«In Europa morivamo di fame». Dalla guerra ai campi profughi. E ritorno a casa, in Iraq

Di Leone Grotti
08 Marzo 2016
Surkaw Omar e Rebien Abdullah, come altri 4.300 migranti nel 2015, sono tornati nel Kurdistan dopo aver vissuto in un campo profughi tedesco e svedese. «Non ne vale la pena»
In this Feb. 24, 2016 image made from AP video, Surkaw Omar, left, and Rebien Abdullah look at photos on a mobile phone, in Suleymaniya, Iraq. Omar and Abdullah quit their jobs and spent their life savings to migrate to Europe, only to find crowded asylum camps, hunger and freezing weather. Now back home in northern Iraq, they describe their quest for a better life as a disaster. ìWhen we arrived there, it was winter. It was freezing. They put me in a room with three Syrians. I couldnít speak Arabic and they couldnít speak Kurdish. We were communicating like deaf people,î Omar said. After trying Germany one more time, they gave up. ìWe said to each other, letís go home. Itís better than anywhere else,î he said. (AP Photo/Balint Szlanko)

Hanno speso tutto quello che avevano per scappare dalla guerra che infuria in Iraq e Siria, nella speranza di trovare un futuro migliore in Europa. Ma dopo aver avuto un assaggio dei campi profughi europei, hanno deciso di tornare indietro perché «in Occidente non è come dicono».

DALL’IRAQ ALLA GERMANIA. È questa la storia di Surkaw Omar (a sinistra nella foto) e Rebien Abdullah, entrambi curdi sulla ventina. Hanno speso 8 mila dollari per il viaggio e per raggiungere dopo aver rischiato la vita un campo profughi in Germania. «Si stava malissimo», racconta Omar all’Associated Press. «Sinceramente, morivamo di fame. Siamo scappati via per non fare la fame. Ci davano del tè, un po’ di formaggio e 30 euro a settimana. Non bastavano».

GERMANIA-SVEZIA-GERMANIA. Lasciata la Germania, Omar e Abdullah hanno tentato la fortuna in Svezia. «Siamo arrivati durante l’inverno, si congelava», continua il curdo. «Mi hanno messo in una stanza con tre siriani che parlavano arabo: io non capivo la loro lingua, loro non comprendevano il curdo. Comunicare era impossibile». Dopo essere tornati in Germania hanno capito che non sarebbero riusciti a condurre una vita dignitosa in Europa e hanno lasciato perdere. «Ci siamo detti: torniamo a casa. È meglio che qui».

OLTRE 4.300 RITORNI. Omar e Abdullah non sono gli unici iracheni o siriani ad aver compiuto a ritroso un viaggio che speravano di sola andata. Secondo la Federazione rifugiati iracheni, solo l’anno scorso almeno 100 mila iracheni sono scappati in Occidente. Ma attraverso l’Organizzazione internazionale per la migrazione (Iom), con sede a Ginevra, tanti fanno ritorno. Si tratta di oltre 100 rifugiati al mese da gennaio ad agosto, 350 a settembre, 761 in ottobre e 831 nel gennaio del 2016. In tutto l’arco del 2015 e nel primo mese 2016, l’Iom ha aiutato a rimpatriare 4.305 persone.

«PERDONO LA SPERANZA». «Difficile sapere quale sia l’entità reale del fenomeno», spiega Sandra Black, ufficiale per l’Iom in iraq, «ma è in crescita. Tornano indietro perché perdono la speranza di ottenere il permesso di risiedere in Europa, perché non trovano lavoro o non riescono a riunirsi con i familiari. A causa dei tanti arrivi, le procedure richiedono sempre più tempo e molti rinunciano».

«NON VALE LA PENA». Abdullah nel Kurdistan guidava il taxi e viveva meglio. «Tutti mi dicevano che in Europa sarebbe stato così e cosà. Ma non è vero: la vita in Europa è davvero dura. Noi non avevamo il tempo di aspettare [per le procedure] e abbiamo capito che non vale la pena lasciare la tua famiglia e rischiare la vita per un permesso di residenza».

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

Articoli correlati

2 commenti

  1. Rolli Susanna

    Lo supponevo: molti vengono in Europa perchè credono di trovare l’America; invece, l’America un ce sta!, ce stanno immoralità, bollette da pagà, li altri stranieri da integrà, il lavoro da trovà, i politici da biascicà…..L’America un n’è qua!!

    1. Jens

      Per me basterebbe mettere un poster di Renzi, Boschi, Monti, Hollande, Tsipras, Merkel, Westerwelle, Vendola, etc… all’ingresso di uno stato UE e vedi che i migranti se ne tornano subito indietro!

I commenti sono chiusi.