutto il Chhattisgarh, «lo stato indiano con il secondo maggior numero di incidenti contro i cristiani. In alcuni villaggi le chiese cristiane sono state vandalizzate, in altri pastori picchiati o maltrattati. Le congregazioni sono state distrutte da folle e fedeli ricoverati in ospedale con ferite. Anche la polizia è accusata di aver minacciato i cristiani, di averli trascinati nelle stazioni di polizia e di aver compiuto incursioni durante i servizi di preghiera domenicali». Decine di manifestazioni “anti-conversione” si sono svolte in tutto lo stato, uno dei nove che ha già leggi draconiane in materia e dove aderenti al Bjp compilano vere e proprie liste di proscrizione di cristiani che starebbero evangelizzando la regione. Pestaggi e minacce di morte sono all’ordine del giorno e arrivano direttamente dal partito in cerca di consensi elettorali fondati sull’odio religioso piuttosto che da gruppi marginali. Un membro del governo locale ha dovuto consigliare ai leader cristiani di non distribuire più bibbie e vangeli: «In tutta l’India il Bjp ha preso di mira i musulmani per guadagnare voti. In Chattisgarth vengono per i cristiani».

Gli abusi delle leggi anti-conversione

Non solo, anche in Uttar Pradesh, Karnataka e Madhya Pradesh: in quest’ultimo stato il 9 gennaio è stata approvata la più severa legge anti-conversione dell’India che prevede pene fino a dieci anni di carcere per chiunque sia sospettato di avere convertito una o più persone con forza o lusinghe e ventitré casi in ventitré giorni sono stati gli episodi registrati dalle autorità e puniti dalla nuova legge: «Se una scuola di una minoranza religiosa offre istruzione o lavoro gratuiti a una persona bisognosa, i suoi responsabili potranno essere accusati di tentata conversione», ha commentato padre Maria Stephan, portavoce della Chiesa cattolica nello stato. Nonostante rappresenti solo il 2 per cento della popolazione, circa 20 milioni di persone, la Chiesa cattolica in India è presente in ospedali, opere caritatevoli e gestisce 54 mila scuole che accolgono circa 60 milioni di studenti.

L’India si colloca al decimo posto tra i 50 paesi in cui è più difficile vivere per i cristiani, secondo la World Watch List 2021 di Porte Aperte/Open Doors, che ha subito dato notizia delle esortazioni a decapitare i fedeli in Chattisgarth. Nel report “Bugie Distruttive”, commissionato da Open Doors alla London School of Economics e  (qui il rapporto scaricabile), ha affermato che la disinformazione contro le minoranze religiose in India prospera senza freni, grazie a timore e interessi di Facebook, causando a queste minoranze «una imminente minaccia esistenziale». «La comunità internazionale non può più ignorare questa campagna orchestrata contro i cristiani e altre minoranze religiose», ha affermato un portavoce in seguito alle rivelazioni sulla piattaforma di Zuckerberg.

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