
Incredibile. Il papavero dc Tabacci accusa Formigoni di «commistione col potere»
Se si cerca la voce “Bruno Tabacci” nell’enciclopedia di Giorgio Dell’Arti (Catalogo dei viventi, Marsilio), si capisce perché l’ex Dc ed ex Udc con doppia poltrona (di parlamentare e assessore nella giunta Pisapia) si è fatto prendere la mano nel denunciare all’Espresso coloro che «hanno tradito don Giussani». Il leader di Cl era «un uomo spartano». E se Cl resta «un movimento ecclesiale», la Cdo «una realtà importante», Formigoni è il “traditore” in «commistione col potere» (leggi qui l’intervista di Tabacci).
In effetti, da segretario della Dc lombarda Tabacci «nell’87 divenne presidente della Regione per volere di Ciriaco De Mita» (cfr. Catalogo). Ed è sempre rimasto nelle stanze del potere e delle sue commistioni. Per questo, pur avendo egli affidato al settimanale debenedettiano una rivelazione importante (fu lui a far parlare Giussani a un convegno Dc nonostante «che dall’arcivescovado – Carlo Maria Martini, ndr – si tentò di impedire l’evento con pressioni su di me e su De Mita»), sembra un po’ annebbiato.
Tanto per intenderci: Tabacci è stato presidente della Lombardia nell’epoca di Prima Repubblica in cui il suo pigmalione fu capo Dc e di governo. Epoca dove non c’era piega dello Stato che non fosse sotto il controllo dei demitiani e non godesse del sostegno della Repubblica di Scalfari. Tabacci fu sfiorato da Tangentopoli, ma non perse il suo scranno in parlamento e nemmeno le aderenze nel bel mondo bancario.
Oggi è l’uomo forte della giunta di Milano e sta a Roma pronto a cavalcare il Grande Centro. E crede di saperne una di più del diavolo? Suvvia, che l’allievo del Giuss abbia amministrato la Lombardia con risultati un po’ più decenti di quelli conseguiti dal pupillo del Dc di Nusco, questo è un fatto. Ma che Formigoni sia il loglio nel buon campo di grano di Cl e Cdo, bè, questo dovrebbe dirlo Berlicche non l’angelico Bruno.
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