Oltre a essere una bruttissima persona e un ignobile calunniatore, il Correttore di bozze sarà sicuramente anche un uomo disonesto (perciò di qui in avanti: Corruttore di bozze). Aduso com’è alla malversazione, l’infame non dovrebbe dunque neanche azzardarsi a commentare notizie che riguardano legalità, giustizia e cose simili. Epperò sarà la fantastimiliardesima volta nella sua indegna vita che legge titoloni tipo questo, sparato stamane dalla homepage del Fatto quotidiano: “Transparency 2014: Italia prima in Europa per corruzione sorpassa Bulgaria e Grecia”. Ogni maledetto anno esce almeno una volta sui giornali questo accidenti di un articolo. E lui sinceramente (“onestamente” pare troppo in bocca al Corruttore) si è rotto le bozze.
Innanzitutto, recrimina il Corruttore di bozze, è a dir poco inesatto scrivere che l’Italia è «prima in Europa per corruzione», giacché la classifica di Transparency International non riguarda affatto la corruzione, bensì la corruzione percepita, che è una cosa ben diversa. Lo ricorda il nome dell’indice stesso, “Corruption Perceptions Index”, e lo segnala qua e là con un goccio di schizofrenia anche l’articolo del Fatto medesimo: «Il CPI 2014 è calcolato utilizzando 12 differenti fonti di dati da ben 11 diverse istituzioni internazionali che registrano la percezione della corruzione nel settore pubblico negli ultimi due anni».
Secondo. Il Corruttore di bozze legge il sommario dell’articolo («Il rapporto annuale dell’organizzazione internazionale segna una condizione stabile per il nostro Paese, ma i diretti “concorrenti” migliorano»), dopo di che rilegge il titolo («L’Italia sorpassa per corruzione Bulgaria e Grecia») e conclude: maddài.
Comunque. A parte tutto ciò. Lo sapete perché questa soporifera lagna della corruzione percepita si ripete uguale tutti i dannatissimi anni? Ve lo deve spiegare quell’ignorante del Corruttore di bozze? Facciamo così. Facciamo finta che non ci ricordiamo dei governi caduti a causa delle “nuove Tangentopoli” inventate dai De Magistris, pompate dai giornali e poi finite in niente. Facciamo finta che non abbiamo mai “percepito” i vari casi Finmeccanica (grazie, H. J. Woodcock). O i casi Domenici. O i casi Romeo. Facciamo finta. Facciamo finta che esistano solo i giornali come il Fatto: che percezione resta della realtà?
Ecco. Prendete, tanto per dire, questo articolo di Andrea Viola che fa capolino dall’homepage del quotidiano. Chi è Andrea Viola? Andrea Viola è un avvocato e un esponente del Pd, ex consigliere comunale di Golfo Aranci e provinciale di Olbia. Bene. Nella sua percezione corrotta della realtà il Corruttore di bozze sarebbe portato a concludere qualcosa del genere: avvocato + uomo di sinistra = garantismo + giustizia.
Percezione sbagliata.
L’avvocato democratico Viola invece parte dalla «notizia del giorno», ovvero «l’indagine che vede coinvolto Gianni Alemanno», per commentare che sebbene «non si può ancora entrare nel merito», tuttavia «le accuse sono molto pesanti» e dunque si può entrare nel merito eccome. Volendo si può perfino concludere che «politica e criminalità ormai non si distinguono più». Tutti gli avvocati infatti dovrebbero aver studiato che nel giusto processo all’italiana il politico indagato non si distingue mai dal criminale condannato. Soprattutto sui giornali.
Viola ci va giù pesante con la corruzione percepita. Percepisce, l’avvocato, intorno a sé una nazione invasa da «politici e pezzi interi di varie istituzioni indagati, imputati e condannati per associazione mafiosa». Ormai «la mafia è completamente dentro le istituzioni», ovvero «il rapporto tra politica e mafia è oramai talmente frequente che non si capisce dove inizi uno e finisca l’altro». Tanto è vero che «non passa giornata che non si legga di politici coinvolti in vari reati di mafia». Vedi appunto Alemanno, che non si capisce bene dove finisca lui e dove inizi lo schifìo.
Oh, per carità, qui si parla di reati «tutti da verificare e da vagliare dopo eventuali sentenze», precisa Viola. Però comunque – assolti o condannati che siano questi ladri e mafiosi, in una parola «questi crimini impuniti» – ogni buon avvocato dentro il suo cuoricino democratico continuerà a percepire il paese come un «sistema veramente marcio dalle fondamenta», un «problema strutturale e incancrenito», un «sistema malato e patologico», «un mare di sterco». Eccetera eccetera.
«Leggere i discorsi di certi politicanti e criminali (molte volte i due ruoli combaciano) ti fa veramente capire in che razza di società viviamo», rincara Viola. Il Corruttore di bozze non sa a quali discorsi di quali politicanti si riferisca l’avvocato, ciò nonostante trova molto azzeccato il pensierino successivo della penna del Fatto: nella razza di società in cui viviamo «chi è furbo fa strada e chi cerca di fare il suo lavoro onestamente passa per coglione». È il famoso, sottilissimo confine che separa la corruzione percepita dalla coglionaggine percepita.