In Iraq i cristiani stanno tornando nelle loro case

Di Redazione
23 Aprile 2018
Prosegue il Piano Marshall di Aiuto alla Chiesa che Soffre. In meno di un anno è già rientrato il 42 per cento delle famiglie.
epa05602753 Iraqi Christians pray at the Church of our Lady of Perpetual Help in Ankawa area of Erbil, Capital of the Kurdistan region, Northern Iraq, 25 October 2016. Iraqi Christians of various communities, Chaldean Catholics, Assyrian Orthodox, and Assyrian Catholics gathered with their church leaders and priests on 25 October in Erbil to offer a collective prayer of support to the Iraqi forces in its fight against IS (Islamic State) group. Earlier on the same week many Christian majority villages east of Mosul had been freed from IS presence after battles with Iraqi Army and Kurdish Peshmerga forces. Louis Raphael Sako Chaldean Catholic Patriarch of Babylon and the Head of the Chaldean Catholic Church told EPA he has good hopes this will come to an end and expressed his wishes to a united Iraq whatever is the belief. EPA/AMEL PAIN


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Continua la ricostruzione nella Piana di Ninive e prosegue il Piano Marshall di Aiuto alla Chiesa che Soffre per sostenere i cristiani d’Iraq. A meno di un anno dall’apertura dei primi cantieri nei villaggi di Bartella, Karamless e Qaraqosh, l’8 maggio 2017, sono straordinari i risultati raggiunti.
Al 25 marzo scorso le famiglie rientrate nell’intera Piana di Ninive erano 8.213, più del 42% delle 19.452 costrette a fuggire a causa dell’invasione dello Stato Islamico nell’agosto del 2014. Le abitazioni private distrutte dai jihadisti in due anni erano oltre 13.088, di cui 1.234 totalmente distrutte. Finora ne sono state riparate 3.249. A coordinare i lavori è il Comitato per la ricostruzione Ninive, istituito il 27 marzo 2017 dalle tre Chiese d’Iraq, caldea, siro-cattolica e siro-ortodossa con la collaborazione di ACS.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«I cristiani sono stati i primi a ritornare in questi villaggi – dichiara don Salar Boudagh, vicario generale della Diocesi caldea di Alqosh e membro del Comitato – e con l’aiuto della Chiesa e delle associazioni ad essa legate hanno iniziato a ricostruire e a riqualificare la regione». Certo le difficoltà non mancano. «Le tensioni tra il governo di Bagdad e quello del Kurdistan hanno influito sul livello di sicurezza e sulle condizioni economiche. Inoltre, la strada che unisce Mosul alla Piana di Ninive è ancora chiusa e i cristiani non possono raggiungere la seconda città irachena per cercare lavoro».
Poi vi sono l’incertezza e i timori legati alle prossime elezioni parlamentari che si terranno il prossimo 12 maggio. «Temiamo nuovi disordini», spiega don Salar.
Ma intanto i lavori procedono. A Tellskuff è rientrato circa il 68% della popolazione, mentre a Qaraqosh sono tornati ben 23.300 cristiani, ovvero il 42% di quanti vi abitavano prima dell’arrivo di Isis, sebbene al momento sia stato ricostruito soltanto il 20,82% delle 6.826 abitazioni distrutte. «Molto resta da fare, ma è confortante vedere che tante altre famiglie ci chiedono di riparare le loro case perché vogliono tornare».
Dall’inizio dell’avanzata di Isis nel giugno 2014, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto progetti emergenziali e umanitari in Iraq per un totale di 37.703.054 euro. La Fondazione è la prima associazione nella Piana di Ninive per entità di aiuti. «I benefattori di ACS non ci hanno mai abbandonato in questi anni di crisi – afferma don Salar – Il loro sostegno ci incoraggia perché siamo sicuri che non ci abbandoneranno mai. Così, insieme, faremo tornare cristiana la Piana di Ninive».
tratto da Acs
Foto Ansa
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